L'intervista

Il viaggio di Porto Rubino riparte da Vieste: la magia del mare incontra la musica

Bianca Chiriatti

Al via questa sera il festival ideato da Renzo Rubino: quattro serate nelle acque di Puglia dedicate a Poeti, Pirati, Sirene e Rosa dei Venti. Tutti gli ospiti e le anticipazioni

Prende il via questa sera da Vieste (Fg) la sesta edizione di Porto Rubino, festival del mare e della musica che fino al 21 luglio toccherà le coste più belle di Puglia, nato da un'idea del cantautore tarantino Renzo Rubino. Un appuntamento ormai consolidato nell'estate della regione, e non solo, strutturato quest'anno in quattro tappe (mercoledì 17 sarà la volta di Giovinazzo, venerdì 19 Monopoli, gran finale il 21 a Tricase) che affrontano quattro precisi temi marini (Poeti, Pirati, Sirene, Rosa dei Venti).

In ogni serata la magia della musica di Rubino si fonderà con quella di straordinari ospiti: questa sera sul palco galleggiante del caicco in porto sarà accompagnato da Joe Barbieri, Colapesce e Dimartino, Dente, Elasi, Mannarino, Riccardo Sinigallia. Il 17 luglio a Giovinazzo per la serata dei «Pirati» (annullata la presenza di Morgan, inizialmente previsto nella line-up) ritroviamo Mannarino con Nada, Piero Pelù, La Sbanda, Giovanni Truppi. La tappa di Monopoli, il 19 luglio, è dedicata alle «Sirene» ed è già sold out: in scena Arisa, Bluem, Ditonellapiaga, Drusilla Foer, Gaia, Sara Penelope Robin. Finale domenica 21 luglio con Malika Ayane, Marco Castello, Lucio Corsi, Mace, Maria Antonietta e Colombre, Popa, Populous, Studio Murena.

Rubino, è la sesta edizione, quali sono le novità più rilevanti?

«Quest'anno ogni luogo avrà una sua imbarcazione. Un caicco stasera a Vieste, un antico peschereccio a Giovinazzo, ancora un altro caicco a Monopoli e per Tricase saremo sullo storico veliero Portus Veneris. Saremo nei porti, abbiamo diviso le serate per temi, partiamo da Vieste ed è la prima volta. E non saremo sullo Ionio in quanto il sito dove ci esibivamo è in restauro».

Se pensa alla prima idea di questo Festival, diventato ormai di rilievo nazionale, immaginava tutto questo?

«All'inizio chiamavo gli amici, quelli che sapevo avrebbero portato un loro contributo, oggi mi ritrovo addirittura a dover selezionare. È una rassegna dietro cui c'è un anno di lavoro, è diventata così importante da permettermi di sconfinare fuori regione. Il mio desiderio era ideare un festival nazionale, ma in Puglia. Ci siamo riusciti».

L'attenzione alla sostenibilità di Porto Rubino è ancora più consolidata

«Ci tengo moltissimo. Il festival ha una particolare cura per la salvaguardia dei mari di Puglia, c'è la onlus Worldrise che ormai è accanto a noi da anni come partner e ci aiuta a rendere tutta la zona del concerto plastic-free».

Da poco si è conclusa l'esperienza di «Compà - L'unione fa la banda», una serata a Martina Franca in cui ha reinterpretato in chiave bandistica tanti successi pop insieme a ospiti come Diodato, Chiara Galiazzo e Roy Paci. Pensa che avere «le mani in pasta» in tanti progetti sia un modo affinché funzionino tutti?

«L'esperienza di "Compà" è stata organizzata in una manciata di giorni. Io per carattere non riesco a proiettarmi molto in là, dal punto di vista lavorativo e artistico. Faccio quello che mi sembra giusto fare, così come mai avrei immaginato che Porto Rubino raggiungesse questi traguardi. Che sia un festival, un concerto, una collaborazione, tutto fa parte del mio essere, e io tiro fuori il mio lato emotivo attraverso ogni processo. È solo il lavoro che porta risultati».

Cosa si augura da questo Porto Rubino 2024, allora?

«Spero di vedere tanta gente felice, coinvolta, rispettosa di uno spazio come il porto che è luogo pieno di diversità».

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