L'intervista

Motori, il pugliese Giovinazzi e la nuova sfida nel Mondiale Endurance

Antonio Gattulli

Il pilota di Martina Franca guiderà la Ferrari Hypercar: un grande orgoglio

Una nuova sfida per Antonio Giovinazzi, da affrontare con la stessa determinazione mostrata in tutte quelle sin qui disputate: a tempo pieno con la Ferrari nella classe Hypercar, quella regina del Mondiale Endurance FIA WEC, che scatterà il 17 marzo con la 1000 Miglia di Sebring, in America, primo round di una stagione che verrà aperta una settimana prima, l’11 e 12 marzo, dal Prologo in programma sul medesimo tracciato. Il pilota di Martina Franca non è nuovo alle gare di durata avendo gareggiato sia a Le Mans, sia nell’European Le Mans Series, oltre ad aver conquistato due vittorie nella serie di durata asiatica Asian Le Mans Series.

Giovinazzi, che effetto le fa tornare nel Mondiale Endurance e soprattutto farlo a tempo pieno con la Ferrari?

«È motivo d’orgoglio tornare nel WEC e farlo nella categoria principale con Ferrari, che rientra in questa serie dopo 50 anni. C’è tanta pressione ma tanta voglia di fare bene e di lavorare insieme».

Ha svolto più sessioni di test con la 499P e due a Sebring da dove scatterà il WEC. Che impressioni le ha fatto il prototipo di Maranello?

«Bellissimo, perché ogni volta che si sale in macchina c’è sempre qualcosa che migliora e senti che cresce il feeling con la macchina. Il test di Sebring è stato particolare perché per me era la prima volta che giravo in quel circuito. Una pista con tanta storia e molto difficile ma che mi è piaciuta tantissimo. Non vedo l’ora di iniziare lì il campionato. È un circuito che stressa tantissimo la macchina, quindi per noi sarà un punto di riferimento per partire».

Nella sua carriera le sfide le sono sempre piaciute. La Ferrari l’ha scelta tra i sei piloti ufficiali per tornare nel Mondiale Endurance a 50 anni dall'ultima volta che aveva schierato un prototipo per Le Mans. Cosa si aspetta da questa sfida?

«È una categoria che prevede uno stile di gara molto diverso da quello che ho affrontato in passato. L’obiettivo alla fine sarà sempre quello di andare in gara e cercare di vincere. Sappiamo che è molto difficile, perché abbiamo avversari che sono in questo campionato da parecchi anni e hanno molta esperienza, dunque sono i favoriti. La nostra mentalità, in ogni caso, deve essere sempre quella di andare in pista per vincere».

Condividerà l’abitacolo e tutto quello che riguarda le gare con Alessandro Pier Guidi e James Calado, due super campioni nel mondo dell’endurance. Componete un mix unico tra talento ed esperienza, velocità e resistenza, qualità necessarie ed imprescindibili per le gare di durata. Qual è l’alchimia per lavorare bene?

«Sono contentissimo di essere nella 51 con Alessandro e James, due veterani di queste gare di durata ma soprattutto due che hanno vinto tantissimo insieme. Quindi, aggiungermi a loro è solo motivo di orgoglio, ma anche un’opportunità per crescere e per imparare tantissimo e velocemente in questa categoria. Mi aspetto di lavorare bene insieme».

La mitica 24 Ore di Le Mans celebra l’anno del centenario. Cosa si aspetta come emozioni, brividi, adrenalina da questa gara?

«La 24 Ore di Le Mans sarà l’evento nell’evento. Mi aspetto tanta pressione e, allo stesso tempo, tanta determinazione da parte di tutti per fare bene. Avremo tre gare prima della corsa sul Circuit de la Sarthe per comprendere bene la macchina e per migliorare: cercheremo di arrivare in Francia con l’obiettivo di fare una bella gara».

C’è qualche parallelo tra il suo carattere e le caratteristiche di pilota collegate alle sue origini pugliesi?

«La passione. In Puglia siamo molto passionali. In me la passione per le auto e la Ferrari in particolare è stata sempre il primo pallino. Ho tanti ricordi legati alla mia terra perché tutto è iniziato da lì, dalle prime gare con i go-kart alle prime gare che guardavo in tv. Tantissimi ricordi belli che porterò sempre con me. Sono tanto orgoglioso se penso che alla 24 Ore di Le Mans, sulla Hypercar Ferrari, ci sarà un pilota italiano, nel mio caso un pilota pugliese».

Avrebbe mai pensato quando era bambino di arrivare un giorno ad avere un’opportunità come questa, di essere protagonista di una sfida sportiva così preziosa?

«Onestamente no, anche se devo essere obiettivo nel dire che ho sempre creduto in me. Ho potuto contare sul sostegno della mia famiglia e mio padre mi è sempre stato accanto. Non ho mai mollato e ho sempre dato il massimo ed è quello che mi ha portato a raggiungere tantissimi obiettivi nella mia carriera: dalla F1 sino al Mondiale Endurance. Sono orgoglioso della carriera fatta sinora».

Sente la passione dei tifosi del Cavallino che dà qualcosa in più? La percepisce o quando infila il casco non è più condizionato da nulla?

«Ho sempre detto che senza tifosi noi non saremmo nessuno. Il tifoso è sempre importante, quello della Ferrari è molto passionale. Spero di rivedere le tribune piene dei nostri sostenitori soprattutto adesso che ci siamo messi alle spalle le restrizioni per la pandemia. Mi piacerebbe vedere una tribuna rossa con il Cavallino a Le Mans e a Monza. I nostri tifosi ci danno quei due-tre decimi in più mentali. Quando abbassi la visiera è difficile sentire il loro calore, a livello fisico, ma ti accorgi benissimo della passione che trasmettono, ed è una grande emozione».

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