Il fenomeno
Famiglie monogenitoriali, sono 15mila a Taranto: «Ben 11mila sono donne, ma solo 2 su 5 lavorano»
Taranto non è una città per donne, solo il 40 per cento tra i 25 e i 64 anni ha un’occupazione. Forse, non è neanche una città a misura per le famiglie, vista la mancanza di servizi
Taranto non è una città per donne, solo il 40 per cento tra i 25 e i 64 anni ha un’occupazione. Forse, non è neanche una città a misura per le famiglie, vista la mancanza di servizi a sostegno denunciata, negli ultimi mesi, da associazioni e sindacati. «Nella nostra città – conferma Tiziana Ronsisvalle, della segreteria territoriale di Cgil e responsabile del welfare - non ci sono politiche per l’infanzia, per l’adolescenza, o condizioni di ristoro che possano alleggerire il carico femminile».
Secondo i dati ricavati da Cgil Taranto, aumentano sempre di più le fasce più deboli della popolazione. Nuove povertà di cui fanno parte anche le famiglie mono genitoriali, che nella città dei due mari sono addirittura 15mila (dati aggiornati al 2023 provenienti dall’ufficio statistico del Comune). Di queste famiglie guidate da un solo genitore, sono 11 mila quelle gestite da donne, mamme sole con la responsabilità di sostenere i figli nella loro crescita. «Si incrociano – commenta Ronsisvalle - una serie di elementi. Il primo è che avendo acquisito un dato così importante sulle famiglie, la contrattazione sociale territoriale dovrebbe porre attenzione. Eppure è un dato che quando ci troviamo ai tavoli non emerge. Noi lo abbiamo ricercato perché come sindacato abbiamo pensato fosse opportuno mettere le lenti in ottica di genere e capire cosa succede. Se guardo il territorio senza i dati su cui riflettere la contrattazione non potrà essere mirata. Se 11 mila famiglie hanno una gestione mono genitoriale femminile, io devo agire in modo da capirne bisogni e colmare le loro difficoltà». Una disattenzione che, secondo la sindacalista, riguarda il sostegno alla genitorialità in generale e quella femminile in particolare.
Il dato che peggiora nella sua complessità, se si pensa che a Taranto, secondo i dati di Inps, le donne inoccupate nella fascia d’età tra 25 e 34 anni sono il 57,4 per cento. Non va meglio nella fascia tra 35 e 49 anni con un 58,2 per cento e nella fascia tra 50 e 64 anni dove a non lavorare sono il 66,8 per cento.
«Quello che manca – sottolinea Ronsisvalle – è una lunga visione di prospettiva. C’è tutto un altro mondo a cui possiamo affacciarsi, fatto di bandi e fondi. Per migliorare la vita delle persone Basta cominciare dai marciapiedi che, in alcuni quartieri della città, già una persona normodotata fa fatica a passare, figuriamoci una mamma con un passeggino. Noi vorremmo fosse dato spazio alle politiche per l’infanzia, per le politiche abitative, che non possono essere solo gli asili comunali. C’è bisogno di progettare una città educante, con uno sguardo più largo: una mamma o un papà solo, anche con un reddito medio di 1600 euro mensile, con un bimbo o una bimba a carico fa fatica ad andare avanti oggi». Scuola, doposcuola, sport, cure mediche, quotidianità, sono costi aggiunti per le famiglie, ma necessari, che incidono sul reddito familiare. «In questo incide il divario occupazionale – aggiunge la sindacalista - che crea un gap di genere. La cura familiare, dai minori alla gestione degli anziani, è sulle spalle delle donne e i dati lo dimostrano. Ancora oggi abbiamo un retaggio culturale che fa fatica a smontarsi, anche fra i più illuminati. Istruzione, educazione e cultura difficilmente vanno di pari passo, figuriamoci nelle periferie dove questo retaggio viene acuito. In buona sostanza il welfare è ancora sulla pelle delle donne che faticano ad uscirne».