L'intervista
Planet Funk, venticinque anni di ritmo e libertà: la grande elettronica italiana a Molfetta per il Santommaso Festival
Debutto l'8 agosto all'Eremo per la rassegna dell'omonima associazione di Giovinazzo. La band: «Sul palco ancora ci divertiamo, oggi va avanti solo chi ha una vera passione»
È un’estate ad alto volume quella dei Planet Funk, tra le più celebrate formazioni della scena internazionale, da oltre venticinque anni simbolo della musica elettronica made in Italy. Il collettivo multiplatino arriva l’8 agosto all'Eremo Club di Molfetta, attesissimo appuntamento del nuovo Santommaso Festival, promosso dall'omonima associazione di Giovinazzo, rassegna che proseguirà poi venerdì 22 agosto con gli irlandesi The Murder Capital, alfieri della nuova scena post-punk (il programma dettagliato del festival in fondo all'articolo). L'attesa, tuttavia, cresce per i Planet Funk, che dopo aver infiammato le piazze e i club di mezza Europa, sono ora in giro per l'Italia con una scaletta che unisce i grandi classici – da «Chase the Sun» a «Who Said», passando per «Inside All the People» – ai brani più recenti, tra cui l’ultimo singolo «I Get A Rush», uscito a inizio giugno. Un brano fortemente emotivo, quasi una dedica al compianto Domenico «GG» Canu, chitarrista e cofondatore della band scomparso prematuramente. La «Gazzetta» ha intercettato Marco Baroni (tastiera, pianoforte, sintetizzatore, programmazione) per scoprire qualcosa di più su questo giro di palchi del 2025.
La Puglia è una regione che spesso accoglie la vostra musica, che ricordi avete?
«Sono tutti bellissimi, per l'entusiasmo della gente, la partecipazione, poi offre scenari bellissimi e cibo paradisiaco, ulteriore motivo per cui ci fa piacere tornare. Abbiamo fatto tante serate in Puglia, ne ricordo una bellissima a Lecce nelle Cave, dove c'erano anche i Negramaro ai loro esordi. Nacque un bel rapporto con loro, ascoltavano la nostra musica, poi ci trovammo anche a collaborare con Giuliano Sangiorgi qualche anno fa...».
E in questi venticinque anni avete calcato i palchi di tutto il mondo: il vostro pubblico come si è evoluto?
«In generale siamo molto contenti di come sta andando, ci divertiamo a suonare insieme e questo arriva anche alla gente, perché ogni sera ci tornano indietro tante emozioni. È il motivo principale per cui continuiamo, finché ci sarà un pubblico che ha voglia di vederci e divertirsi... Le nostre platee sono miste, ci sono giovanissimi che ci conoscono poco ed è una sfida e dobbiamo un po' conquistarli, quasi come se fossimo esordienti e dobbiamo tirare fuori le armi migliori. Poi ovviamente c'è il pubblico affezionato, è variegato, da chi ama la dimensione da club a chi preferisce il rock, su "Who Said" certe volte parte anche il pogo».
Avete saputo rinnovarvi nel tempo mantenendo sempre una vostra identità, secondo lei qual è il segreto di questa continuità artistica?
«Noi ci poniamo in quel modo, ascoltiamo quello che succede nel mondo a livello musicale e artistico, non sempre partendo dal nostro sentire. Credo sia una cosa che avviene naturalmente, quando ci mettiamo a fare musica gli elementi di base sono riconoscibili, cambiamo magari stile, arrangiamenti e sonorità, ma il dna che abbiamo è un approccio spontaneo, personale, ed è un po' quello che vogliamo trasmettere anche ai più giovani: è bello ispirarsi a chi ci ha preceduti, ma ci vuole coraggio nel trovare la propria voce».
L'ultimo singolo «I Get a Rush» parla della bellezza dell’essere vivi, che significato ha eseguirla dal vivo?
«Diciamo che è stata una coincidenza non voluta il fatto di pubblicarla dopo la scomparsa di "GG", che per noi è stata un duro colpo. Il messaggio è quello, di vivere il momento, la cosa più importante da fare. Ricordo che la ascoltavamo insieme a lui pochi giorni prima, e suonarla dal vivo è anche liberatorio, anche se ogni volta sul palco lo ricordiamo insieme a Sergio (Della Monica, scomparso nel 2018, ndr.), eravamo davvero fratelli».
Ascolta qualcosa della musica contemporanea?
«Spazio un po' fra i generi e le varie cose, ho sempre avuto questo rapporto con la musica, mi piace lasciarmi andare in maniera spontanea. Da poco è uscito il remix che abbiamo fatto con Alfa, un ragazzo in gamba e pieno di passione. Poi ho portato mia figlia a vedere Billie Eilish a Barcellona, ma l'ho accompagnata volentieri, poteva andarmi molto peggio».
Siete una band che propone live molto «suonati». Dopo un'epoca in cui il panorama italiano è stato coronato da grandi voci, secondo lei l'architettura strumentale oggi ha più valore?
«Me lo auguro che la parte armonica e compositiva cresca sempre di più. Senz'altro oggi la sfida da affrontare è quella con l'intelligenza artificiale, esistono già piattaforme e software che creano musica autonomamente. Come tutte le tecnologie, dipende dall'uso che se ne fa: può terrorizzare, ma può anche ispirare. Penso però che oggi va avanti solo chi ha voglia di fare un percorso serio e ha una vera passione, chi si dedica con impegno».
Non si chiede mai qual è la canzone preferita del gruppo, sono tutte «figlie». Ma visto che siete in tour, c'è un momento dello spettacolo che le piace particolarmente?
«Ce ne sono diversi, non è facile sceglierne uno, e cambiano a seconda della serata. Anche con quelle canzoni che sappiamo che tendono a funzionare, le reazioni sono diverse, inaspettate. Uno spoiler però posso darvelo: c'è una "Inside all the people" fatta in modo totalmente inedito. L'atmosfera diventerà magica».
IL DEBUTTO DEL SANTOMMASO FESTIVAL
«Non crederai alle tue orecchie! / You won’t believe your ears!». Il nome del festival arriva proprio dal patrono della città di Giovinazzo come simbolo di stupore e scoperta, ed è una promessa chiara con cui l'associazione Santommaso ETS porta a Molfetta otto artisti, due serate e oltre dodici ore complessive di musica. A scaldare il pubblico dell'8 agosto prima dei Planet Funk ci penseranno i Mario Mario, nuova band toscana dal sound funk-soul tutto da ballare, e New Jackson, produttore irlandese noto per le sue collaborazioni con The XX e per le sue trame sonore raffinate. Gran finale con il dj set della Toy Tonics Krew, collettivo berlinese cult per gli amanti della disco-house, guidato da Kapote e Stump Valley.
Il secondo appuntamento del 22 agosto si sposterà su sonorità più introspettive e intense: prima dei The Murder Capital, spazio a un’altra esclusiva italiana, The Underground Youth, nati a Manchester e oggi di base a Berlino, maestri della psichedelia oscura e della new wave, con alle spalle dodici album e una fanbase internazionale. In apertura, la giovane Gaia Banfi, cantautrice italiana in forte ascesa dopo aver calcato i palchi con Iosonouncane. A Molfetta porterà il suo primo album, “La maccaia”, considerato tra le uscite più originali dell’anno. In chiusura, il dj set firmato Bordello Soundsystem, progetto parallelo di Otto Kraanen (Bordello a Parigi), che proporrà un mix danzante tra italo-disco, synthwave e vibrazioni rétro.