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Carenze nutritive nelle malattie infiammatorie croniche intestinali

Nicola Simonetti

Un’appropriata ed equilibrata dieta quotidiana contribuisce a migliorare le condizioni di salute del paziente, che va aiutato ed educato nella scelta del cibo da assumere e da evitare anche in relazione alle diverse fasi della malattia

Malattie infiammatorie croniche intestinali o MICI (colite ulcerosa, circa 60%, malattia di Crhon, circa 40%, colite indeterminata) aggrediscono di solito ai 15-345 anni di età, condizionano la vita e ne diventano compagni ingombranti di viaggio e, almeno per ora, in maniera permanente, modulate, ammansite, però da adeguata dieta e dai farmaci (i biologici ultimi venuti). Esse richiedono una particolare attenzione nella valutazione dello stato nutrizionale e delle corrette indicazioni alimentari. Un’appropriata ed equilibrata dieta quotidiana contribuisce a migliorare le condizioni di salute del paziente, che va aiutato ed educato nella scelta del cibo da assumere e da evitare anche in relazione alle diverse fasi della malattia.

Da una indagine AMICI Onlus eseguita su 1053 pazienti con MICI allo scopo di verificare e valutare le abitudini alimentari generali dei pazienti con MICI, l’eventuale presenza di intolleranze e le modalità con le quali ciascuno di loro cerca di gestire la malattia attraverso l’alimentazione stessa è risultato che:

- la metà non ha ricevuto consigli sul regime alimentare da seguire.

- la maggior parte è malnutrito perché il regime che segue è scorretto (deficit alimentari e/o intolleranze non gestite).

- la maggior parte dei pazienti ha un’alimentazione caratterizzata soprattutto da carboidrati, a discapito di proteine e fibre.

- Solo la metà ha ricevuto, dal centro ospedaliero che lo ha in carico, consigli sul regime alimentare da seguire.

- La maggior parte dichiara di presentare intolleranza verso uno o più alimenti e un numero maggiore di loro afferma di non fare uso di integratori (58,12%) e/o probiotici (61,16%).

- Solo la metà asserisce di aver controllato i livelli di Vitamina D3 nel sangue.

Quello che emerge, quindi, è un regime alimentare scorretto, nonché una gestione inopportuna di eventuali deficit alimentari e/o intolleranze varie, fattori determinanti per lo sviluppo e la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali.

Questa indagine ha posto le basi per una intensificazione delle attività di approfondimento, sensibilizzazione e informazione relative alla corretta alimentazione che debbono necessariamente tradursi in buone prassi cliniche per i pazienti con MICI da parte dei gastroenterologi.

Ci siamo accorti - dice Enrica Previtali, presidente di A.M.I.C.I. ONLUS - che molti pazienti con MICI seguono diete per passaparola, da internet, lette sui giornali. Invece, una corretta alimentazione è fondamentale per queste persone: in taluni casi una evidente malnutrizione comporta una risposta non efficace post operatoria oppure della terapia biologica. Questa situazione ci ha convinto fosse necessario fare qualcosa di importante, strutturato, articolato. Ne è nato un primo incontro tenuto a Bari che, in uno con l’indagine, sono le prime tappe di un percorso sulla corretta nutrizione in pazienti con MICI che l’Associazione sta avviando. Presto la possibilità di lavorare ad uno screening per fotografare sul territorio nazionale lo stato attuale dell’assistenza nutrizionale nei pazienti con MICI,da cui realizzare linee guida che porteranno ad una corretta gestione nutrizionale, con l’unico scopo di migliorare la qualità di vita del paziente.

“Dedicare attenzione e gestire con competenza l’aspetto nutrizionale e quello psicologico nel paziente affetto da malattia di Crohn o colite ulcerosa” – dice la prof. Beatrice Principi (dipartimento emergenza e trapianti di organi, università, Bari e membro del consiglio direttivo delkkl’Associazione) fa parte del concetto moderno di gestione multidisciplinare dell’individuo affetto da patologia cronica. Una dieta personalizzata, costituita da macro e microelementi di cui il singolo paziente necessita, in relazione al tipo di malattia infiammatoria cronica intestinale, costituisce un importante complemento da affiancare alle terapie antiinfiammatorie/immunomodulanti in atto”.

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