La scomparsa

Addio a don Pinuccio Caroli, cuore della politica pugliese

Pietro Andrea Annicelli

Aveva 94 anni, un riferimento storico per Martina Franca

Giuseppe Caroli, per i concittadini di Martina Franca don Pinuccio, se n’è andato due giorni prima di compiere novantaquattro anni. Da tempo, però, era sospeso, a causa della malattia, in un limbo indefinito di tempo e spazio.

Le ultime foto rese pubbliche risalgono al compleanno dei novant’anni. Quello che era stato uno dei politici più influenti della Puglia tra i secondi anni Settanta e i primi Ottanta appariva, anziano ma lucido con la caratteristica chioma imbiancata, in mezzo alla sua bella famiglia: la moglie Adelina Casavola, pittrice, che ha annullato la presentazione della sua ultima personale per l’aggravarsi delle condizioni del marito, e i figli Marcella, insegnante, Giovanni, magistrato, Mario, avvocato come lui e che, sui social, mostra orgoglioso le foto del battesimo con un padrino d’eccezione: Giulio Andreotti.

Proprio della corrente andreottiana della Democrazia Cristiana, dopo l’adesione iniziale a quella di Mariano Rumor che lo aveva candidato deputato a soli trentasei anni dopo vari incarichi a Martina Franca e a Taranto, Giuseppe Caroli è stato un referente instancabile. Alla Camera ininterrottamente tra la quinta e l’undicesima legislatura dal giugno 1968 al gennaio 1994, per dieci anni, tra il terzo Governo Andreotti e il primo Governo Craxi, egli è stato sottosegretario di Stato: alla Difesa, alla Marina Mercantile, alle Finanze. Componente di varie commissioni parlamentari, ha partecipato alla stesura di circa trecento leggi e progetti di legge tra cui l'elezione diretta del sindaco, l’abolizione della pena di morte nel Codice penale militare di guerra, la realizzazione e la gestione d’un acquedotto sottomarino tra l’Italia e l'Albania.

Molteplici gli incarichi internazionali. Presidente di un’associazione d’amicizia con la Libia, è il primo esponente di governo italiano a incontrare un pari grado libico e a concordare importanti forniture energetiche dopo l’espulsione degli italiani dalla Libia nel 1970. Il ministro Francesco Compagna lo incarica di rappresentare l’Italia a Parigi e a Bruxelles. A Washington incontra il segretario di stato americano George Schultz.

Nel collegio di Taranto-Brindisi-Lecce, e in particolare a Martina Franca dove aveva la segreteria nella casa di famiglia nel centro storico e accoglieva le personalità, tra cui Sandro Pertini, nella masseria in Contrada Bradamonte, Giuseppe Caroli fu una sorta di principe confessore. Don Pinuccio, il lavoro. Don Pinuccio, la bottega. Don Pinuccio, il militare. Don Pinuccio, la promozione. Sono anni in cui a Taranto gli investimenti pubblici, tra il raddoppio del siderurgico, il trasferimento dell’area navale dal Mar Piccolo al Mar Grande, l’Arsenale militare, moltiplicano i posti di lavoro e quindi i consensi. Nel 1979, con 108.629 preferenze, è tra i deputati più votati in Italia. Quattro anni prima a Martina Franca, dove ai suoi sostenitori piaceva definirsi carolingi, aveva riunito gli imprenditori le cui donazioni finanziarono inizialmente il Festival della Valle d’Itria ideato dal fratello Alessandro.

L’ultimo incarico in politica è del 2003 a settantadue anni: coordinatore regionale degli enti locali per Forza Italia. Dopo la diaspora democristiana, aveva inizialmente aderito al Centro Cristiano Democratico di Pier Ferdinando Casini. Nella tomba di famiglia c’è una scritta: laissez dire. Ricorda il detto stoico, molto andreottiano, dell’Inghilterra vittoriana: never complain, never explain. A lungo interprete del destino della comunità ionica e salentina che in Valle d’Itria trova il suo centro settentrionale, Giuseppe Caroli lascia il ricordo di tempi migliori di quelli che viviamo.

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