Il brano

Dalila Spagnolo torna con «Forse»: «Racconto la parte più intima e oscura di noi stessi»

Bianca Chiriatti

Una chiacchierata con la cantautrice leccese sul nuovo singolo che è anche un esperimento sociale, accompagnato da un toccante videoclip

Si chiama "Forse" il nuovo singolo della cantautrice leccese Dalila Spagnolo, in uscita oggi, 26 gennaio, accompagnato da un videoclip emozionante e che anticipa il prossimo album in uscita nella primavera del 2023. Dopo "Alberi d'eterno", brano vincitore di Area Sanremo 2021, Dalila torna con un brano che esprime uno slancio verso qualcosa o qualcuno che si rivela essere la parte più oscura di se stessi. Ciò che nella vita fuggiamo è ciò che, alla fine dei conti, ci riguarda da vicino. D'altronde, è proprio con questa parte oscura, pigra, sola, disagiata, colma di rabbia e frustrazione, che negli ultimi anni si è affrontato lo scontro diretto. Il videoclip, scritto e diretto da Gabriele Marinò e coreografato da Francesco Biasi, vuole trasmettere la forte inquietudine dell'essere. Qui il link per guardarlo.

Il singolo verrà presentato domenica 29 gennaio alla Fondazione Palmieri di Lecce (tra piazzetta Santa Chiara e Convitto Palmieri) dalle 17 alle 21, con un esperimento sociale che coinvolgerà il pubblico. Una mostra di corpi viventi sullo sfondo, l'ascolto intimo del brano in cuffia ed un'esperienza tra le persone da non svelare.

«Forse». Una parola che nasconde grandi incertezze. Come è nata l'idea di questa canzone?

«Proprio così, “forse” è un termine molto particolare che si ferma al confine e resta in bilico tra molte probabilità, una parola a volte pericolosa per chi la subisce, che lascia dubbio ed inquietudine. Inoltre è la parola della procrastinazione, della non-scelta. Ho scritto questo brano pensando di dar voce a chi vive sulla soglia, tra una vita apparentemente normale ed un dietro le quinte inquieto. Le persone soffrono, tutte, per qualcosa, più o meno consapevolmente. Le persone che soffrono molto sono spesso invisibili o vogliono rendersi tali. Uno sguardo più accorto ce le farebbe notare, se non fosse che ognuno di noi è assorto nel suo vivere e nel suo dolore. Il brano è profondo ed emotivamente toccante, ma ha un risvolto positivo, dopo molti ‘forse’ arriva la risoluzione: “addosso una camicia nuova, ora mi tiro su”».

Quali sono nella vita le cose che senti più certe, a cui ti appoggi, e quelle che magari ti fanno più paura per la loro incertezza?

«Il futuro è veramente incerto. Giovani e giovanissimi hanno smesso di progettare a lungo termine, oppure non progettano affatto. Per quanto mi riguarda, sono sicura che ciò che ho di certo può trasformarsi e che ciò che per me oggi è stabile domani può barcollare e mettermi nelle condizioni di cambiare le carte in tavola. La musica per me non è una certezza, la mia musica lo è. Onestamente non riesco a subire l’arte, o almeno non solo. Desidero crearla e permettere alle persone di fruirne e lasciarsi toccare profondamente da essa. Di paure ne ho tante, e le canto tutte, questo sì che mi aiuta».

Racconta l'esperienza del videoclip e come sono nate le idee per girarlo.

«Questo videoclip è stato speciale. Sul set c’erano più di 20 danzatori ed io ne conoscevo veramente una minima parte. Pensavo: “sarà difficile tirar fuori le mie paure davanti a questa gente che non conosco, lanciarmi nel vuoto e aspettarmi che degli sconosciuti mi prendano”. Eppure l’ho fatto ed è stato intenso. Ho sperimentato la fiducia nei confronti del mondo e questo mondo ci è sconosciuto, non è nostro amico. Mi spiego: non abbiamo la certezza che un albero non ci caschi addosso, eppure ci passiamo sotto tutti i giorni. Quindi, è già sperimentata la fiducia nell’universo, anche se non ce ne accorgiamo e cresciamo diffidenti. La regia del videoclip è di Gabriele Marinò, con lui abbiamo lavorato sul significato e sul valore che volevo trasmettere. Quest’ombra protagonista del videoclip è l’altro ed è l’altro me, è lo sconosciuto, è qualcuno a cui chiedo aiuto, qualcuno che mi tende la mano ma non vedo, è la mia ombra. Un plauso a Francesco Biasi, che ha coreografato rendendo alla perfezione la vera emotività del brano, ed a tutti i danzatori».

Presenterai il singolo con una particolare esperienza dal vivo: cosa speri di regalare al tuo pubblico?

«Sarà un'occasione suggestiva per il pubblico che sperimenterá due concetti importanti per l’individuo all’interno della società e del mondo: fiducia e responsabilità. Forse è un evento, forse è un esperimento sociale».

Hai raggiunto diversi traguardi con la tua carriera musicale: dove speri di arrivare?

«Quando chiudo gli occhi e mi immagino, mi visualizzo sul palco di un teatro, possibilmente con luci che non mi accechino, ma mi permettano di vedere gli occhi della gente. La cosa meravigliosa è che il mio futuro prossimo mi vede in alcuni teatri e so che questo è solo l’inizio».

Cosa ti auguri per il 2023, visto che l'anno è appena iniziato?

«Gratificazione, incontri, viaggi, concerti, nuova musica, nuovi traguardi, cambiamenti, amore, amicizia sincera, relazioni sincere».

Sui social ti racconti sempre con onestà e intimità: una chiave che ti sta premiando. Pensi che la nostra società, specie la tua generazione, stia capendo che l'onestà intellettuale viene premiata, o è ancora troppo incentrata sull'apparire?

«Al giorno d’oggi, credo che la mia generazione si divida essenzialmente in tre parti: chi è consapevole della propria sfera emotiva e ne parla liberamente; chi è consapevole, ma resta a guardare chi si espone al suo posto identificandosi in quei contenuti; chi non è per nulla consapevole ed ignora la faccenda. A pensarci, è così per tutto ciò che necessità di un’opinione: è come chi scende in piazza per i propri diritti, chi ci crede ma non manifesta e chi non è informato. Nel mio caso, i contenuti che scelgo di condividere richiedono onestà pura. Le persone si accorgono se stai fingendo una sensibilità che non ti appartiene e a quel punto è impossibile recuperare la fiducia. Credo che la nicchia di persone che scelgono di sostenermi abbia colto la mia sincerità, ma non tutti, perché non tutti sono veramente attenti, soprattutto sui social».

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