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Inail Puglia, presentato il cortometraggio «Tilt»: è sulla sicurezza sul lavoro. Ecco il trailer
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È il titolo del nuovo corto del regista Antonio Palumbo, scritto a quattro mani con Fabio Fanelli e prodotto da Seminal Film e INAIL Puglia
BARI - Tilt come cortocircuito, come metafora del burn out da lavoro, un meccanismo che non lascia spazio all'emotività né alla capacità d’azione. “Tilt” è il titolo del nuovo corto del regista Antonio Palumbo, scritto a quattro mani con Fabio Fanelli e prodotto da Seminal Film e INAIL Puglia.
“Tilt” racconta la storia degli operatori di un call center, settore in crescita, che riguarda circa 200mila lavoratori in Italia, prevalentemente donne, ma, più in generale, affronta il tema delle malattie professionali legate al mondo del lavoro e dei rischi emergenti di una molteplicità di realtà produttive. Il Film punta la telecamera sui rischi psico-sociali nati a seguito delle profonde trasformazioni ed innovazioni tecnologiche che stanno modificando il mondo del lavoro, con lo scopo di mettere in evidenza, attraverso un progetto innovativo che sfrutta il potente impatto emotivo del linguaggio cinematografico, un fenomeno sottovalutato come quello delle patologie relative ai disturbi psichici e comportamentali.
Tilt narra di un blocco. Samira (Sabana Guarino), giovane e fragile, lotta per bilanciare la vita privata con le pressioni del lavoro ripetitivo e le sue conseguenze fisiche e psicologiche. Sabrina (Bianca Nappi), al contrario, è cinica e perfettamente adattata alle logiche aziendali, ignorando i pericoli del sistema. Le due voci non si incontrano mai, ma attraverso di esse emerge un racconto di alienazione e stanchezza, simbolizzato dal "Tilt" di Samira, che rappresenta l'esaurimento e la fine della resistenza. Il "Tilt" raffigura la saturazione mentale ed emotiva, un punto di non ritorno in cui il corpo e la mente non riescono più a rispondere alle sollecitazioni esterne. Un parallelo con la realtà dei call center, dove le operatrici e gli operatori sono spesso trattati come numeri, privi di valore umano. In questo contesto, Samira diventa un simbolo di quella frattura che può manifestarsi in chi, purtroppo, è costretto a subire l'infaticabile pressione di un lavoro che svuota e annienta. Una riflessione amara sulla condizione lavorativa contemporanea, dove l'individualità si dissolve in un sistema standardizzato e disumanizzante. Il corto trae ispirazione anche da opere letterarie come Bartleby lo scrivano di Herman Melville, esplorando temi di isolamento e disconnessione nel mondo del lavoro. Nel cast ci sono anche Francesco Zenzola, Angela Iurilli, Antonio Carella, Francesca Attolini, Fanny Lamonica e Francesco Cianciotta.
“Dai dati emerge una scarsa consapevolezza dell’origine professionale di talune patologie psichiche e comportamentali – afferma Giuseppe Gigante, direttore regionale Inail Puglia - ed è per questo che abbiamo voluto promuovere la realizzazione di TILT con l’obiettivo di far emergere, facendo leva sull'empatia che un prodotto audiovisivo genera molto più di quanto possano fare i materiali informativi tradizionali, la reale dimensione del fenomeno, per analizzarlo compiutamente e individuare le strategie più efficaci per gestire ed eliminare una particolarità di rischi subdoli e pericolosissimi per la salute umana”.
“A fronte delle repentine trasformazioni del mondo del lavoro – aggiunge Lorenzo Cipriani – è fondamentale porre sin da subito l’attenzione sui nuovi rischi per la salute lavoro correlati. Tra questi, quelli psicosociali, quelli cioè che producono effetti negativi in termini psicologici, fisici e sociali, rappresentano una fenomenologia complessa perché derivanti da una gestione inadeguata dell’organizzazione e dei contesti di lavoro e/o da problematiche sociali più generali, come le discriminazioni o le molestie. Peraltro, non è sempre semplice riconoscere i primi sintomi di talune patologie e ciò amplifica i rischi per la salute. TILT rappresenta un alleato preziosissimo per sensibilizzare lavoratori e datori di lavoro su una problematica spesso sottovalutata che determina danni sia per la salute che per la produttività aziendale”.
“In Italia – racconta il regista Antonio Palumbo – il tema è stato affrontato già con successo, basti pensare a “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì, liberamente ispirato al libro di Michela Murgia “Il mondo deve sapere”. Ma sono passati circa vent’anni e il mondo dei call center si è evoluto, così come il nostro racconto, frutto di un approfondito dialogo con gli operatori del settore e i sindacati. Il personaggio di Samira ha dei rimandi letterari, ispirati al personaggio di Bartleby lo scrivano, raccontato da Herman Melville nel suo celebre romanzo breve. Una paradigmatica storia americana che ha visto la formula di risposta del protagonista, ”I should prefer not” diventare una vera e propria frase cult. Samira ricorda Bartleby nella sua dimensione di alienazione e negli effetti dell’esaurimento nervoso che subisce sino quasi a rendersi catatonica rispetto agli stimoli esterni”.
“Come produttore - aggiunge Alessandro Piva - sono orgoglioso di contribuire a portare alla luce tematiche tanto importanti quanto delicate come i rischi legati alla salute sul luogo di lavoro. Il cinema ha il potere di emozionare e sensibilizzare, creando connessioni profonde con il pubblico e veicolando messaggi che restano impressi. Auspico che la collaborazione con INAIL possa proseguire, continuando a raccontare storie che non solo informino ma che siano capaci di colpire testa e cuore del pubblico, ispirando un cambiamento concreto nelle abitudini quotidiane di ognuno di noi.”