Il caso
Ex Ilva, i sindacati: «Urgente un tavolo a Palazzo Chigi». Peacelink: «Si neghi l'autorizzazione a produrre nello stabilimento»
«A incontro si sarebbe dovuti arrivare ad acquisizione avvenuta»
TARANTO - «Si è svolto il secondo incontro al Ministero del Lavoro per discutere della richiesta di proroga della cassa integrazione per i lavoratori di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria in scadenza oggi. Abbiamo ribadito la necessità che il tavolo a Palazzo Chigi sia convocato quanto prima perché i lavoratori e le organizzazioni sindacali non possono apprendere dagli organi di stampa quale sarà il loro futuro». Lo afferma in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil.
«Abbiamo appreso dalla discussione di oggi che non c'è più un piano di ripartenza, perché è in corso la trattativa di vendita dell’ex Ilva. L’azienda si è resa disponibile a ragionare delle richieste sindacali di continuità delle condizioni della precedente cassa integrazione e a ridurre da 3.420 a 3.200 i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione a rotazione. Si tratta di un numero ancora non adeguato, visto che la media dei lavoratori coinvolti è stata tra i 2.400 e i 2.500. Il Governo, da quando sono arrivate le offerte vincolanti, ha smesso di discutere con il sindacato. Per la Fiom-Cgil questo non è più accettabile. La nostra posizione rimane confermata: - afferma il sindacalista - non si può prescindere dalla presenza in equity dello Stato, dalla integrità del gruppo siderurgico, dalla garanzia occupazionale per i 10.200 lavoratori diretti, i 1.600 lavoratori di Ilva in AS, e i 5.000 lavoratori degli appalti. Pertanto, non accetteremo discussioni che prevedano esuberi. Se sarà necessario, l’incontro a Palazzo Chigi ce lo andremo a conquistare».
«L'incontro di oggi al ministero del Lavoro ci ha consentito di acquisire elementi importanti per continuare a confrontarsi per verificare le condizioni di poter raggiungere un accordo nell’interesse dei lavoratori. L’azienda ha confermato la disponibilità a concedere l’integrazione alla cigs, la riduzione del numero massimo da 3420 a 3200, la rotazione con nessun lavoratore a zero ore. Auspichiamo che l'aggiornamento del tavolo al giorno 4 marzo possa consentire di effettuare ulteriori riflessioni all’azienda per poter portare altri elementi migliorativi che avvicinino le parti al raggiungimento di un possibile accordo, a partire da un ulteriore riduzione dei numeri e del riconoscimento integrale di tutti i parametri salariali contenuti nell’accordo di luglio 2024 (pdr in welfare etc)». Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, e Davide Sperti, segretario Uilm Taranto.
«Auspichiamo - aggiungono - che nelle prossime ore giunga anche la convocazione del tavolo di monitoraggio a Palazzo Chigi per la vertenza dell’ex Ilva. La Uilm continuerà ad essere al tavolo fino a quando non si raggiungerà il miglior accordo possibile nell’interesse dei lavoratori».
«Al netto del passo in avanti fatto dall’azienda, e illustrato attraverso il numero dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, coinvolti nella cassa integrazione che, da 3.400 previsti nel piano di ripartenza, scende a 3.200, riteniamo ci possano essere ancora margini di miglioramento, per cui chiediamo un ulteriore sforzo in questa direzione, come anche per il welfare e per la continuità lavorativa, quindi che non siano dichiarati esuberi né per i dipendenti Adi né per gli Ilva in As. Alla luce di tutto ciò, ci sentiamo di dire che la convocazione a Palazzo Chigi, per affrontare la vertenza nella sua interezza, è un fatto molto importante». Lo ha detto Francesco Rizzo dell’esecutivo nazionale Usb al termine del tavolo al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione dei dipendenti Acciaierie d’Italia, nel giorno della scadenza degli ammortizzatori decisi nell’accordo siglato a luglio del 2024, alla presenza del direttore generale di Adi Maurizio Saitta e del direttore delle risorse umane Claudio Picucci. Il tavolo, conclusosi senza la firma, è stato aggiornato a martedì 4 marzo, alle 10.30.
«Riteniamo inoltre - ha aggiunto - che all’incontro di oggi si sarebbe dovuti arrivare ad acquisizione del nuovo proprietario già avvenuta, quando invece sappiamo che questo passaggio probabilmente richiederà ancora quasi un altro mese. Sarebbe stato importante perché non è indifferente sapere cosa farà il nuovo acquirente rispetto al piano di ripartenza; certamente esprimiamo preoccupazione in merito, e non vorremmo mai che determinati aspetti venissero rimessi in discussione», pur riconoscendo «la serietà con cui il nostro interlocutore, l'azienda, sta gestendo una fase delicatissima della storia dell’acciaieria, rispetto al passato».
IL COMMENTO DI PEACELINK
«La bocciatura da parte dell’Istituto superiore di sanità della Vis (Valutazione di impatto sanitario) presentata dai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria rappresenta un segnale forte. La Vis commissionata dall’azienda presenterebbe infatti criticità metodologiche che porterebbero a una sottostima del rischio sanitario effettivo». Lo sottolinea il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti.
«Noi - aggiunge - riteniamo che, in assenza di garanzie per la salute pubblica e in presenza di un parere così netto dell’Istituto superiore di sanità, non venga data l'autorizzazione a produrre allo stabilimento Ilva». «Taranto ha diritto a un futuro libero dalla spada di Damocle dell’inquinamento mortale per costruire un futuro di sviluppo sostenibile», conclude.