Il fondo

Se Lino Banfi spinge Canosa verso il patrimonio Unesco

Ugo Sbisà

La frase «uneschissicamente canosino» scritta da Lino Banfi sul registro degli ospiti di Palazzo Sinesi, a Canosa, la dice lunga sulle intenzioni del popolare attore pugliese candidato come componente della commissione italiana dell’Unesco

Per una volta, non parleremo né di campanilismo né di politicamente corretto. Perché la frase «uneschissicamente canosino» scritta da Lino Banfi sul registro degli ospiti di Palazzo Sinesi, a Canosa, la dice lunga sulle intenzioni del popolare attore pugliese, la cui nomina a componente della commissione italiana dell’Unesco è stata a suo tempo oggetto di facili, gratuite ironie.

Perché se qualcuno pensava che il Banfi - Nonno Libero potesse tutt’al più rappresentare la tradizionale immagine della Puglia alle «orecchiette e cime di rape», ora dovrà probabilmente iniziare a ricredersi. E se mai il primo atto ufficiale di Banfi nell’Unesco dovesse riguardare la «sua», anzi, la «nostra» Canosa, non ci sarebbe proprio nulla da ridire. Anche perché siamo certi che, subito dopo, riserverebbe analoghe attenzioni ad altre parti d’Italia.
Giusto due giorni fa, in occasione della Pasqua, Banfi aveva affidato i suoi auguri alle nostre pagine, rievocando gli anni della giovinezza canosina, la fuitina con tanto di matrimonio alle prime luci dell’alba - era il 1962 - con l’adorata moglie Lucia, che proprio nel giorno di Pasqua ha festeggiato il suo ottantunesimo compleanno: il primo nella propria terra natìa, oggi così diversa da quella Canosa un tempo orgogliosamente anarchica, nella quale era sufficiente scavare nel terreno o buttare giù un vecchio muro per rinvenire preziosi monili romani o altre reliquie archeologiche (e ve lo dice chi lo ha appreso per vie dirette da una nonna canosina).

Non pago del revival nei luoghi e con gli amici più cari, Banfi ha voluto visitare i fiori all’occhiello della Canosa archeologica, da Palazzo Iliceto a Palazzo Sinesi, con le loro ricche collezioni che completano il tesoro rappresentato dal sito archeologico di San Leucio. Una novità anche per lui, considerato che si tratta di esposizioni allestite diversi anni dopo il suo trasferimento a Roma, ma sufficiente a convincerlo sulla bontà della candidatura di Canosa - Canaus se preferite chiamarla affettuosamente nello slang locale - a sito Unesco per la Puglia, che andrebbe così ad aggiungersi a Castel del Monte, ai trulli di Alberobello, al Santuario di San Michele Arcangelo, alla Foresta Umbra e a Castel Fiorentino di Torremaggiore. E se così fosse, soltanto qualche povero di spirito potrebbe parlare di campanilismo, perché in quanto a storia e a tesori archeologici, la città di San Sabino può vantare un patrimonio davvero inestimabile.

In occasione della nomina di Banfi, si diceva, si è parlato a lungo e ironicamente di competenze e qui è bene essere chiari: nessuno mette in discussione i tecnici, meno che mai in un’epoca come questa - dell’«uno vale uno» - nella quale sembra che chiunque possa occuparsi di tutto e che l’essere esperti, l’aver studiato, siano quasi una colpa di cui fare ammenda. A maggior ragione però, un componente della commissione italiana dell’Unesco deve avere una valenza doppia: saper essere credibile e convincente con le istituzioni internazionali - e l’Unesco è appunto una di queste - ma anche saper parlare alla gente comune, invitandola a riscoprire i tesori della propria terra, la memoria e l’orgoglio di un passato nel quale affondano le proprie radici. E per questo, un testimonial come Nonno Libero vale più di cento esperti, il cui lavoro è decisamente più prezioso su altri fronti per così dire meno «esposti».
Non a caso, da «nonno saggio», Banfi ha rivolto un appello ai canosini - gli amministratori e i semplici cittadini - affinché collaborino tutti, ognuno per le proprie possibilità e i propri ruoli, a rendere possibile questo indispensabile cambio di passo. Probabilmente, l’indimenticato mago del pallone Oronzo Canà, invocando la Madonna dell’Incoroneta, avrebbe detto «forza raghezzi». Ma stavolta il Lino nazionale ha parlato seriamente e altrettanto sul serio va preso. Appunto da «uneschissicamente canosino».

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