La sentenza
Abusi e molestie sulle colleghe: condannato uno psichiatra nel Tarantino
Il tribunale ha inflitto all’uomo 2 anni e 2 mesi di reclusione e disposto il risarcimento. Gli episodi tra il 2020 e il 2021 in un Crap
TARANTO - È stato condannato a 2 anni di reclusione un medico psichiatra 70enne finito a processo dopo la denuncia di due operatrici socio sanitarie in servizio tra il 2020 e il 2021 in un Crap di un comune nel Tarantino, che lo avevano accusato di aver approfittato del suo ruolo per mettere in atto comportamenti sconvenienti e inappropriati nei loro confronti.
A deciderlo, nella giornata di ieri, è stato il collegio presieduto dal giudice Paola D’Amico, a latere Anna Lucia Zaurito e Raffaele Maria Tronci che ha inflitto una pena più lieve dei 3 anni chiesti dalla pubblica accusa, assolvendolo per uno degli episodi di violenza sessuale contestati. Il collegio ha infine riconosciuto una provvisionale alle due donne costituitesi parte civile attraverso gli avvocati Alessandro Cavallo e Marco Pomes.
Per l’imputato, assistito dall’avvocato Alessandro D’Elia, le accuse cristallizzate dal pubblico ministero Francesco Sansobrino, erano di violenza sessuale e molestie.
Secondo la procura, in un’occasione il medico aveva cercato dapprima un contatto fisico una delle due donne mentre lavoravano seduti fianco a fianco, per poi spingersi ad allungare le mani e pronunciare frasi ritenute dall’accusa inequivocabilmente di natura sessuale. E quando la vittima aveva manifestato il suo malessere a causa di quelle esternazioni aveva provato goffamente a chiederle «Vuoi delle coccole?».
In un’altra circostanza, invece, con un’altra operatrice della struttura che aveva accusato una fitta allo stomaco, con il pretesto di visitarla aveva messo le mani sotto la maglietta, palpandole il seno. Da quest’ultima accusa, però, i magistrati hanno scagionato lo psichiatra, perché il fatto non sussiste. Sempre la stessa donna aveva denunciato di aver subito altre avances da parte dell’imputato che erano sfociate in proposte sessuali esplicite. Senza entrare troppo nei dettagli, all’arrivo di un paziente affetto da disabilità mentale che aveva compiuto atti osceni in loro presenza, il medico, secondo l’accusa, si era rivolto alla dipendente dandole il “merito” di quella esternazione sessuale del paziente.
Ricostruzione, quella della procura, a cui i giudici hanno aderito per la quasi totalità, decidendo, infine, di condannare il professionista per due dei tre episodi contestati.