Il concerto
Il tour di Motta fa tappa a Conversano: «Sul palco insieme agli altri è la massima espressione del fare musica»
«Grazie alla musica ho trovato il mio posto nel mondo. C’è un certo tipo di solitudine, condivisa, nella musica, che è un modo di stare insieme da soli»
Fa tappa alla Casa delle Arti di Conversano (Ba) il tour estivo che sta ospitando Motta sui palchi più suggestivi d’Italia. Valore aggiunto lo danno senz’altro anche i musicisti che lo accompagnano in tour. Quest’estate, dopo l’esperienza travolgente sul palco dei Magazzini Generali di Milano a novembre, alla band si aggiunge anche un’ospite d’eccezione: Roberta Sammarelli che porterà il suo basso all’interno della formazione. Insieme a lei troviamo, Giorgio Maria Condemi (chitarre) e Francesco Chimenti (basso e cello), da sempre al fianco dell’artista, a cui si sono uniti nei live invernali Davide Savarese (batteria) e Whitemary (synth e elettronica).
Questo il calendario delle prossime date, prodotte e organizzate da Magellano Concerti
24 AGOSTO - CONVERSANO (BA) - CASA DELLE ARTI
31 AGOSTO - VALLOMBROSA (FI) - APOLLO FESTIVAL (in solo)
7 SETTEMBRE - CHALLAND-SAINT-ANSELME (AO) - MUSICASTELLE (in trio elettrico)
14 SETTEMBRE - ROMA - SPRING ATTITUDE
28 SETTEMBRE - VICENZA - HANGAR PALOOZA
Info biglietti su https://www.magellanoconcerti.it/tour/126/motta-tour-2024.
Per Motta il 2024 si è aperto con una nuova avventura cinematografica: l’opera prima di Massimiliano Zanin “THE CAGE - NELLA GABBIA”, uscita nelle sale il 22 febbraio. Il regista, nel suo debutto nel cinema di finzione, ha affidato a Motta la responsabilità di creare le atmosfere sonore che accompagnano la faticosa ricerca della protagonista verso la consapevolezza di sé e una tanto desiderata e combattuta libertà. La colonna sonora è stata anticipata dall’uscita del singolo “MINOTAURO” curato insieme a Danno (Colle der Fomento) e prodotto con Stabber.
«Ho iniziato prima a suonare che a fare canzoni - racconta - all’inizio con la band facevamo le cover dei Violent Femmes e soltanto dopo ho capito che potevo scrivere dei miei brani. Per quello che penso essere il mestiere del musicista il fatto di stare sul palco a suonare con le altre persone è la cosa più importante di tutte. Sarà una lunga estate di musica, e ci saranno varie formazioni. Saremo full band nella maggior parte dei casi ma faremo anche dei concerti particolari in trio, con Cesare Petulicchio e Giorgio Maria Condemi con cui suono da sempre. Quest’estate alla full band si aggiunge Roberta Sammarelli che è una delle musiciste più forti che ci sono in Italia. Ha registrato con noi un paio di canzoni a Milano. Ci siamo sentiti subito particolarmente a nostro agio e mi è venuto quasi spontaneo chiederle di suonare con noi anche dal vivo. Ha accettato con grande entusiasmo».
«Ad un certo punto dell’adolescenza ascoltavo diversi gruppi di cui con la band di allora facevamo delle cover. E quello che spinge e ha spinto i ragazzi a fare questo mestiere sono i riferimenti tangibili di gruppi e cantanti che ti fanno intendere che puoi farlo anche tu. Grazie alla musica ho trovato il mio posto nel mondo. C’è un certo tipo di solitudine, condivisa, nella musica, che è un modo di stare insieme da soli. Una solitudine sana, non malinconica. Spesso i dischi rappresentano delle fotografie di momenti finiti, e questo mi serve ad andare avanti. Chiamare il disco “La musica è finita“ è l’apice di un modo di vedere le cose, come un passaggio per ritrovarmi in situazioni come quella in cui sono adesso. La musica però non è finita, è piuttosto finito un mio modo di rincorrere ossessivamente delle cose che avevo già ricalcato in qualche modo. Quindi l’idea di girare lo sguardo e di mettere un punto a un certo tipo di modo che ho sempre avuto e cercato. Ho capito che c’è anche una bellezza nel crescere, nel cambiare idea, nel maturare… ho dovuto mettere un punto a qualcosa di bellissimo, che poi si è evoluto».
«Scrivere colonne sonore è fare musica per un testo già scritto. Mi prendo cura di un testo già fatto e mi piace perché rappresenta la musica come la intendo io, come un lavoro di artigianato.Tutta la parte che fa da contorno al lavoro di cantautore per me non è facile da gestire e a volte anche faticosa. Scrivere una colonna sonora è diverso dallo scrivere un disco per sé. Ci sono film per cui è stato più semplice e altri per cui il processo è stato più lungo. “The Cage” e “Non riattaccare”, gli ultimi due film per cui ho lavorato hanno approcci molto diversi e colonne sonore molto diverse. Per entrambi è stato un bel lavoro. Tutti i registi con cui ho lavorato avevano ben chiaro in testa il fatto che volevano me per scrivere la musica dei loro film. La colonna sonora ha anche un aspetto autoriale all’interno del cinema, che va valorizzato».