L'intervista

«Il silenzio fa boom», esplode la festa nel nuovo album di Renzo Rubino

Bianca Chiriatti

Accompagnato dalla Sbanda, una formazione che rievoca le bande di paese, il cantautore pugliese racconta la lavorazione del nuovo disco in studio dopo 7 anni, tra benedizioni in teatro e bombette in sala di registrazione

Scoprire che sono passati sette anni dall’ultimo disco di Renzo Rubino è una sorpresa, «colpa» della pandemia, sicuramente, ma anche del successo del festival «Porto Rubino», ormai appuntamento musicale fisso dell’estate italiana (nei prossimi giorni le anticipazioni sull’edizione 2024). Il cantautore pugliese non è mai stato lontano dalla musica, ma oggi esce «Il silenzio fa boom» (DDP Dischi Del Porto/ADA Music Italy), nuovo album in studio con dieci inediti, in cui è accompagnato dalla Sbanda, formazione unica nel suo genere che rievoca le bande di paese, con componenti provenienti da diverse parti d'Italia, persone comuni, panettieri, macellai, impiegati, che si ritrovano a suonare solo per il piacere di farlo.

Un incontro fra tradizione e modernità diretto da due nomi eccellenti della musica italiana: Taketo Gohara, produttore, che ha lavorato con Negramaro, Brunori Sas, Vinicio Capossela e Vasco Brondi, e Mauro Ottolini, jazzista che ha firmato gli arrangiamenti e diretto la Sbanda.

Un disco che parla di Puglia - come racconta Renzo Rubino alla «Gazzetta» con un pizzico di campanilismo, narrando di panzerotti in sala di registrazione - che questa sera verrà celebrato con una grande festa all’Officina Pasolini di Roma, con un’anteprima dal vivo delle canzoni, compreso il primo singolo estratto, «Patchouli (Resta)», accompagnato da un video onirico del regista e scrittore Donato Carrisi.

«Questo disco è arrivato dopo un periodo in cui, complice il successo di Porto Rubino, non mettevo al primo posto la discografia, pensavo che gli album non vendessero più - svela Rubino - poi sono accadute delle cose, degli scossoni emotivi, la scrittura non è stata più una volontà, ma un’esigenza. Dopo la perdita di mio nonno che mi ha cresciuto come un padre mi sono messo al pianoforte e sono venute fuori canzoni festose, che trattavano i sentimenti ma con gioia».

Pubblicato in vinile, l’orgoglio più grande del cantautore è vedere musicisti prestati al pop che suonano con la banda e ritrovano un’autenticità oggi preziosa: «Il concetto della festa patronale non è sempre facile da spiegare a chi non l’ha vissuto - continua - ma in Puglia lo conosciamo bene. È quel sentire la banda che suona in lontananza insieme alle canzoni tamarre delle giostre, sono gli odori delle bancarelle, gli innamoramenti e le delusioni fugaci, è sbucciarsi le ginocchia, è passione. E il titolo, “Il silenzio fa boom” è proprio quel momento esatto in cui tutto diventa esplosivo: nel mio caso è accaduto quando sono tornato a vivere in Puglia, ho iniziato a godere del suono che fanno gli uccellini, mi sono emozionato quando ho preso in braccio per la prima volta mia nipote, e si è creata una fortissima connessione anche senza parole. La stessa canzone “Porto Rubino”, che accompagna il festival, l’ho scritta durante il lockdown, quando sognavo di cantare al mare. Ho scritto una sigla, ma allo stesso tempo stavo lanciando il disco».

Tutto costruito nei dettagli, compresa la copertina, realizzata dal pittore Vincenzo Milazzo, di Martina Franca: «Volevo trattare questo lavoro come se fosse anche un oggetto d’arte. Da bambino vedevo i quadri di Milazzo ovunque, dal dentista, o stampati sui calendari della banca, fanno parte del mio patrimonio di ricordi. Ha uno stile naif, un po’ fumettistico, gli ho chiesto di dipingere tutti i personaggi che hanno lavorato nel disco, c’è Mauro Ottolini, Taketo Gohara seduto che sta mangiando bombette, Michele che ha una braceria, c’è perfino mia nonna che ha cantato nei cori».

Una festa in musica che quest’estate girerà l’Italia: «Faccio un appello: questo disco deve essere suonato in tutte le sagre - prosegue Rubino - vorrei fare un tour della Puglia, dalla sagra del fungo a quella del carciofo e delle ciliegie». Ma non solo: l’album è stato registrato nel Teatro Verdi di Martina Franca, con tanto di benedizione iniziale del parroco, «altrimenti nessuno avrebbe suonato - conclude - Per l’inverno poi si vedrà, stiamo lavorando per posizionare questo lavoro in un contesto più “pettinato”». Gli ingredienti ci sono tutti, la «festa» può iniziare.

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