Post Covid 19

Fase 2 in Salento, a Lecce tornano tavolini per strada ma mancano i turisti. A Galatina si protesta in piazza

Redazione online (Foto Massimino Spedicato)

Non più take away per pasticciotto e rustico, poca gente in giro. A Galatina decine di commercianti che oggi hanno deciso di non aprire i propri negozi , riempiendo la piazza Sant'Pietro con oltre 200 sedie vuote

LECCE -  Tornano i tavolini e gli ombrelloni in piazza Sant'Oronzo, il cuore del barocco leccese, ma mancano i turisti. Si torna a gustare pasticciotti alla crema e rustici, tipicità salentine, all’aperto. Riaprono anche i fast-food che dopo aver ricominciato con i servizi a domicilio e d’asporto possono nuovamente accogliere i clienti, soprattutto i più giovani. La fine del lockdown, tuttavia, avviene in una Lecce deserta, in un periodo dell’anno in cui solitamente è piena di visitatori soprattutto stranieri. Riaprono gli storici locali, legati alla tradizione. In altri, sulle principali vie della movida, si approfitta per effettuare lavori di manutenzione, in attesa di disposizioni maggiormente permissive per l’approdo di gente anche da fuori regione. Ha riaperto i battenti anche il piccolo chioschetto che vende magliette e palloni con i colori del Lecce calcio. Non si gioca ancora, ma la speranza - racconta il titolare - è di tornare presto alla normalità anche sui campi di serie A. 

Mentre nella città molti negozi oggi hanno riaperto, a Galatina, uno dei centri commerciali più importanti del Salento, il gruppo S.O.S Galatina ha messo in atto una plateale forma di protesta a cui hanno aderito decine di commercianti, artigiani, professionisti che oggi hanno deciso di non aprire i propri negozi , riempiendo la piazza Sant'Pietro con oltre 200 sedie vuote, in rappresentanza delle rispettive attività citate su un foglio affisso sullo schienale. Una forma di protesta statica per chiedere alle istituzioni come recita un volantino diffuso, «iniziative che riducano i costi delle attività , e risposte realistiche e immediate per tornare alla normalità. Meno poesia e più fatti».

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