BARI - Il provvedimento di sgombero della palazzina di via De Amicis era stato adottato esattamente un anno fa. I tecnici comunali avevano rilevato la presenza di infiltrazioni d’acqua nelle fondamenta che avevano messo a rischio la tenuta statica del palazzo di via Luigi Pinto. E dunque il Comune aveva adottato una ordinanza di sgombero per l’immobile, un condominio che negli ultimi tempi era stato abitato prevalentemente da famiglie di abusivi.
I lavori sarebbero dovuti cominciare immediatamente dopo lo sgombero. Ma, si è appreso ieri, il cantiere per il consolidamento è stato avviato soltanto la scorsa settimana. Dunque uno dei primi punti che l’inchiesta giudiziaria, coordinata dal pm di turno Carla Spagnuolo, dovrà chiarire è proprio questo: quale tipo di lavori erano stati eseguiti negli scorsi giorni, e se siano stati questi interventi a causare il crollo.
La palazzina pericolante sembrava avere un ultimo piano sopraelevato. E le foto scattate nel febbraio 2024 mostrano esattamente quale fosse la precaria situazione delle strutture. A far scattare lo sgombero a febbraio 2024 era stata proprio la sala operativa dei Vigili del Fuoco, allertata dai tecnici del Comune che avevano rilevato un grave stato di dissesto della palazzina. Era così scattato l’ordine di lasciare gli appartamenti e i due locali commerciali a piano strada, con l’amministratore del condominio che si era impegnato a trovare «quanto prima» una ditta in grado di intervenire. Il sopralluogo aveva fatto emergere il dissesto dei pilastri e le infiltrazioni di umidità al piano interrato «con pregiudizio della situazione igienico-sanitaria» ma anche la presenza di fessurazioni «in corrispondenza delle murature del vano scala condominiale» e di lesioni «in corrispondenza delle tompagnature dei prospetti». «Non possono escludersi - avevano scritto i Vigili del fuoco - ulteriori effetti progressivi del dissesto riscontrato in considerazione altresì di una eventuale rottura fragile del sistema resistente a scheletro indipendente in calcestruzzo armato». Da qui l’ordine di evacuare le 25 unità tra appartamenti e locali, con il permesso di accesso limitato ai soli tecnici autorizzati.