L'analisi

Cari candidati di Puglia tirate fuori gli argomenti

Pino Pisicchio

Verso il voto, l'invito rivolto ai candidati presidenti della Regione: «Non dimenticatevi l'impegno sulle inderogabili urgenze del nostro territorio»

Cari candidati presidenti, consentitemi, da cittadino pugliese che ha avuto la ventura di conoscervi entrambi, e non da pochi giorni soltanto, di esprimere qualche pensiero che può riguardarvi e, dunque, per il ruolo che vi apprestate a ricoprire nell'imminente campagna elettorale, che ci riguarda tutti.
Credo che sia un fatto positivo che, a rappresentare le coalizioni più strutturate, ci siano due persone che hanno una storia politica alle spalle, storia che ha, peraltro, già incluso il ruolo di presidente della regione pugliese. Lo dico con piena convinzione: in una stagione in cui la cifra della politica sembra essere quella dell'incompetenza, con gli effetti disastrosi che rimbalzano sulle spalle del «popolo sovrano», due biografie personali che possono contare su lustri di amministrazione locale appaiono rassicuranti.

Almeno l'elettore sa qual è il prodotto dentro la confezione. E, visto da un lato diverso, il fatto che entrambi non siate degli «absolute biginners» non porta il vantaggio della novità a nessuno dei due: la vostra lunga storia di amministratori, dunque, vi precede. Insomma: in questo partite alla pari.
La Puglia oggi non è affatto felix. Come spesso ricorda il direttore della Gazzetta De Tomaso, stiamo vivendo una stagione assai difficile, forse tra le peggiori della nostra storia cinquantennale (quest'anno nuovo celebriamo, infatti, l'anniversario a cifra tonda dell'avvento delle Regioni). Sembra che qualche dio pagano, sadico e sicuramente minore, si stia divertendo un mondo a scaricarci addosso qualsiasi iattura: il drammatico avvitamento dell'Ilva nel buco nero delle parole che galleggiano sulla città di Taranto e il crack della Banca Popolare di Bari, sono le calamità più rovinose ma non le sole nubi dense di fumo nero che oscurano il cielo di Puglia. La verità è che stiamo rosicchiando l'osso delle nostre riserve e l'intero tessuto produttivo, da quello industriale a quello agricolo, del commercio e dell'artigianato, pilastri dell'economia regionale, langue. Come langue, richiudendosi in un cono d'ombra, l'intera economia meridionale.

Ecco, cari candidati, ciò che potrebbe rappresentare la prima, fondamentale obbligazione che vorrei vi assumeste, naturalmente con le diverse sensibilità politiche e programmatiche che muoveranno la vostra proposta ai pugliesi: l'impegno sulle inderogabili urgenze del nostro territorio, naturalmente, e, insieme, quello sulla ripresa dello sviluppo, inseriti, però, in una più larga visione meridionalista. Occorre una nuova scossa meridionalista in un tempo in cui persino il vocabolo "meridione" ha perso cittadinanza nel lessico della politica. Occorre una nuova solidarietà tra meridionali, che forse non c'è mai stata, ma che oggi diventa necessaria non per sollecitare ridicole nostalgie, ma per condividere un largo e compiuto disegno mediterraneo.

Tra l'altro a cinquant'anni dall'istituzione delle Regioni a statuto ordinario e a quasi un ventennio dalla riforma del titolo V della Costituzione, il processo politico in atto nel nostro paese sembra andare, anche con le spinte verso l'autonomia differenziata, nella direzione opposta agli interessi del Sud, con la nefasta convergenza da un lato di spinte antisolidariste delle regioni del nord con quelle neocentralistiche della politica nazionale. E in questo non c'è un giudizio politico che ricada su simboli specifici, ma la constatazione di comportamenti che attraversano trasversalmente l'intero arco della politica italiana, presente e passata. Passata di recente, intendo.

«The last but not the least», come si dice a Londra febbricitante di Brexit, coltivo l’attesa di un’inusuale gentilezza nel confronto politico. Sorprendeteci con lo stile: basta con le risse, con gli insulti con le contumelie da Terza Repubblica. Dateci una prova di confronto civile, roba da piccolo mondo antico, forse, ma un po’ più bella a vedersi. Da voi lo possiamo esigere: non siete precisamente dei millennians tutto web e trapper metropolitani. Siete persone, appunto, adulte e civili, che non hanno bisogno di urlare o di spaccare nei social per affermare le loro ragioni. Ragioniamo insieme sui contenuti e non facciamo gli hater, gli “odiatori” seriali. Un’altra cosa: occhio alle liste. Lasciamo gentilmente a casa i candidati che si portano appresso un cattivo odore morale. Per un grappolo di voti in più non vale la pena trovarsi nel mezzo di una campagna elettorale con problemi di inquinamento. Facciamo un po’ di ecologia politica.

Siete «politici» a tutto tondo e questo aiuta. Ci aspettiamo da voi una buona e sana campagna elettorale. E che vinca davvero chi ha argomenti e fatti convincenti da mettere sul tappeto.
Un augurio sincero. A tutti. In «par condicio».

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