L'intervista
«La fame nelle scarpe» della leccese Dalila Spagnolo: «Canto le mie fragilità»
«Con la musica cerco le risposte alle mie domande esistenziali, tra timori e inquietudini»
Si definisce «cantautrice di fragilità», e nonostante la giovane età (ha appena 25 anni) riesce a raccontare un universo profondo di emozioni nella sua musica: è Dalila Spagnolo, leccese doc., cantautrice che già in passato si è fatta notare nel panorama nazionale (ha vinto Area Sanremo, seconda al Premio Lunezia, ottimi piazzamenti al Mei e al Primo Maggio Roma) e che ha appena pubblicato il nuovo album «La fame nelle scarpe».
Una «fame» che, come lei stessa racconta alla «Gazzetta», rappresenta la motivazione personale, lo scopo che si vuole raggiungere, procedendo senza mai fermarsi (da qui il simbolo della «scarpe»). Dalila ha presentato il disco in anteprima in Francia, a Tolosa, e in speciali spettacoli a Mesagne, Roma e Lecce. La cantautrice sarà protagonista di altri showcase in duo il 26 maggio nella sede di GioRè (nel Palazzo della Cultura) di Galatina (Le), e il 28 al Cinema Teatro Impero di Brindisi. Il tour «Concerto per Voce e Corpo» proseguirà invece il 3 giugno a Napoli (Teatro ZTN), il 7 luglio a Cutrofiano (Masseria L'Astore), il 9 luglio a Lecce (Palazzo BN). Il calendario è in continuo aggiornamento.
«I primi feedback che stanno arrivando sono molto positivi - racconta - questo disco è un po' una sfida, racchiude brani molto diversi fra loro ma legati da un filo conduttore, il percorso di crescita personale, la risposta alle domande esistenziali, mettere in dubbio timori e inquietudini, come nell'ultimo brano dell'album, in cui ho ospitato Rachele Andrioli che canta un incoraggiamento da parte della vita, che invita a crescere perché "la vita è buona con le persone buone". Rachele era in tour e il suo contributo l'abbiamo registrato alla fine, ma non potevo non inserirlo, avevo bisogno di chiudere un cerchio».
Fondamentale nel percorso dell'eclettica cantautrice è stato l'incontro con Tyna Maria Casalini, nome tra i più noti soprattutto nel panorama gospel nazionale: «È stata la mia mentore - racconta Dalila Spagnolo - fino a qualche anno fa pensavo la musica fosse solo un hobby, poi mi diede da fare un esercizio, cercare le mie priorità e i motivi per cui mi sento al mondo, e le note c'erano sempre. Ho cominciato a lavorarci seriamente, all'inizio non riuscivo a visualizzarmi nel futuro, oggi sì, e so che quando ho un pubblico davanti sto cantando per loro, non solo per me stessa. Si costruisce un'intimità speciale».
Un cammino che l'ha portata anche a intraprendere la strada dell'insegnamento: «Canto e songwriting - ci svela - Cerco di trasmettere ai ragazzi percorsi molto emotivi, dove non esistono regole, specie per la composizione. Lo chiamo "il metodo del non metodo", non ho paura a uscire dagli schemi, preferisco entrare in contatto con l'emotività. Io stessa quando scrivo ho periodi più fecondi di altri. Prima me ne preoccupavo, oggi conosco i miei processi, anche se vorrei avere più tempo per essere solo "artista", senza occuparmi a 360 gradi anche della promozione, dell'organizzazione dei concerti. Ma fa parte del gioco».
E se è vero che è Roma la mèta del cantautorato italiano, per Dalila è una gioia essere rimasta nel Salento: «È molto stimolante frequentare un ambiente così pieno di artisti. Puoi essere te stesso con la tua sincerità, senza sgomitare o snaturarti, non c'è competizione: guardiamo tutti nella stessa direzione. Forse qui c'è qualche opportunità in meno, ma non mancano confronto e autenticità».