La cerimonia
Vinitaly, l’economia del vino resiste e mobilita mezzo Governo
Tajani: «Siamo accanto ai produttori, stop barriere doganali e concorrenza sleale»
Se mezzo Governo e la terza carica dello Stato corrono al taglio del nastro della 56esima edizione del Vinitaly a poche ore da una notte contrassegnata dall’uso delle armi, vuol dire che il fatto è serio. Che, cioè, il Salone internazionale del vino e dei distillati in programma a Veronafiere fino a mercoledì 17 aprile merita - malgrado tutto - attenzione ai massimi livelli, tanto che oggi è attesa la premier Giorgia Meloni. Dopo aver commentato la pericolosa escalation in Medio Oriente, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ricordato che «quello del vino è un comparto identitario incredibile. Ogni vino, infatti, ha una sua tradizione e storia ma è anche un alimento universale». Nel suo intervento Fontana ha ringraziato anche «gli operatori nazionali e internazionali presenti in fiera, oltre alle istituzioni che hanno contribuito alla crescita di Vinitaly facendolo diventare un orgoglio non solo per i veronesi ma per tutti gli italiani».
Con oltre 4mila cantine da tutta Italia e da 30 nazioni, Vinitaly si conferma l’unico brand fieristico rappresentativo della varietà del made in Italy enologico nel mondo. Un risultato confermato anche dalle attese dell’edizione 2024 pronta a replicare il successo dell’anno scorso con oltre 30mila operatori esteri della domanda da 140 Paesi presenti in quartiere: un terzo del totale. Quest’anno sono 1200 i top buyer da 65 nazioni pronti a conoscere e ad avviare trattative con le imprese espositrici. Numeri in aumento del 20% rispetto al 2023, ottenuto grazie una potente campagna di incoming, realizzata anche con il sostegno di Ice, che per la prima volta ha coinvolto tutti i player istituzionali della promozione. Una diplomazia del business per far crescere il settore e le imprese con la Puglia e la Basilicata in grande spolvero.
Per Antonio Tajani, ministro degli Esteri e del commercio estero, «tutti i nostri imprenditori del settore del vino devono sapere che non sono soli. C’è un governo che li sostiene e lavora per abbattere le barriere doganali e la concorrenza sleale. Mi auguro che anche a Bruxelles le cose cambino: difendiamo la dieta mediterranea e abbiamo detto in maniera molto chiara che è una stupidaggine colossale dire che il vino è un prodotto cancerogeno. È falso da un punto di vista scientifico. È un attacco proditorio quello contro il vino e contro la dieta mediterranea che va respinto».
Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha ricordato che «il vino italiano vale quasi di 8 miliardi di export e i consumatori sul perché mercato interno lo scelgono esprime qualità, e dà sicurezza. Magari se ne beve un po' meno, ed è corretto bere con moderazione perché credo che la cosa migliore sia bere bene cioè qualità, al prezzo giusto per remunerare la filiera, chi produce uva fino agli enologi, i trasformatori e i distributori per dare equilibrio e creare ricchezza in questa Nazione». Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy ha ricordato che «Vinitaly è la migliore anteprima che si potesse avere per la prima giornata del made in Italy che si celebra proprio domani in tutta Italia con oltre 300 eventi. La grande straordinarietà di questa manifestazione è che non è un padiglione espositivo, che potrebbe trovarsi ovunque nel mondo. È un assaggio di territorio, dove i buyer possono assaporarne la cultura. Quello che è accaduto negli ultimi 20 anni con i prodotti enogastronomici grazie alle indicazioni geografiche – gli Igp i Dop – che ci hanno fatto grandi nel mondo e che ci hanno fatto percepire all’estero come produttori di qualità, accadrà nei prossimi 20k anni con le indicazioni geografiche sui prodotti industriali e sui manufatti». Presente anche Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura: «Prosegue il matrimonio felice tra arte e vino. Se guardiamo alle opere in mostra qui a Vinitaly si comprende che questa eccellenza italiana è la risultante di un lungo processo storico, di una lunga tradizione che si rinnova. Siamo un’eccellenza in questo ambito perché abbiamo alle spalle una storia, un’artigianalità e una capacità di produrre che è qualcosa di secolare. Stiamo lavorando con il ministro Lollobrigida perché l’Unesco riconosca anche la cucina italiana come bene immateriale. L’Italia è una superpotenza culturale proprio perché rappresenta un unicum di civiltà». Sostegni, aiuti, impegni per un settore che secondo Matteo Zoppas, presidente di Ice Agenzia, «sta vivendo un momento di grandi sfide. In un contesto dove l’imprevedibilità è diventata la regola, autorevoli istituti in queste ore stanno comunque prevedendo una ripresa per la seconda parte dell’anno 2024 e nel 2025».