Analisi
Se il coronavirus smaschera i big
Perché la malattia degli uomini di Stato fa rumore? Siamo noi, comuni mortali, a rivestire di una aureola di grandezza e incolumità presunte i grandi della Terra
La prima vocina, divertita e sarcastica, invoca la legge del contrappasso: hai deriso la pericolosità del Covid, ti sei fatto il portavoce dei negazionisti, hai raccontato ai quattro venti che bastava una pilloletta. Ben ti sta… ti auguriamo tutto il…, sì, tutto il male, il sentimento più comune nell’età dell’hate speech, delle frasi che sprizzano odio. Il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, s’è sentito male all’indomani del ricevimento nella residenza dell’ambasciatore Usa in Brasile, Todd Chapman, il 4 luglio, per la Festa dell’Indipendenza.
Le foto diffuse dai media immortalano l’allegra brigata senza mascherina per il cimento della grigliata ministeriale. Un altro capo di Stato viene colpito da un male che non guarda in faccia nessuno. Come del resto fanno le malattie, che non riconoscono e non selezionano blasoni e lignaggi, non praticano sconti, seminano il dolore comunque, tra gli umani, genia cui appartengono anche i potenti, specie se tracotanti e un po’ sbruffoni.
Un trattamento speciale il Covid l’aveva già riservato al primo ministro inglese, Boris Johnson, capofila, tra i leader mondiali, di chi è ricorso a un ricovero ospedaliero. Dal semplice controllo, quando la sua situazione s’era fatta difficile, era precipitato negli “esami medici.” E diciamo che ha rischiato di brutto.
La malattia ha lambito anche Angela Merkel. Era rimasta a casa in isolamento, dopo il contatto con una persona contagiata dal coronavirus. Ricordate? La cancelliera tedesca era stata vaccinata da un medico, risultato positivo al coronavirus. Informata della positività del medico, decise di autoisolarsi a casa, dove avrebbe continuato “a svolgere i suoi doveri.”
Tra i “regnanti” del mondo non possiamo dimenticare Alberto II di Monaco, il primo sovrano positivo al coronavirus, e il principe Carlo d’Inghilterra, il primo contagiato della Royal Family. E qui tralasciamo l’elenco di politici, amministratori, artisti, intellettuali, scrittori ecc. incappati, alcuni esizialmente, nel virus.
Perché la malattia degli uomini di Stato fa rumore? Siamo noi, comuni mortali, a rivestire di una aureola di grandezza e incolumità presunte i grandi della Terra. E siamo sempre noi a rimanere sbigottiti quando le malattie non risparmiano anche loro. L’aura di potenza è una nostra proiezione, una attribuzione di forza e di prestigio che suggella la sfera del potere ma diventa per noi una sorta di difesa illusoria.
Quando ci troviamo di fronte a figure che governano in regimi dittatoriali, o che sfidano la sorte, il fenomeno si può rovesciare: i potenti che si sgretolano sui loro stessi piedi di argilla non generano più panico tra la gente. Semmai, la reazione è quella di odio, come è accaduto per Bolsonaro.
Il presidente era accusato di aver sempre minimizzato la pandemia nel suo Paese, che ha un primato: oltre il 50% dei 3 milioni di contagiati dell’America Latina. Più volte aveva ribadito la sua contrarietà al lockdown e ad altre misure restrittive per contenere la diffusione del coronavirus, difendendo la ripresa dell’economia.
Contro il suo minimalismo furoreggia l’hashtag “forca covid” (forza covid) con cui migliaia di utenti si augurano la morte del capo di Stato.
Gino Dato