IL RACCONTO

Sesso, le schiave dell'Est all'ombra della Chiesa Russa a Bari

LUCA NATILE

Tra Stanic e il Quartierino i clienti si appartano con le ragazze nelle zone sterrate nascoste dagli alberi

«Io vorrei andare via di qui, lasciare questa maledettissima strada. Sono arrivate delle nuove ragazze, più giovani, che hanno cominciato a battere da tre settimane. Attirano più clienti. Sono temerarie, lo fanno senza “guanto” e ogni tanto una resta incinta. Il virus fa paura, usano le mascherine ma nella intimità i clienti gli chiedono di toglierla. Gira voce che a breve si prenderanno altri pezzi strada e insieme a via Glomerelli le nuove passeranno su via Buozzi e forse anche su via San Giorgio Martire». Codrina (nome di fantasia per garantire l’anonimato della ragazza) è giovane ma ha una età indefinita, potrebbero essere 20, 22 oppure 30 anni e non farebbe molta differenza.

In piena città - Siamo nel perimetro del sesso a pagamento più interno alla città, tra il Quartierino e Stanic. Lontani da stadio, lungomare di San Giorgio e complanari. Codrina ha un’agguerrita «concorrenza». « Più sono giovani e più fanno soldi - racconta - . Io cerco di starmene per i fatti miei, non mi lascio mettere in mezzo. C’è un giro controllato da uomini, dicono siano una quindicina, quasi tutti romeni, alcuni molto cattivi, sono i loro “fidanzati” ma a volte un uomo ha più donne. Ci sono degli italiani ma sono “muncà” (che in rumeno vuol dire manovalanza, ndr), gente che si mette a disposizione per fare dei servizi e vive degli scarti del giro. Finito di battere le ragazze vengono portate a casa, ci sono degli appartamentini presi in fitto vicino la Chiesa Russa dove vivono insieme anche uomini e donne. Io sono fuori da quel giro e tra un mese me ne vado, cambio strada e se ci riesco cambio città».

Codrina ha il suo pezzo di marciapiede in zona Stanic ma a volte si sposta, non vuole finire in mezzo a quel giro che dice «si sta ingrandendo e c’è gente dura». Forse anche lei ha il suo «protettore» (o aguzzino) ma non lo dice. Per 20 euro sta con te per quindici minuti e racconta un pezzo della sua vita sulla strada.

Tra fazzoletti e preservativi - In Strada vicinale Glomerelli la gente non si è abituata alla presenza delle ragazze e dei loro «ricottari». Né si è abituata all’immondezzaio creato in particolare in fondo alla seconda traversa di questo budello di asfalto in una periferia industriale che ti porta da via Bruno Buozzi fino a via Giuseppe Tatarella. «C’è sporcizia, ci sono carte, ci sono preservativi, c’è abbandono, qui le ragazze portano i loro clienti e lasciano i resti di quello che fanno» racconta Giacomo un operaio che sta uscendo dal deposito di una impresa che vende tubi e chiusini di ghisa «Io non lavoro qui, vengo per comprare - prosegue - È una zona dove ci sono soprattutto officine, autodemolizioni, imprese di vario genere ma anche quartierini abitati da diverse famiglie».

I fruttivendoli - A metà di Strada vicinale Glomerelli, accanto ad un centro di autodemolizioni e recupero metalli, espongono la loro fresca mercanzia due fruttivendoli, marito e moglie, un po’ avanti negli anni. Lasciano banco, tavolini, sedie ed espositori in un piccolo prefabbricato «Da dove ogni tanto le nostre cose spariscono - si lamentano - Non di rado ci ritroviamo le nostre sedie, le nostre cose dove le ragazze si fermano. È un disagio che ci preoccupata e ci disorienta». Storie di ordinario disagio in una periferia dove degrado, incuria e prostituzione convivono agli angoli delle stesse strade, compresse negli stessi vicoli ciechi. Il disagio visto dalle finestre degli uffici e delle case. Raccontato sui social network così come nelle chiacchiere della gente che in questo quartiere vive e lavora e dove più che le puttane fanno paura i loro sfruttatori.

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