Ali e radici
Quel punto di vista di un genio del jazz
I lavori del musicista Gianni Lenoci, a quattro anni dalla sua scomparsa avvenuta nel settembre del 2019
A quattro anni dalla prematura scomparsa, avvenuta nel settembre del 2019, il pensiero musicale e gli insegnamenti di Gianni Lenoci continuano a rivelarsi gravidi di suggestioni creative per quanti, negli anni, hanno frequentato la sua scuola jazzistica al Conservatorio «Rota» di Monopoli.
Nell’attesa che l’istituto nel quale operò come docente lo ricordi adeguatamente con iniziative non estemporanee, continuano ad aumentare gli omaggi concertistici e discografici, l’ultimo dei quali, il cd intitolato Another Point of View, merita di essere segnalato.
Preliminarmente, va ricordato che Lenoci meritava a pieno titolo la definizione di «intellettuale della musica», laddove il suo percorso professionale non era mai stato orientato alla conquista di successi effimeri o di facili consensi.
Il suo essere jazzista nel profondo dell’animo non escludeva la conoscenza e la pratica della musica contemporanea, alla quale sapeva accostarsi senza «cambiare giacca», ma piuttosto facendo tesoro dei propri interessi anche extramusicali, frutto di un’apertura mentale tesa all’annullamento di barriere culturali d’ogni genere. Non sorprende, quindi, che la produzione compositiva del pianista monopolitano annoverasse tanto musica dalla fruizione più diretta, quanto altra decisamente più «difficile», ma di una complessità animata dal desiderio di andare «oltre» nell’esplorazione del mondo dei suoni e mai da semplici elucubrazioni fini a se stesse.
Premessa indispensabile per entrare nel merito di questo disco che, edito dall’etichetta «Improvvisatore Involontario», è stato realizzato da quattro ex allievi e partner del Nostro, ovvero il sassofonista Pietro Rosato, il chitarrista Livio Bartolo (entrambi anche responsabili di tutti gli arrangiamenti), il contrabbassista Pasquale Gadaleta e il batterista Francesco Cusa.
Gli otto brani che compongono la scaletta offrono un ampio ventaglio delle qualità compositive di Lenoci, il cui universo musicale sapeva abbracciare tanto una avant-garde post free, con alcune escursioni di natura puntillistica (si ascolti ad esempio l’energico Il canto del gallo), quanto una intelligente rivisitazione della tradizione ballatistica, come nell’intenso omaggio a Billie Holiday di Eleonora Fagan. E non meno intrigante si rivela poi, tra gli altri, un brano come Mbira che nel suo riproporre ritmi e melodie del folklore africano sembra essere frutto di un interesse che aveva portato Lenoci a collaborare anche con dei musicisti malgasci in occasione di un tour nel Madagascar.
Tra i brani inseriti nel disco, ci sono infine anche degli inediti che gli interpreti avevano provato privatamente con il maestro, ma che non erano mai stati presentati in pubblico. Un ulteriore motivo di interesse per una registrazione che merita di uscire da quell’ideale circuito iniziatico nel quale la musica di Lenoci è rimasta troppo a lungo confinata.