L'intervista

Miglio a Gravina con «Traumfabrik Again», un viaggio nelle crepe del nostro tempo: appuntamento il 7 dicembre

Bianca Chiriatti

La cantautrice sarà live alle Officine Culturali per mURGica con un lavoro di resistenza poetica, sonorità elettroniche essenziali e collaborazioni di rilievo

Il 7 dicembre alle Officine Culturali di Gravina in Puglia (Via San Vito Vecchio 8) arriva una delle voci più originali e radicali della nuova scena cantautorale italiana: Miglio, ospite di mURGica, la rassegna che unisce musica e territorio, per una serata che promette un immaginario sonoro intenso, sospeso tra elettronica e cantautorato viscerale.

L’occasione è la presentazione dal vivo di Traumfabrik Again, il nuovo disco di Miglio uscito lo scorso 24 ottobre per Peroni Dischi, etichetta del gruppo HOM (House of Music), il contenitore creativo nato dalla visione di Asian Fake per mettere in dialogo etichette, start-up e progetti affini per valori e linguaggi. Un album frutto di due anni di scrittura e produzione condivisi con Francesco Fantini, che ha firmato con lei sound design, mix e parte dell’identità sonora, lavorando su un approccio minimalista ma incisivo.

«Alle resistenze, ai tumulti interiori e alle crepe del nostro tempo», racconta Miglio parlando del disco. «In questi due anni ho lavorato a un progetto che risulta rappresentativo su molti fronti. Parliamo di tempi scanditi da alternanze, tra spasmi e assestamenti, affetti artificiali e sperimentazione personale. L’incertezza ha un potere conoscitivo straordinario, e in questo lavoro è stata accolta». Dieci tracce attraversate da un filo rosso chiaro: quello della resistenza. Il titolo recupera il nome della Traumfabrik bolognese: un appartamento occupato tra fine anni ’70 e primi ’80 diventato laboratorio creativo e nodo della controcultura cittadina, e l'album ospita anche interventi e riletture di rilievo: Rodrigo D’Erasmo, Plastica e Whitemary.

Nata a Brescia e oggi di base a Bologna, Miglio (Alessia Zappamiglio) si divide da sempre tra cantautorato, elettronica e new wave. Negli ultimi anni ha calcato palchi importanti – dal Mi Ami al Romaeuropa Festival, dall’Alcatraz a festival e rassegne in tutta Italia – aprendo concerti a Giovanni Truppi, Motta, Vasco Brondi e Offlaga Disco Pax. Il suo percorso è costellato di riconoscimenti significativi: dal Premio Musica da Bere al Premio Buscaglione, fino al Miglior brano alla rassegna Ciao Lucio Dalla. Nel 2024 è stata scelta dalla maison Etro per comporre la colonna sonora della sfilata Autunno/Inverno, a conferma di un’estetica forte, definita e trasversale.

«Traumfabrik Again» nasce da due anni di scosse e assestamenti: qual è stata la scintilla personale o emotiva che ha segnato davvero l’inizio del disco?

«Scrivo per necessità, per dire delle cose e per sperimentare con i suoni, con la composizione. Questo disco è nato dal mio quotidiano, la musica esiste nella mia vita quotidianamente».

Nel disco parla di resistenza come postura vitale. In questo momento storico, cosa significa “resistere” attraverso la musica?

«Ha duplici declinazioni. In primis resisto attraverso la musica, aver scelto questo mestiere in un paese come l’Italia, il quale non dà alcuna tutela per i musicisti e gli artisti, è già di per sé un continuo atto di resistenza, in equilibrio tra il cercare di dare il giusto rispetto al lavoro che facciamo e il riuscire ad arrivare a fine mese facendo qualsiasi altra mansione parallelamente, quando invece sarebbe giusto potersi dedicare solo all’arte. In seguito ci sono tutte le altre difficoltà legate al mondo della musica/business che poco hanno a che vedere con la vera essenza dell’arte. Resistere significa rimanere porosi. Non farsi addomesticare dall’urgenza di essere performanti, vincenti, lineari».

Il titolo rimanda alla Traumfabrik bolognese, luogo simbolo della controcultura: qual è la sua personale “fabbrica dei sogni” oggi?

«Oggi la mia fabbrica dei “sogni” è un seminterrato pieno di cavi, gomitiere di suono e un neon che non decide mai se stare acceso. Un luogo dove niente è patinato. Una stanza dove posso sbagliare parecchio prima di arrivare a qualcosa di vero».

In questo progetto ha lavorato molto sul rapporto tra individuale e collettivo. C’è un brano in cui sente di aver trovato l'equilibrio ideale tra queste due dimensioni?

«Fedeli alla linea è un brano che attraversa questo equilibrio, ma anche gli altri hanno un punto comune. Direi però che questa connessione avviene quando suono dal vivo, in quel momento riesce ad avvenire questo passaggio». 

Nel disco compaiono figure come Rodrigo D’Erasmo, Whitemary, Plastica, oltre che la collaborazione con Francesco Fantini. Qual è stato l’incontro più sorprendente dal punto di vista creativo?

«Sono tutte collaborazioni interessanti e che hanno arricchito. Dal punto di vista umano ed artistico è stato importante l’incontro e la condivisione con Francesco che ha capito fin da subito l’anima di questo lavoro e mi ha accompagnata nella lavorazione inalzando tutto quello che avevo in testa». 

Il 7 dicembre sarà live alle Officine Culturali per mURGica: cosa significa portare questo disco in una dimensione così ravvicinata e indipendente al sud Italia?

«Ne sono sinceramente felice, questo sarà il mio primo live al Sud, amo la Puglia, amo il Sud, sono terre magnifiche, cariche di energia e fascino».

Nel suo percorso c’è sempre un dialogo tra club, piazza e margini urbani. Dove si sente davvero “a casa” come artista?

«Cerco spazi dove non esistono barriere, giardini privati, pregiudizio, snobismo, egoismo. Provo a cercare sguardi larghi sul mondo, visioni orizzontali. Ciò che ho invece citato sopra è retorico e sgradevole e cerco di non circondarmene».

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