il caso
Taranto, le chat di fuoco dell'area Melucci contro i traditori dell’ultima ora: «Perché lo hanno fatto?»
Se le firme di Patano e Mele hanno sorpreso la maggioranza, quelle inutili di Odone e Stellato hanno fatto sorridere: «E questi mo che vogliono?»
«Ma perché ci hanno tradito? Perché?». È «tradimento», la parola più ricorrente il giorno dopo lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Taranto. A usarla, in realtà, come del resto era piuttosto facile immaginare, sono tra un messaggio e l’altro via Whatsapp, i consiglieri dell’ormai ex maggioranza.
Quella che la Gazzetta ha, da sempre, definito come l’area Melucci è al tappeto per l’uno-due sferrato da una coppia di insospettabili come Vittorio Mele e Michele Patano che, sino a giovedì scorso, facevano parte della maggioranza consiliare.
A loro due poi, ma a tempo scaduto, si sono aggiunte le dimissioni del consigliere regionale e comunale centrista, Massimiliano Stellato e di Mario Odone, ex M5s e poi passato al gruppo “Taranto futuro in corso”. Queste due ultime dimissioni, va detto, non hanno determinato lo scioglimento anticipato della massima assise cittadina, ma hanno lasciato al tempo stesso dei segni sul terreno della politica municipale. Dei segni ma, evidentemente, anche degli interrogativi. Tra questi, perché l’hanno fatto? Perché prendere le distanze da Melucci, con quel gesto inutile e tardivo, quando la nave condotta dall’ex sindaco era ormai affondata? E ancora, perché farlo quando in un’intervista rilasciata al nostro giornale, lo scorso 18 dicembre, lo stesso Stellato aveva dichiarato che sarebbe stato indisponibile a far cadere Melucci prima del previsto? Certo, si obietterà, non l’ha fatto almeno da un punto di vista formale, ma, per dirla con Benedetto Croce, filosofo liberale del Novecento, «in politica, la forma è sostanza».
E allora, la percezione è che quest’iniziativa, tardiva e inutile appunto, sia stata messa in campo solo per dar vita ad una posizione ibrida, mediana. Che non scontentasse nessuno: né Melucci mandato a casa, in realtà, con le 17 firme dei consiglieri di centrosinistra e centrodestra e né l’area progressista con cui Stellato e Odone vorrebbero comunque ricucire dei rapporti in una futura chiave elettorale (Regionali per il centrista, Comunali per l’ex pentastellato). Se questa è stata la genesi dell’iniziativa dei “dimissionari ad effetto ritardato”, la resa non sembra però essere stata particolarmente apprezzabile. Nel capannello dei consiglieri comunali di centrosinistra ancora presenti sul piazzale antistante l’ufficio Protocollo del Comune, all’arrivo di Stellato (e di Odone) più di qualcuno ha commentato stizzito e ha chiesto retoricamente: «Ma questo ora che vuole? Avrebbe potuto benissimo firmare prima, insieme a noi».
I firmatari pro scioglimento, appunto. Tra loro, a sorpresa, come già evidenziato, ci sono stati i 2 che hanno determinato la caduta dell’ex sindaco. E cosa hanno detto per spiegare il loro gesto politico? Molto poco, in realtà. Michele Patano ha assicurato di aver fatto questa scelta «con grande dolore» e Vittorio Mele ha fatto sapere che «c’era troppa tossicità in maggioranza, non si poteva più andare avanti». Ma dall’area Melucci hanno invece ribattuto così: «Questi tradimenti, perché di questo si tratta, ci hanno sorpreso».