Sepsi o setticemia, uno spettro sempre più aperto al futuro

Nicola Simonetti

Sepsi o setticemia, uno spettro sempre più aperto al futuro: se attualmente, in Europa si lamentano 1.200.000 casi e 157mila morti (in Italia 5000 decessi), nel 2050 la malattia potrebbe addirittura uccidere più di quanti morti fa il cancro, nel mondo.

La sepsi è uno stato patologico infettivo con anomala risposta infiammatoria che il nostro organismo mette in atto quando, nel sangue, si riversano e diffondono germi patogeni provenienti da un qualche focolaio presente in una determinata regione del corpo (apparati respiratorio (35%dei casi), urinario(25%), cute, tessuti molli (11% ognuno).

La flogosi, l’infiammazione caratterizza la gravità della forma che, per questo, si differenzia dalla batteriemia (batteri nel sangue).

I germi, ora maggiormente responsabili sono i Gram-negativi come Klebsiella, Pseudomonas, E.Coli, Acinetobater e Candida “Diagnosi e successo della terapia della malattia – dice Bruno Viaggi (Dip. anestesia, neuro anestesia e rianimazione, università, Firenze) – sono nettamente collegati con il tempo. Ogni ritardo compromette l’evoluzione della patologia che può, in breve, sfociare nello shock settico che, nonostante i progressi ottenuti in ambito diagnostico-terapeutico, provoca mortalità nel 50% dei casi.

Esame cardine imprescindibile – “il gold standard” - è l’emocultura che consente di identificare, con precisione, i germi responsabili e loro resistenza e suscettibilità ai diversi antibiotici.

Le società scientifiche di microbiologi, patologi clinici, igienisti e farmacisti (supporto incondizionato di Becton Dickinson) hanno lanciato l’allarme, predisposto e pubblicato un “documento di consenso” che indica le “procedure di esecuzione, trasporto e conservazione del prelievo in caso di sospetta sepsi (febbre, brividi, segni localizzati di infezione, ipotensione, sopraffiato, globuli bianchi aumentati, confusione mentale).

Si ricorda che basta un semplice disguido nei vari passaggi per rendere del tutto inutile l’esame stesso e compromettere la diagnosi e, di conseguenza, aumentare i rischi di morte del paziente.

Quindi, scrupolosa pulizia-disinfezione delle mani di chi dovrà eseguire il prelievo del sangue, guanti monouso, corretta disinfezione della parte della cute (“clorexidina 2% in alcol isopropilico 70%, meglio in confezione monouso”) sede di puntura, prelievo di sangue del quale ogni quantità eccedente o minore dei 10 ml di sangue in ognuna delle 4-6 provette necessarie è fonte di errore nel risultato dell’esame.

Le provette contenete il sangue vanno immediatamente consegnate al laboratorio (ottimale entro un’ora; tollerate le 4, ma usando incubatori delocalizzati) che deve essere dedicato, aperto 24x24 ore e 7 giorni per 7, poter dare risposte rapide che le moderne metodiche consentono.

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