L'intervista

«Da che mondo è mondo», da Brindisi Maggiore, autoprodotto, canta il mare e la felicità

Bianca Chiriatti

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Vincenzo Maggiore ha pubblicato il suo secondo album con Puglia Sounds, raccontando il suo universo emozionale

Da che mondo è mondo è il titolo del secondo album di Maggiore (Vincenzo Maggiore) uscito il 21 gennaio 2019 su tutti i portali e store digitali, che arriva a quattro anni di distanza dal disco d'esordio, Via di Fuga. La nuova produzione, patrocinata da Puglia Sounds, è disponibile su tutti gli store online, anche se il cantautore ha distribuito una serie di copie fisiche durante la presentazione al Teatro Verdi di Brindisi, in tiratura limitata. «Nonostante sia un artista autoprodotto - ha dichiarato - ho voluto comunque stampare le copie degli album perché sono ancora legato agli oggetti, ho voluto creare questo "biglietto da visita"». Abbiamo fatto due chiacchiere con Vincenzo per parlare della sua musica, che parte da un comune denominatore, quello del mare, mare come strada di salvezza di un popolo in fuga, mare come odissea: «Nel periodo di gestazione del lavoro - racconta - ho riscoperto il mare. Vivo in una città di mare, a Brindisi, ma mi ci sono voluti 30 anni per avvicinarmi, e molto è grazie a un gruppo di Vogatori, i Rèmuri, che mi hanno fatto avvicinare al canottaggio a sedile fisso sulle lance a dieci remi. Questa cosa mi ha segnato molto»

Sono passati quattro anni dal tuo primo disco, in questo secondo lavoro le canzoni non sono totalmente autobiografiche

È un po' la prosecuzione naturale. Via di Fuga era un lavoro che ha raccolto brani scritti negli anni su cui ho lavorato principalmente io, Da che mondo è mondo non è nato per un obiettivo preciso, le canzoni le ho arrangiate insieme al chitarrista Umberto Coviello e ogni brano rispecchia una visione d'insieme, che può essere condivisa da un gruppo di persone, ristretto e non. Kush me degjon, ad esempio, è una traccia che racconta la mia comunità, una storia che ricorda lo sbarco degli albanesi a Brindisi nel '91 e tutti i sentimenti ad esso legati. Nel 1991 ero poco più che un bambino, ma uno sbarco di 27mila persone in una città che ne contiene 90mila ti segna in qualche modo. Mi piace il concetto di condivisione, è come se questo lavoro descrivesse un universo emozionale, con i suoi estremi: un estremo è Modi di dire, che al suo interno ha una frase topica, "Le cose belle hanno i minuti contati", l'altro è Delacroix (singolo pubblicato qualche giorno fa), che parla della ricerca della felicità, a cui ognuno aspira secondo i propri parametri e le proprie scelte.

Cos'è che ti rende felice?

Sicuramente aver faticato per raggiungere un obiettivo di questo tipo: quando sei da solo da un punto di vista gestionale ovviamente non è facile. Ho la fortuna di avere tanti collaboratori, ma mi rendo conto che molto dipende da me. Realizzare un secondo disco in questo modo, con sessioni intensissime di studio di registrazione, insieme alla band (Carlo Madaghiele - tastiere e synth, Andrea Miccoli - batteria, Alessandro Muscillo - basso e cori, oltre al già citato Umberto Coviello), è stata una bella storia. L'altra soddisfazione, poi, è che chi ascolta il lavoro ha notato delle differenze con il precedente, e lo sta apprezzando.

Tu sei un cantante indipendente, autoprodotto e - dettaglio non trascurabile - vivi al Sud: cos'è che ti rende credibile nel panorama musicale attuale

Sono onesto: ho avuto poche possibilità e non sono andato troppo a cercarmele. Il lavoro insieme a Umberto è stato quasi una co-produzione. Il bello dell'indipendenza è che non devi dare retta a nessuno: non devi seguire il gusto attuale, non devi pubblicare il disco entro una data, non devi vestirti in un certo modo. Anche se comunque mi piacerebbe metterci un piede in una dimensione diversa, che mi consentirebbe di calcare palchi grossi, anche se ho fatto già il Primo Maggio a Matera nel 2017, il MEI - Meeting degli Indipendente, il Taranto Rock Festival, e diverse aperture importanti (Max Gazzè, Samuele Bersani, Simona Molinari, Nomadi, Zibba). So di aver lavorato tanto, suonato in situazioni che sono state una vera palestra, ma oggi il progetto inedito lo tutelo, e soffro molto quando mi trovo davanti un pubblico a cui non importa ciò che sta ascoltando. Questo è un problema che non rilevo solo su di me, è un momento storico in cui fra i giovani c'è una disattenzione e un disinteresse che sfociano nella maleducazione. Il mio progetto inedito per questo lo tutelo, valuto le offerte. La scorsa settimana sono andato a suonare a Padova, dove ho trovato una dimensione che qui manca: c'era una sala, un service, e 50 persone che mi hanno ascoltato per un'ora e un quarto. Poi magari il disco l'hanno acquistato in tre, ma è già qualcosa.

Quali sono i tuoi progetti imminenti?

Non so come sia successo, ma nel momento in cui dovrei stare a pensare a suonare questo disco sto già scrivendo altro. Sabato 16 marzo suoneremo in un piccolo locale a Brindisi, ma ci tengo che lo suoniamo tutti e cinque, perché è un album studiato, che ha un suono d'insieme. In qualche modo mi ritrovo già a pensare a nuovi motivetti... è tutto in itinere! Sempre il 16 sarò a Musica Contro le Mafie, organizzato da Libera presso il CAG Brindisi per i giovani, E poi ancora il 22 marzo a San Vito dei Normanni (Br), il 23 a Rionero in Vulture (Pz), il 29 a Calimera (Le), il 12 aprile a Galatina (Le) e il 13 aprile a Oria (Br).

 

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