Mafia
Don Ciotti incontra gli studenti a Trani: «Il crimine è diventato normalizzato»
«È fondamentale l'impegno di tutti. La conoscenza fa scattare un meccanismo, quello della consapevolezza»
TRANI - «È questo il problema in Italia: a fare la differenza è l’indifferenza e questa modalità si è molto allargata. Si è passati dal crimine organizzato mafioso al crimine normalizzato, è diventato una delle tante cose». Lo ha detto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, oggi a Trani, a margine dell’incontro 'La strada che conviene', al quale partecipano anche gli studenti.
Per don Luigi Ciotti «si è allargata ancora di più l’omertà e l'omertà uccide la speranza e soprattutto, uccide anche la verità». «C'è la fatica in certi contesti a prendere la parola, timore, paura, ritorsioni, violenze ma caspita, dall’altra parte bisogna che ci sia una rivolta delle coscienze dei cittadini- ha aggiunto - non possiamo accettare tutto questo, e allora il non parlare a volte diventa una colpa». «E noi invece - ha evidenziato - dobbiamo sentire che di fronte ai bisogni che ci sono, davanti alle situazioni che vediamo, dobbiamo trovare il coraggio di parlare» che «è un imperativo etico». «Questo coraggio civile - ha conclso - è importante».
«La conoscenza fa scattare un meccanismo, quello della consapevolezza dei problemi e la consapevolezza ci chiede di assumerci di più la nostra responsabilità o meglio la corresponsabilità». Lo ha detto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti a Trani a margine dell’incontro intitolato 'La strada che convienè cui partecipano anche gli studenti.
«Noi dobbiamo ascoltare loro (i ragazzi, ndr), le loro sollecitazioni e poi se uno ci riesce porta il suo piccolo contributo. Però dobbiamo aiutarli questi ragazzi, a conoscere, a non fermarsi in superficie, a non vivere di informazioni di seconda mano, per sentito ma di scendere più in profondità quindi la conoscenza», ha spiegato don Ciotti evidenziando che bisogna «collaborare con le istituzioni quando si fanno le cose giuste, essere una spina al fianco propositiva non violenta, non solo di denuncia, ma anche di progetto e proposta se non fanno le cose giuste».
«Allora - ha continuato - noi dobbiamo evitare un rischio nel nostro Paese» ovvero «che si scelgano delle strade in cui cresce la politica della forza ma noi vorremmo» crescesse «la forza della politica».
«Non basta tagliare la mala erba in superficie, dobbiamo andare a estirpare il male alla radice e per estirpare il male alla radice è necessario tanto impegno culturale, sociale ed educativo. Ci vuole questo sforzo e questo impegno nel nostro Paese».
«Chiediamo alle istituzioni - ha continuato Don Ciotti - che facciano la loro parte, ma noi come cittadini, associazioni e movimenti siamo chiamati ad assumerci la nostra parte: non possiamo, da 150 anni in Italia, continuare a parlare di mafia nonostante l'impegno, la generosità e il sacrificio di tanti ieri come oggi».
La strada che conviene «è assumerci tutta la nostra parte di responsabilità: i cambiamenti che noi sogniamo e che fortemente desideriamo e ne abbiamo tanto bisogno, hanno bisogno del contributo di ognuno di noi. Noi chiediamo e dobbiamo lottare, perché non si decada sempre più nella malattia terribile che è quella della delega, di pensare che tocca sempre agli altri fare», ha evidenziato.
«Rappresento una piccola realtà, però Libera adesso la trovate in tutta Europa, in tutta l'America latina, la trovate in Africa. Si sono globalizzate le mafie, l’illegalità, la corruzione e noi abbiamo globalizzato il ruolo dei cittadini, delle scuole, delle università. Piccole cose ma che cominciano a graffiare, a incidere, ad allargare».
«Siamo qui - ha aggiunto - per fare questo, per riflettere, porci delle domande, per valorizzare i giovani. Non è possibile un’Italia che è all’ultimo posto in Europa per la povertà educativa, non è possibile che siamo agli ultimi posti per dispersione scolastica, non è possibile che milioni di giovani siano sfiduciati, smarriti, fragilizzati».
Per don Ciotti, «i ragazzi quando trovano dei punti di riferimento veri, coerenti e credibili allora cambiano, si danno da fare si mettono in gioco. Tocca a noi inondare i territori di spazi, opportunità e siamo qui per riflettere insieme».
