La storia
Bari, la nave SS Tilden affondata nel 1943 rinasce grazie a un modello in 3D
Dalle profondità del mare, la memoria rivive grazie a una squadra d’eccezione: Carabinieri subacquei e scienziati al lavoro sul relitto
C’è un tesoro nascosto nei fondali del porto di Bari. No, non si tratta di monete d’oro o forzieri dei pirati, ma di un relitto storico: la SS Samuel J. Tilden, una delle celebri "Liberty ship" americane della Seconda guerra mondiale. E oggi, questo gigante del mare sta tornando alla luce — almeno virtualmente — grazie a una spettacolare mappatura 3D sottomarina.
Il progetto, che sembra uscito da un documentario di National Geographic, coinvolge una squadra d'eccellenza tutta italiana: ISPRA, i Carabinieri Subacquei di Roma e Pescara, il Servizio Navale di Manfredonia, e i ricercatori dell’Università di Siena. A bordo della nave ASTREA, si stanno conducendo rilievi fotogrammetrici ad altissima tecnologia, che trasformeranno questo relitto in un modello digitale dettagliato. Una vera e propria operazione da “CSI dei fondali”.
Ma cosa ci fa una nave americana affondata a Bari? Per scoprirlo, bisogna tornare indietro nel tempo, alla tragica notte tra il 2 e il 3 dicembre 1943, quando 105 bombardieri tedeschi attaccarono il porto di Bari. Un evento devastante, tanto da essere ribattezzato il “Pearl Harbor del Mediterraneo”. Tra le vittime di quella notte, anche la SS Samuel J. Tilden, affondata sotto le bombe tedesche.
Oggi il relitto non è solo un monumento alla memoria, ma anche un ecosistema marino: le attività di studio servono infatti anche a monitorare la biodiversità che lo ha scelto come nuova casa. Un po’ come una barriera corallina metallica, cresciuta su un pezzo di storia.
E Taranto? Anche il capoluogo ionico dice la sua. È da qui, infatti, che inizia una della competenza scientifica e logistica dell’operazione: la vicinanza tra i due porti ha favorito una sinergia tra le eccellenze del Sud, sottolineando il ruolo strategico del Mar Ionio e dell’Adriatico come laboratori a cielo aperto per archeologia e ambiente.
Presto, il modello 3D del relitto sarà completato: un viaggio immersivo nel tempo e nel mare, pronto a raccontare la sua storia a studiosi, curiosi e appassionati. E chissà, magari anche a qualche futuro esploratore digitale.
Il mare di Puglia, insomma, continua a stupire: sotto le sue onde, il passato non è mai davvero sommerso.