la città

Taranto, revocato l’appalto per la pulizia ambientale al rione Tamburi

Valentina Castellaneta

Interessa 5 plessi scolastici, ieri sit-in davanti al Comune

Un secchio pieno di polvere rossa che «brilla al sole» raccolto, proprio ieri mattina, dai davanzali della scuola De Carolis, accanto alle collinette ecologiche che separano il quartiere Tamburi dalla fabbrica. È la prova di un lavoro «necessario» che gli operai della Parente Service hanno portato al sindaco di Taranto, Piero Bitetti, che ieri mattina, dopo un piccolo sit-in, li ha ricevuti a Palazzo di Città. Il loro appalto è stato revocato, perché il Comune non ha più fondi per le pulizie ambientali nei cinque plessi scolastici del rione accanto all’Ilva. Nonostante le diverse prescrizione dell’Amministrazione comunale e richieste dirette al ministro dell’Ambiente, nella nuova Autorizzazione Integrata ambientale, il Governo Meloni ha tagliato il fondo: si tratta di un tesoretto di 800mila euro complessivi l’anno previsti nell’Aia 2012, che servivano per la pulizia di davanzali, finestre, cortili, giostre e spazi esterni alle scuole, per garantire la sicurezza di alunni e personale scolastico.

Al sindaco i lavoratori hanno presentato oltre mille firme di genitori, cittadini, insegnanti e personale Ata, con la richiesta di annullare la revoca del servizio. Il primo cittadino, da parte sua, ha fissato un nuovo incontro per martedì 11 novembre. Servirà a delineare il percorso finalizzato a chiudere una vertenza che, secondo i Cobas di Taranto, non ha solo ricadute occupazionali, ma anche sociali, sanitarie, ambientali e riguarda tutta la collettività jonica.

Antonio Scarnera è uno dei 13 operai che rischiano di perdere il lavoro e per lui la posta in gioco e più alta. «Non riguarda solo noi – racconta – o questo servizio. L’Aia ha tagliato proprio i fondi per le bonifiche a tutto il quartiere Tamburi. Il nostro intervento è necessario perché siamo a ridosso dell’Ilva dove i bambini vanno a scuola. Ci sono circa 1500 alunni che frequentano quei plessi. Noi tutti i giorni, tutti i giorni, togliamo questo minerale. Visto che l’Aia ha deciso che l’Ilva non inquina più e non è più necessario bonificare il quartiere, noi abbiamo preso la polvere e l’abbiamo portata al sindaco. È lui che deve imporre di dare i fondi per le scuole e le pulizie dei Tamburi, invece è sotto scacco. Ha mandato una semplice lettera alla ditta per la revoca dell’appalto. Nessuna impugnazione al Tar, non ha mosso un dito».

Salvatore Stasi dei Cobas, ha chiesto ufficialmente ai dirigenti scolastici dei Tamburi di chiudere i plessi per la sicurezza dei lavoratori e degli alunni appena il servizio sarà interrotto, ma non solo. «Noi – ha detto prima di incontrare il sindaco Bitetti – non ci muoveremo da qui, non lasceremo il presidio, finché non avremo una risposta. Non si può interrompere un servizio da cui dipende la salute di così tanti bambini, che frequentano dall’asilo alle scuole medie inferiori». Per il sindacalista il costo delle pulizie straordinarie, ora dovrebbe essere erogato da Regione, Comune e Provincia. «Se l’Aia non prevede più il fondo, questi soldi vanno trovati per dare la continuità e poi fate ricorso».

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