Cultura

L’Atleta di Taranto rivive grazie all’arte: Sal Velluto dona al MArTA l’illustrazione che celebra l'eroe del 480 a.C. L'intervista all'artista

Il fumettista tarantino di fama internazionale omaggia la città con un’opera che restituisce vita e gloria al celebre atleta sepolto in via Genova. La direttrice Falzone annuncia nuove ricerche scientifiche in vista dei Giochi del Mediterraneo 2026

Un cold case dell’antichità torna a pulsare grazie alla matita di un artista tarantino che ha conquistato gli Stati Uniti. Il mistero è quello della morte di un giovane atleta vissuto intorno al 480 a.C., il cui scheletro, uno dei reperti più affascinanti e identitari del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, è custodito da decenni nella sala VII del MArTA. A restituirgli volto e gloria è oggi Sal Velluto, classe 1956, disegnatore per Marvel, DC, Valiant e numerose case editrici internazionali, che ha deciso di donare alla città una sua illustrazione dedicata al celebre “Atleta di Taranto”, cedendone anche il copyright.

L’opera, realizzata nel 2024, immagina il giovane campione nel momento di massimo splendore: un corpo vigoroso, unto dell’olio sacro di Athena che, raffigurata alle sue spalle, consacra la vittoria. Attorno a lui i trofei che ne testimoniano l’eccellenza sportiva – le anfore rinvenute integre e in frammenti nella sua sepoltura scoperta in via Genova nel 1959 – simboli delle discipline in cui brillò: corsa con le quadrighe, pugilato, pentathlon, salto in lungo e lancio del disco. Accanto, Nike, dea alata della vittoria, e le colonne doriche sormontate da galli, richiami alla simbologia antica e alla tradizione ceramica degli artigiani grottagliesi.

L’illustrazione arriva mentre sull’atleta si concentrano nuovi studi multidisciplinari. «C’è un fermento di ricerche attorno a questo unicum mondiale: un atleta giunto fino a noi con un bagaglio straordinario di informazioni sul suo stile di vita e sul modello culturale dell’epoca», spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone. «L’omaggio di Sal Velluto è perfettamente in linea con la nuova stagione di indagini che presenteremo al pubblico in occasione dei prossimi Giochi del Mediterraneo».

Non è la prima volta che l’Atleta di Taranto conquista la scena internazionale: nel 2008, una riproduzione dello scheletro e il corredo funerario originale furono ospitati alle Olimpiadi di Pechino come testimonianza unica dell’atletismo antico. Nel 2026, per i Giochi del Mediterraneo, sarà invece il reperto autentico – con i suoi trofei e la sua storia – a rappresentare Taranto.

«A visualizzare la gloria dell’atleta sarà la mia illustrazione, che spero possa trovare posto nell’immaginario di chi la guarda», afferma Sal Velluto, emozionato nel riportare a nuova vita uno dei simboli più potenti della sua città.

L'INTERVISTA (di Alessandra Macchitella)

La Tomba dell’atleta è stata scoperta nel 1959 a pochi passi da casa sua. Che effetto le fa raccontare proprio quella figura?
«La tomba era letteralmente del mio rione. Avevo tre anni quando la scoprirono, per me l’atleta è sempre stato come un vicino di casa. La fantasia poi fa il resto e ti permette di tornare indietro nel tempo. Per questo riportare la mia arte nella città d’origine, su una figura così identitaria, è stata un’emozione particolare».

Nel suo tratto convivono epica dei comics e ricerca storica. Come ha unito i due mondi?
«L’esperienza con i fumetti supereroistici è stata fondamentale. Le figure della storia e della mitologia di Taranto possono parlare ai giovani proprio grazie a quel linguaggio. Oggi molti conoscono meglio la mitologia moderna dei supereroi che quella antica. Dal punto di vista estetico, il fumetto dà tridimensionalità: lo stesso approccio l’ho usato per reinterpretare simboli classici, anche lo stemma di Taranto, dove il delfino è sempre stato rappresentato in maniera piatta».

Quanto lavoro di ricerca c’è dietro l’illustrazione dell’Atleta di Taranto?
«Come nel fumetto, per rendere credibile un personaggio bisogna studiare a fondo. Ho analizzato le gare, lo stile di vita, la preparazione, l’alimentazione degli atleti dell’epoca. Ho costruito i muscoli su uno scheletro, come si fa con i supereroi, ma con un’attenzione filologica. Ogni dettaglio non è solo decorativo, serve a raccontare un aspetto della vita dell’atleta, a trasformare l’opera in uno strumento educativo».

La sua illustrazione accompagnerà anche i Giochi del Mediterraneo. Che valenza ha questo aspetto?
«Ha una funzione comunicativa molto forte. L’opera finirà su gadget e materiali legati ai Giochi, diventando un ricordo per chi visiterà Taranto. È un modo per portare la nostra storia fuori dal museo e metterla nelle mani delle persone».

Dopo quarant’anni negli Stati Uniti, resta un legame forte con Taranto?
«Assolutamente sì. Vivo in America ma il mio cuore è sempre in Puglia. Ho avuto una carriera fortunata con le più grandi case editrici del mondo, ho lavorato su personaggi come Black Panther, che poi ha vinto tre Oscar. Ora voglio dedicarmi a progetti che abbiano una ricaduta concreta sulla mia città. È una forma di restituzione».

Che cosa consiglia ai giovani che desiderano entrare in questo mondo?
«Ai ragazzi dico sempre che come nel calcio, se vuoi diventare un giocatore di Serie A devi imparare a giocare come loro. Lo stesso vale per il disegno, ora che la competizione è mondiale. Se ti scoraggi, vuol dire che non era la tua strada».

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