il caso
Bari: «Parcheggi, barriere e scivoli: questa non è una città per disabili» /VIDEO
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La denuncia di un lettore costretto sulla carrozzina: «poca attenzione negli uffici pubblici»
BARI - Il conducente di un’auto urla: «Dove devo mettere la macchina?!». Un uomo gli risponde: «Non m’interessa! La parcheggi fuori!». Un utente non deambulante gli fa eco: «Signore questo è un parcheggio per disabili! Lei qui non può entrare. Lo sa?!». Solo l’ultima di una serie di discussioni che, ieri mattina, intorno alle 11, è andata in scena nel parcheggio riservato ai disabili dell’ambulatorio di riabilitazione dell’ex Cto. Da tempo, in quest’area posteggiano gli automobilisti sprovvisti dell’apposito pass, occupando abusivamente gli stalli destinati ai pazienti con problemi di deambulazione, che qui arrivano per sottoporsi a fisioterapia. La denuncia arriva da Emanuele Cataldo, sfinito per le continue problematiche relative alla mancanza di civiltà. «C’è sempre gente - spiega - che, invece di accompagnare il parente, farlo scendere dall’auto per poi andare a parcheggiare la macchina in un’area adeguata, decide di lasciarla qui, creando disagi a noi disabili, che abbiamo invece il diritto di posteggiare i nostri mezzi».
In zona c’è poi un problema legato alla circolazione lungo una traversa di via Adriatico, da cui si accede al centro. La causa è sempre la stessa: i parcheggi selvaggi. «Dall’amministrazione del Cto hanno detto che la competenza di quella strada spetterebbe al Comune e alla polizia municipale - aggiunge Emanuele - Comunque siamo in presenza di una situazione parecchio ingarbugliata e noi disabili ne subiamo le conseguenze, tutti i giorni».
Lungo lo stesso tratto, inoltre, insistono due ingressi ad altrettante abitazioni private, con tanto di passo carrabile non autorizzato sui rispettivi cancelli. Sulla parte alta dei segnali in questione, infatti, non sono indicati né l’ente proprietario della strada (deputato a rilasciare l’autorizzazione) né, in basso, il numero e l’anno del rilascio. Elementi che comportano l’inefficacia dei divieti. In un caso, il concetto è anche ribadito da una scritta, fatta a mano, recante la frase “Lasciare libero l’accesso. Proprietà privata”, corredata dal disegno del segnale di pericolo (quale?). Tutte criticità segnalate all’Ufficio relazioni con il pubblico e alla direzione sanitaria del Cto, oltre che al comando della polizia locale. Senza riscontri.
Spostandoci in altre zone della città, cambia il palcoscenico ma la tragicommedia è sempre la stessa. Le attrici protagoniste sono ancora loro: le barriere architettoniche. In largo Ignazio Chiurlia, sede dell’assessorato al Welfare, dove c’è l’ufficio per il rilascio dei contrassegni per disabili, il nostro lettore lamenta la carenza di pedane per favorire l’accesso dei soggetti costretti sulla sedia a rotelle, oltre alle difficoltà oggettive nel muoversi autonomamente a causa delle chianche «non in perfette condizioni», che costituiscono la pavimentazione.
Altre criticità si registrano in via Gaetano Devitofrancesco, nelle vicinanze del centro per l’impiego, per effetto della carenza di parcheggi destinai ai disabili. Come ci racconta Cataldo, lungo questa strada ce ne sono soltanto due, «di cui uno numerato perché assegnato a un residente».
Emanuele afferma di aver già segnalato tutto al comando della polizia locale e agli organi comunali competenti, fino a scrivere persino al sindaco Antonio Decaro. Ma, a oggi, nulla è cambiato.
«Siamo disabili e non siamo tutelati - afferma Emanuela Cataldo - I politici si fanno vedere soltanto durante il periodo delle elezioni, promettono di intervenire e, dopo il voto, ognuno va per la sua strada». Infine, il nostro lettore lancia un appello a quanti, affetti da disabilità, si sentano di fare fronte comune per rivendicare quei diritti, a quanto pare, tuttora negati. «Molti disabili sono ormai sono stanchi di lamentare carenze e criticità - conclude - Sono rassegnati, perché pensano che non cambierà nulla. Ma dobbiamo essere uniti e avere la forza di dire tutto ciò che non va». E bisogna farlo soprattutto per Bari. Perché possa diventare, finalmente, una città a misura di disabile.