TARANTO - La corsa salvezza della Prisma Taranto, il momento del volley pugliese, la rivoluzione operata in azzurro dall’amico Fefè De Giorgi. La «leggenda» Mirko Corsano parla a 360 gradi di pallavolo. Il 49enne ex libero nato a Casarano è un’icona della nostra terra: con la nazionale ha conquistato un bronzo olimpico (a Sidney 2000), un oro mondiale (nel 1998), tre ori (nel 1999, 2003, 2005) e un argento (2001) europei, due World League (1999 e 2000) e una Grand Champions Cup (2005). A livello di club, dopo la gavetta ad Ugento e Parma, ha vestito le maglie di Materdomini Castellana, Roma, Modena e Gonzaga Milano per poi diventare per oltre un decennio (1999-2010) il libero titolare di una superpotenza come la Lube Civitanova (diventandone recordman assoluto di presenza) con cui ha vinto uno scudetto, quattro Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Champions League e tre Coppe Cev. Terminata l’attività agonistica, ha ricoperto alcuni incarichi da tecnico, nonché da direttore sportivo, collaborando proprio con Taranto. «Ora mi sono preso una pausa», afferma. «Devo capire quale possa essere il mio futuro nella pallavolo. Ma continuo a studiare e aggiornarmi continuamente».
Partiamo dalla stretta attualità. La stagione regolare di Superlega termina domenica: la Prisma Taranto riuscirà a centrare la salvezza?
«Il punto di vantaggio su Siena significa tante cose. La più importante è avere il destino nelle proprie mani: se la Prisma dovesse vincere, il discorso è chiuso a prescindere. Peraltro, a favore degli ionici ci sono anche altri parametri preziosi, quali il quoziente set, decisivo in caso di arrivo a pari punti. È pur vero che le due squadre devono affrontare impegni proibitivi, entrambe in trasferta: sia Milano che affronterà i pugliesi, sia Monza che ospiterà i toscani hanno bisogno del risultato pieno per provare a scalare posizioni nella griglia playoff. Saranno gare tesissime: mi auguro che, nella peggiore delle ipotesi, la situazione resti quella attuale».
Perché tanta sofferenza per conservare il massimo campionato?
«La Superlega è il torneo più bello e competitivo del mondo: ti confronti con club che dispongono di mezzi e tradizione non paragonabili alla nostra realtà. Non a caso Taranto non è soltanto l’unica squadra pugliese sul palcoscenico più prestigioso, ma è anche la sola del Sud-Italia. Perciò, la priorità è conservare questa posizione di prestigio che consente a tutti gli appassionati di pallavolo della regione di vedere uno spettacolo unico e i più grandi campioni di questa disciplina. Nel mio piccolo, però, ci sarebbero interventi che potrebbero garantire una prospettiva più serena».
Quali?
«È imprescindibile l’allestimento di un settore giovanile di livello. In Puglia ferve da sempre una passione straordinaria per la pallavolo: Taranto dovrebbe costituire un punto d’approdo per tutti i migliori talenti del territorio. È vero: la Superlega richiede risorse ingenti, ma è inconcepibile spendere anche per l’ottavo, il nono ed il decimo uomo, ovvero alternative che si potrebbero “coltivare” in casa. La battaglia con le big è impari sul piano degli investimenti, ecco perché si deve combattere anche usando la forza delle idee. La priorità adesso è la salvezza, ma se si vuole costruire qualcosa di duraturo bisogna curare ogni dettaglio. E il futuro non può che passare dai giovani».
L’esempio di quanto asserisce è dato da coach De Giorgi in azzurro.
«Fefè ha avuto un coraggio non comune. Probabilmente la sua rivoluzione è stata in parte agevolata da un momento in cui non si vinceva. Ma resta l’incredibile coraggio che ha avuto nel lanciare ragazzi che non erano ancora arrivati ai massimi livelli. La sua strategia dovrebbe valere da riferimento per tutti: non si deve mai smettere di guardarsi attorno, cercare talenti, dar loro fiducia. Ricordando che solo l’esperienza ad alti livelli ti migliora realmente».
La nuova generazione della nazionale potrà conquistare quella medaglia d’oro olimpica che tanto manca al movimento?
«I presupposti sono ideali. De Giorgi non soltanto ha una squadra giovane e forte, ma è un coach unico nel creare lo spirito di gruppo, anche a costo di rinunciare a qualche nome ingombrante. A Parigi arriveremo inevitabilmente nel ristretto gruppo delle favorite, proprio come accadde a me a Sidney, dove ci presentammo da campioni del mondo e d’Europa. L’Olimpiade è un torneo che si sviluppa in due settimane: per vincere non bastano le doti tecniche, ma ogni particolare deve funzionare al meglio. Tuttavia, alcuni di questi ragazzi hanno un’età tale che potrà consentire di provarci addirittura più di una volta. Sebbene questo è un pensiero che non dovranno avere: l’imperativo sarà considerare i Giochi di Francia come l’occasione della vita».
Come vede in generale il momento della pallavolo pugliese?
«Nel tempo abbiamo perso numericamente alcune compagini che erano riuscite a reggere diversi anni al top: penso a Gioia del Colle al maschile, a Castellana o Santeramo al femminile. La Materdomini Castellana resta una società modello per la cura del vivaio e la capacità di restare ai vertici di un torneo di buon livello come la A2. Mi piacerebbe rivedere il club in Superlega, ma è giusto arrivarci con le basi opportune. Spero che prima o poi possa decollare un progetto a Bari perché un gioiello come il Palaflorio merita un grande spettacolo».
Quando nascerà a suo avviso un nuovo Corsano?
«In Puglia la materia prima ci sarà sempre. Poi occorre lo spirito di sacrificio e la passione che ad esempio da bambino mi spingeva ad aspettare a volte delle ore sotto la pioggia il passaggio che mi portasse in palestra, oppure la prontezza di lasciare casa da giovani per inseguire un sogno. Nello sport e nella vita le motivazioni spesso valgono molto più del talento».