Tour del Gusto

Campagna olearia «scarsa», ma la qualità è garantita

Barbara Politi

Responsabilità di un’estate siccitosa e delle poche precipitazioni primaverili e invernali. Prezzi invariati rispetto all’anno scorso

Resa di produzione più scarsa rispetto allo scorso anno e buona qualità. Sono i parametri della campagna olearia 2024, che in queste settimane sta vedendo all’opera i produttori italiani e pugliesi. Se a livello mondiale si registra un incremento di produzione fra i più importanti paesi produttori di olio, a partire dalla Spagna, a livello locale l’annata si presenta “scarica”. Responsabilità di un’estate siccitosa, delle scarse precipitazioni primaverili e invernali, che hanno naturalmente causato delle problematiche agli oliveti non irrigui. «Il calo della resa in olio c’è ed è un dato di fatto», ha chiarito Francesco Barba che, insieme a sua moglie Grazia, guida “Donna Oleria”, una fra le più premiate aziende olearie del Salento, con sede a Monteroni di Lecce. «Per quanto riguarda l’inizio della campagna stiamo riscontrando un livello qualitativo molto alto; non ci sono stati attacchi della mosca né situazioni che potessero influire negativamente sull’aspetto “qualità” dell’olio. Dalle prime moliture, possiamo dire di ritenerci soddisfatti», ha spiegato il produttore di olio che, però, ha posto l’accento sul calo della resa, «di gran lunga inferiore rispetto al carico eccezionale dello scorso anno». Proprio qualche giorno fa, ad Andria, veniva rinnovato il patto etico a difesa dell’olio Evo, «con l’obiettivo di fare fronte comune contro le speculazioni sul prezzo e sulla qualità del prodotto». Buone prassi per contribuire a diffondere la cultura dell’olio, che può diventare strategica anche per valorizzare il lavoro dei produttori pugliesi. «Il consumatore è oramai consapevole che un prodotto di elevata qualità ha un costo superiore, vero. Ma tanta strada resta da fare, soprattutto nelle scuole, dove è necessario insegnare ai ragazzi a riconoscere i veri oli extravergine da altre situazioni», ha specificato Barba. Dati alla mano, ad aver maggiormente acquisito competenze e conoscenze in materia sono proprio i turisti che vengono dall’estero, «che rispetto ai nostri connazionali sono più preparati, soprattutto per quel che concerne le proprietà benefiche del principe della Dieta Mediterranea». Insomma, se i tempi in cui le istituzioni riservavano all’olio una posizione marginale sembrano lontani, «perché si è compreso che questo è un comparto su cui è necessario tornare a investire», i passi da fare sono ancora tanti. Ad esempio, «un piano olivicolo nazionale che contempli un aumento considerevole della produzione e un maggiore livello qualitativo», ha chiarito il produttore salentino. Sul versante dei prezzi, poco dovrebbe variare: «Ci sarà una generale riconferma dei prezzi della passata campagna di produzione, senza grossi scossoni». Affermazioni condivise da Francesco D’Orazio, titolare dell’omonima azienda olearia di Conversano, in provincia di Bari. «È una campagna scarsa, con un range di produzione da stimare tra il 25 e il 35 per cento. Rispetto al resto del Paese, dove la situazione è migliore, in Puglia il caldo e la siccità hanno contribuito abbondantemente alla mancata allegagione di molte olive. L’agricoltore che ha irrigato nel periodo di fioritura dell’olivo avrà sicuramente un quantitativo maggiore rispetto a chi purtroppo non l’ha fatto», ha detto il frantoiano. Prodotto di qualità medio-alta assicurato, quindi, anche secondo D’Orazio, «con le recenti piogge che favoriranno una buona lavorazione dell’oliva, nonostante un lieve attacco di mosca che nel nord della Puglia si è verificato». Tema prezzi un po’ sofferto: «Quest’anno abbiamo venduto l’olio a un prezzo superiore di 10 euro, con grande fatica. Per la prima volta il gap tra il prezzo dell’olio a scaffale e quello proposto dai frantoi si è assottigliato –, ha commentato il produttore – ma ci vuole tempo per abituare il consumatore al vero e giusto prezzo dell’olio. Le istituzioni poco possono fare se le condizioni di mercato sono queste». Lo scenario, con la produzione galoppante della Spagna da una parte, («la vera candidata a dettare i prezzi»), e la necessità di posizionamento della Puglia, dall’altra, è da tenere in osservazione. Perché, come dicono i produttori locali, «il rischio di perdere quote di mercato è dietro l’angolo».

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