Il caso

«Un uomo del clan lavorava per la società», il Foggia calcio in amministrazione giudiziaria. Quattro arresti per estorsione al presidente I NOMI

Massimiliano Scagliarini

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L'indagine della Dda: la tifoseria organizzata tentò di costringere Canonico a vendere la squadra. Ma un pregiudicato andava in giro per la città a chiedere sponsorizzazioni

FOGGIA - Non si capacitavano, i quattro pregiudicati arrestati ieri, del fatto che nemmeno un attentato avesse convinto Nicola Canonico a vendere la squadra. «Non si è calato per niente», dicevano tra loro dopo aver incendiato la macchina del figlio del presidente del Foggia, la società di serie C che da ieri è finita in amministrazione giudiziaria proprio per proteggerla dal clima mafioso da cui è stata avvolta negli ultimi due anni.

Il perché lo spiegano le 56 pagine del provvedimento firmato dal Tribunale di prevenzione di Bari. Ma lo chiarisce anche il procuratore distrettuale antimafia, Roberto Rossi, che ha chiesto la misura insieme al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e al questore di Foggia Alfredo D'Agostino. Il Tribunale, che ha nominato come amministratore il professor Enzo Chionna di Bari, ha rilevato «una incessante operazione intimidatoria» orchestrata con metodo mafioso per convincere Canonico ad andare via da Foggia. Quello scattato nei confronti della società rossonera è il primo caso in italia di applicazione del Codice antimafia al calcio professionistico. «Abbiamo cercato - ha spiegato Rossi - di tutelare la società e gli stessi tifosi rispetto a infiltrazioni di elementi della criminalità organizzata che hanno provato a imporre il loro controllo sulla società calcistica».

Il caso foggiano è solo apparentemente simile a quello di Inter e Milan, con i 19 arresti del settembre 2024 che hanno mostrato la compromissione del tifo organizzato con i clan. Quanto emerso a Foggia è totalmente diverso, e non solo perché Canonico (ma non i suoi collaboratori) ha immediatamente denunciato tutto tanto da finire sotto tutela. Al centro della vicenda c’è Marco Lombardi, 49 anni, un pregiudicato vicinissimo al clan Sinesi-Francavilla,che aveva cercato di lavorare con la società da cui è stato rimbalzato quando ha confessato i suoi precedenti penali. Ma è dopo il licenziamento di agosto 2023 della ex compagna Luana Palmieri, impiegata del Foggia, che Lombardi inizia la sua battaglia personale per cacciare Canonico, convinto che chiunque altro al suo posto lo avrebbe premiato: voleva «qualsiasi ruolo, che ce ne sono tanti, uno qualsiasi», e per questo si era rivolto a due imprenditori locali rispetto ai quali Canonico aveva però chiuso tutte le porte.

L’idea di Lombardi era di far precipitare il Foggia nel burrone in quella che il Tribunale ha definito «una strategia intimidatoria e di condizionamento» fatta di attentati ai dirigenti e ai calciatori, ma anche al capo della tifoseria della Curva Sud che non si piegava al suo volere. Nel 2022 il pregiudicato aveva provato anche a convincere l’attaccante Alessio Curcio a non giocare la partita di Catania che avrebbe potuto essere fondamentale nella scalata alla serie B: il 35enne campano (oggi alla Ternana) ha raccontato alla Digos che Lombardi lo aveva invitato al bar. E il giorno dopo, sui muri dello stadio, sono apparsi gli striscioni che invitavano il calciatore ad andarsene. L’altra vittima delle pressioni era Bellisario Masi, amico di Canonico che a maggio 2022 ha lasciato l’incarico di vicepresidente onorario.

L’imprenditore barese ha tenuto la schiena dritta, avendo ben capito cosa gli stava capitando. Nessuna minaccia diretta, ma una strategia tesa «a denigrare la società, un colpo alla società per farti scappare a te e a me», diceva al telefono al capitano Davide Di Pasquale dopo i colpi di fucile che a giugno 2023 (alla vigilia della partita di ritorno playoff contro il Lecco) gli avevano distrutto la macchina: «È tutta l’immagine che è negativa, perché tu quando devi allestire una squadra come fai a convincere una persona a venire a Foggia...». Le intercettazioni hanno registrato anche uno dei capi della Curva Nord che provava a suo modo a tranquillizzare il capitano, «perché tu sai che quel gesto non era rivolto a te».
I giudici della Prevenzione hanno sottolineato «una particolare coartazione psicologica sulle persone» messa in atto da Lombardi e dai suoi complici, tanto che il capitano Di Pasquale a marzo 2024 quasi si scusa con il presidente per aver lasciato Foggia: «L’ho dovuto fare per la mia famiglia, altrimenti non me ne sarei mai andato». «Questi - diceva Canonico al telefono - non sono delinquenti comuni. È un ambiente pieno di simboli criptici e allusivi. Persone perbene come noi lasciano tutto e vanno via».

Canonico ha lasciato ufficialmente la guida della società di calcio il 31 marzo, quando le indagini della Dda di Bari erano di fatto già concluse. «Le mie dimissioni - ha detto ieri l’ imprenditore barese - sono state dettate da questo clima di pressione non più sopportabile», auspicando che «ci saranno giorni e tempi diversi per parlare del Foggia sotto il profilo calcistico. Ora è tempo di leggere le carte e di ringraziare ancora una volta forze dell’ordine e magistratura».

Non tutti, però, hanno denunciato. Non ha denunciato il titolare del negozio di telefonia truffato da Lombardi, che con un falso contratto di sponsorizzazione si è fatto consegnare 2mila euro e due cellulari, mentre il direttore generale della squadra Vincenzo Milillo è stato denunciato per le false informazioni rese alla Dda sui reali motivi di licenziamento della compagna di Lombardi.

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