«Tanta gratitudine a voi della magistratura, delle forze di polizia», ha evidenziato, perché «fanno la loro parte e che ogni giorno nonostante tante situazioni di fragilità, raggiungono i risultati. Ma se non c'è uno Stato anche della società civile, noi non ne usciremo fuori». «Allora - ha concluso - serve una risposta collettiva e ognuno è chiamato a fare la propria parte».
NITTI: L'OMERTA' AIUTA LO SVILUPPO DEL CRIMINE
«L'omertà è stato uno dei fattori che ha consentito lo sviluppo del crimine in questo territorio. Ci sono diverse forme di omertà: c'è l’omertà del cittadino che ha paura di rapportarsi, di contrastare, di denunciare il fenomeno mafioso ma poi c'è anche un’altra forma di negazionismo che è quella che porta a dire che nei territori non ci sono forme di mafia. Noi stiamo superando ormai da tempo questo dato" ma «fino a qualche anno fa, sembrava difficile persino ammettere che questo territorio fosse un territorio di mafia. Adesso questo dato credo possa dirsi consolidato e questo comporta che si debba reagire conseguentemente». Lo ha detto il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, a margine dell’incontro intitolato 'La strada che conviene' a cui partecipa il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.
«La Bat si conferma prima tra 107 province italiane per i furti di auto. E il dato più allarmante è che, oltre alla Bat, tra le prime quattro ci sono anche Bari e Foggia e c'è anche Napoli. Questo significa che quanto si era detto negli anni precedenti, cioè che il furto d’auto è un’industria organizzata è assolutamente vero, al punto tale da coinvolgere in maniera netta e piena le province confinanti». Lo ha detto il capo della Procura di Trani, Renato Nitti a margine dell’incontro intitolato 'La strada che conviene', a cui partecipa il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.
«Dobbiamo essere in grado di mettere in campo una reazione - ha continuato - non è pensabile che lo Stato non reagisca di fronte ad una sfida così importante». La provincia Barletta-Andria-Trani è «il territorio in cui in maniera macroscopica vengono compiuti i maggiori furti d’auto per abitante. È possibile mai che rispetto a questa sfida non reagiamo? Che non mettiamo in campo delle squadre investigative in grado di contrastarlo?», si è chiesto il procuratore sottolineando che «abbiamo dimostrato che, anche solo grazie ad una sola squadra investigativa, si riesce a completare un’indagine», ma «questi ogni sera colpiscono una o due città con almeno quattro, cinque furti di auto per ciascuna batteria». "Ora - ha evidenziato - con una squadra non riusciamo a fronteggiarla, lo Stato non è in grado di mettere in campo altre squadre investigative e io penso che sia un dovere e che sia un dovere farlo non attingendo alle risorse, poche, che ci sono e sono già stremate sul territorio, ma aggiungendo delle altre risorse». «Mi aspetto delle indicazioni in questo senso», ha proseguito Nitti evidenziando che risposte «stanno arrivando ma una risposta efficace, efficiente da parte dello Stato su questo territorio» serve.
«Qui la prima risposta, a mio avviso, deve essere la creazione delle squadre investigative con un numero di investigatori di almeno cinque, sette, otto unità per squadra investigativa che consentono di avviare l’attività di indagine a contrasto di questi fenomeni. È una richiesta molto più facile da soddisfare» rispetto al modello Caivano. Lo ha detto il capo della Procura di Trani, Renato Nitti, a margine dell’incontro intitolato 'La strada che conviene' rispondendo ai cronisti sulla applicazione del modello Caivano sulla Bat per contrastare il fenomeno mafioso. All’incontro ha partecipato anche il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.
Per il procuratore la presenza di don Ciotti a Trani «ci dà la possibilità di vedere una rete dell’antimafia sociale che sta crescendo». «La presenza di più presidi in più comuni, diventa un punto di riferimento importante - ha continuato - vorremmo che questo poi consentisse anche il nascere di un’associazione antiracket, antiusura», perché «darebbe la possibilità a chi intende denunciare, di avere un punto di riferimento anche dopo il momento della denuncia».
Per Nitti è stato «bello» che don Luigi Ciotti «sia passato prima di questo incontro dall’ufficio di procura avendo così avuto il modo di incontrare magistrati e il personale amministrativo, la polizia giudiziaria: è il segno per fare il punto sul lavoro fatto in questi anni».