Viabilità

«Quel budello sulla SS7 incubo degli automobilisti», caos quotidiano tra Mottola e Massafra

Domenico Santoro

«Attraversare Massafra è diventato un viaggio della speranza. Il tratto urbano della SS7 si riduce a una corsia per senso di marcia. Oltre 700 veicoli ogni ora, decine di mezzi pesanti, si riversano tra case, negozi e passaggi pedonali scaricando polveri inquinanti»

C'è un luogo in Puglia dove la contraddizione esplode in tutta la sua evidenza: è Massafra, ultima cittadina prima di raggiungere Taranto, corridoio di accesso a un'area dove stride il contrasto tra l’archeologia industriale e i prodromi della “Green Hydrogen Valley”.

Mentre la Puglia celebra record turistici, aeroporti in espansione, droni, interporti e persino voli suborbitali, emergono le slabbrature infrastrutturali di una provincia, l’unica affacciata sullo Ionio, un tempo culla della Magna Grecia, spesso trattata come una Cenerentola.

È proprio qui, nel cuore della provincia trascurata, che la modernità promessa si inceppa. Il nodo viario tra Mottola e Massafra — snodo cruciale verso Taranto — è oggi un incubo. Dove ci si aspetterebbe fluidità e sicurezza, c'è un caos quotidiano. Massafra, da sempre crocevia di storie e civiltà, oggi è in balia di un traffico stagnante e illogico.

Chi arriva in città resta colpito dalla bellezza delle gravine e dalla fama misteriosa dei "Masciari", dove gli spalti delle gravine, su cui sorge maestoso il Castello Medievale, sembrano la radiografia di un’antropizzazione cominciata quattro secoli prima di Cristo.

Ma l’incanto svanisce nel giro di pochi chilometri: attraversare Massafra è diventato un viaggio della speranza. Il tratto urbano della SS7 si riduce a una corsia per senso di marcia. Oltre 700 veicoli ogni ora, decine di mezzi pesanti, si riversano tra case, negozi e passaggi pedonali scaricando polveri inquinanti. Un paradosso che dura da decenni.

Intanto, la narrazione ufficiale continua a parlare di miracoli: distretti digitali, start-up spaziali, ecosistemi tech. Ma la modernità si misura con la qualità della vita, non dai rendering o dai convegni. E tra Mottola e Massafra, la distanza tra immagine e realtà è sconfortante.

Non è solo un problema infrastrutturale. È una questione politica e culturale. La storia della SS7 è fatta di promesse mancate. L’A14, nel 1975, si fermò lì. Nessun prolungamento verso Sibari o Brindisi. I progetti restano sulla carta, i fondi promessi si perdono nelle procedure — cavalcaferrovia di via Ferrara docet. L’unico ponte utile, costruito in occasione del raddoppio ferroviario, si innesta nel centro abitato, aggravando il problema.

Nel frattempo, la costa jonica attira turisti, da Marina di Pulsano a Gallipoli, passando per Porto Cesareo. Ma raggiungerla da nord, in estate, è un calvario. La coda tra San Basilio, Mottola e Massafra è diventata un rito estivo, capitolo incidenti mortali a parte. Il vantaggio di un aeroporto moderno si dissolve nel traffico per raggiungere il mare.

E tutto questo in una provincia che ha pagato un prezzo altissimo allo sviluppo industriale, ospitando l’acciaieria più grande d’Europa. Un colosso che ha inghiottito risorse senza restituire infrastrutture. Ha stretto Taranto da un lato e paralizzato l'entroterra dall’altro.

La Puglia sembra non accorgersene. Corre veloce nei racconti istituzionali, ma lascia indietro la provincia che sostiene il peso delle promesse non mantenute. La viabilità ferma è il segno tangibile di una visione miope e disuguale: da un lato si sogna lo spazio, dall’altro non si riesce a garantire due corsie in un tratto nevralgico.

Serve un cambio di passo, immediato e concreto: la variante alla SS7 a 2×2 corsie; il cavalcaferrovia verso la SS106 per collegare la cittadina con la sua area produttiva; corsie protette per pedoni e ciclisti.

La Puglia che sogna lo spazio non può restare bloccata sulla SS7. È tempo di rimettere i piedi per terra, per ripartire davvero.

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