Il caso
«Estorsione mafiosa», a Taranto il pm chiede 13 anni per l'imprenditore Verdolino
Titolare di Tris Auto. Secondo l'accusa avrebbe costretto un altro imprenditore a lasciare un locale perché interessava al figlio di «Giappone», soprannome del boss Mimmo Cesario, uno degli elementi di spicco della criminalità locale
TARANTO - È di 13 anni e 6 mesi di carcere la richiesta condanna formulata dal pubblico ministero Francesco Ciardo nei confronti dell'imprenditore Giulio Verdolino accusato di estorsione con metodo mafioso ai danni di un altro imprenditore tarantino. Secondo l'accusa, quest'ultimo, sarebbe stato costretto dai «consigli» di Verdolino a lasciare un locale perché interessava al figlio di «Giappone», soprannome del boss Mimmo Cesario, uno degli elementi di spicco della criminalità tarantina.
Nel corso della sua requisitoria, il pm Ciardo ha spiegato che la vicenda «non è un banale estorsione, ma si inserisce ed è espressione di un fenomeno ambiguo, subdolo che necessita di un sforzo interpretativo per essere compresa. Una storia – ha spiegato il magistrato – che coinvolge soggetti apparentemente onesti come Verdolino che vanta frequentazioni con tutte le forze dell'ordine: non perde occasione per dirlo. Ma frequenta anche il peggio della criminalità...
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