Musica
Bari incorona Cesare Cremonini: re di una notte indimenticabile per i 50mila al San Nicola
Il racconto di un concerto che passerà alla storia: oltre due ore e mezzo di hit, emozioni ed effetti speciali. Nessun ospite, stasera il bis, scattate anche almeno quattro proposte di matrimonio tra il pubblico
L’ultima volta fu nel 2022 in un’Arena della Vittoria stracolma. Ma il colpo d’occhio del San Nicola completamente sold out, rubando un verso a Marmellata #25, «non si dimentica». Cesare Cremonini ha scritto ieri sera una nuova, meravigliosa pagina della sua carriera, e forse di tutta la storia della musica live italiana, almeno degli ultimi anni. Una prima assoluta per lui nello stadio di Bari («Mi sento come se stessi per giocare la finale di Champions», aveva confessato alla vigilia) che stasera 5 luglio concederà un bis con uno degli spettacoli più ambiziosi, innovativi, emozionanti e visionari che si siano mai visti. Non un semplice concerto, ma un’opera in movimento: due ore e mezzo di canzoni, teatro, danza e acrobazie, immagini, giochi di luce. E quei 50mila del pubblico così partecipi, grintosi e sognanti, che hanno cantato dall'inizio alla fine, talvolta sovrastando la voce di Cremonini stesso. Voci giovani, segno che ce l'ha fatta a compiere quel «salto generazionale» conquistando non solo i ragazzini di 25 anni fa, cresciuti con i ritornelli dei Lùnapop fra timidi primi baci e Nokia 3310 con cui si scambiavano gli «squilli», ma anche la sofisticata Gen Z di TikTok, ulteriore indice del fatto che le sue canzoni sopravviveranno al tempo.
Si parte alle 21.20 in punto con la solitudine delle aurore boreali di Alaska Baby, memoria del viaggio americano del 2022 che tanto lo ha ispirato, «Ma stavolta viaggiate con me», fuochi d'artificio e si prosegue con una scaletta che è un abbraccio generazionale, una macchina del tempo emotiva che catapulta lo spettatore nell’anima dell’artista, e anche un po’ nelle pagine delle memorie personali. Un uomo da solo sul palco capace di scrivere poesie che sbloccano 50mila ricordi diversi, per un pubblico di ogni età, ognuno con la sua preferita: Ora che non ho più te, La ragazza del futuro, PadreMadre, Mondo, Poetica, Nessuno vuole essere Robin. L'elenco è lunghissimo, il peso da portare sulle spalle è importante, e c'è enorme rispetto per quell'uomo da solo che in 25 anni è stato in grado di costruire tutto questo. Che se ascolti bene il testo di Vieni a vedere perché, provi anche un po' di tenerezza nei suoi confronti. E nei tuoi. E lui, con gratitudine, ringrazia salendo sul palco con la fisarmonica e ricordando la sua Bologna e le radici popolari di tutta la canzone italiana, con la Puglia in prima fila.
Visivamente lo spettacolo è sbalorditivo: il palco, firmato da Giò Forma e NorthHouse (già al lavoro con i Coldplay - lo si capisce dal primo istante - e al SuperBowl), è un capolavoro di ingegneria visiva. Uno schermo panoramico da 65 metri, immagini in altissima definizione e un impianto luci con oltre 600 proiettori LED guidato da Mamo Pozzoli danno vita a un paesaggio visivo in continua trasformazione. Cerchi luminosi che si alzano e si abbassano, otto performer, guidati dalla regista e coreografa Erika Rombaldoni, che animano lo show con momenti di rara bellezza. E ovviamente la storica band di Cremonini, con «Ballo» sempre al suo fianco, perché la sua carriera è anche una storia di amicizia autentica. Inevitabile una parentesi sulla cura dei suoni (in uno stadio sempre difficili da gestire). Marco Monforte e il leggendario fonico Marc Carolan (Muse, Snow Patrol, The Cure) hanno fatto un lavoro straordinario, trasferendo la voce di Cremonini in maniera nitida, profonda, viva, e anche nei punti più lontani si percepisce una chiarezza che raramente si trova in eventi open air.
Tra i momenti di punta dello spettacolo l’assolo al pianoforte sulla già citata Vieni a Vedere perché, e su Le sei e ventisei, blocco dove scattano almeno quattro proposte di matrimonio. Il passaggio da 50 Special a Marmellata #25 è tra i momenti più intensi ed emblematici: un salto sonoro ed emotivo in cui l’adrenalina della spensieratezza dei primi 2000, con quella canzone dei Lùnapop diventata manifesto di una generazione, lascia il posto alla dolcezza nostalgica e alla malinconia, dimostrando ancora una volta la capacità di Cesare di modulare registri, emozioni e dinamiche senza mai perdere il filo del racconto. Fino all’esplosione di Un giorno migliore, che manda tutti a dormire tra coriandoli dorati e fuochi d’artificio. Nessun ospite (forse stasera ci sarà una sorpresa), ma siamo più che soddisfatti.
Un concerto che dimostra come si possa fare musica pop in Italia, da 25 anni, con ambizione, profondità e innovazione, rimanendo al passo coi tempi. Un incontro tra cuore e tecnica, tra sogno e realtà, l’artista che guarda indietro con gratitudine e avanti con coraggio, trasformando il palco in un diario personale pieno di immagini, riflessioni e speranze, in cui possiamo tutti immedesimarci. Il viaggio non finirà presto, nel 2026 già annunciati nuovi appuntamenti in tutta Italia. Tutti in piedi, mani al cielo, luci accese e lacrime vere. Chi scrive ha anche festeggiato il compleanno tra il pubblico del San Nicola, e farlo con Cremonini è stato un onore. Perché non solo suona. Ma ci ricorda come si sogna.