quattro novembre
Lo spot del ministero della Difesa e l'altra faccia delle missioni all'estero
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Dopo le polemiche arrivano le immagini definitive. Che raccontano tutta la realtà
Il primo si chiamava Vincenzo Rossi, sottocapo della Marina Militare, in servizio nel Corpo di spedizione italiano in Cina e ucciso durante la rivolta dei “boxer” del 1900. L’ultimo è il primo maresciallo dell’Esercito, Luigi Sebastiani, trovato morto nel 2012 a Shana, in Libano. In mezzo una lunga scia di sangue e di dolore.
I militari italiani in missioni umanitarie o di pace nell’ultimo anno, a causa della rotazione tra reparti, sono stati 33mila, impegnati in 29 missioni sparse per il mondo, sotto l’egida di Onu, Nato e Unione Europea. Il Palazzo accredita solo l’immagine degli “italiani brava gente”, che distribuiscono sorrisi e caramelle. E’ una parte della verità. Perché ai soldati che si fanno fotografare con i bambini in braccio, sparano e lanciano bombe, come a tutti gli altri. Lo dimostra il lungo elenco di caduti (una ventina tra pugliesi e lucani negli ultimi trent’anni), di feriti e di mutilati. I nostri soldati fanno anche la guerra. Nasconderlo, ignorarlo, ha il sapore della presa in giro nei confronti di un Paese che, al contrario, sa benissimo cosa succede in Iraq, Afghanistan e Somalia. Solo il Palazzo non ha il coraggio di usare la parola “guerra”.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla locandina del ministero della Difesa in vista del 4 novembre, giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, attaccata anche dall'ex generale Marco Bertolini ("immagini da Festa della Mamma, che disonorano i caduti”), arrivano finalmente gli spot celebrativi del ministero della Difesa, che esaltano il ruolo dei soldati. O meglio raccontano, giustamente, anche l’altra faccia della medaglia delle missioni all’estero, con immagini forti, crude, ma vere. Cosa non gradita completamente a chi vuole ignorare e disinformare, evidentemente dimenticando i morti e i feriti di ogni missione umanitaria e di pace. Lo spot sarebbe “troppo combat” (anche se sul web circolano tutte le versioni, da quelle integrali a quelle depurate). E così c’è chi ha lavorato di cesello, tagliando, eliminando, accorciando fino all’inevitabile compromesso che non scontenti tutti. Alla fine sono state cancellate le immagini di una esercitazione a fuoco e degli effetti dell'esplosione di un ordigno improvvisato. Tutto il resto è rimasto, come è giusto che sia. Quella che vi proponiamo dovrebbe essere la versione definitiva dello spot. Raccontateci cosa pensate.