il processo

Taranto, sparatoria in via Cesare Battisti: Luana Rossano condannata a 4 anni

Alessandra Cannetiello

I fatti risalgono a circa una anno fa. L'imputata è stata assolta dall'accusa di tentato omicidio

TARANTO - È stata condannata a 4 anni e 5 mesi di reclusione per il reato di lesioni gravi, Luana Rossano, 34enne inizialmente accusata di tentato omicidio per aver sparato nella notte tra il 28 e il 29 settembre 2023 in via Cesare Battisti a Taranto. Per la 34enne che ha scelto di essere giudicata in abbreviato, il giudice Pompeo Carriere ha stabilito una pena più lieve rispetto agli 8 anni chiesti dal pubblico ministero Francesca Colaci. I difensori, gli avvocati Luigi Danucci e Daniele Lombardi hanno ottenuto infatti l’assoluzione dall’imputazione per il tentato omicidio, smontando la tesi accusatoria con la perizia del consulente Italo Ricapito e dimostrando che il colpo di pistola che aveva raggiunto Giovanni Formisano fosse in realtà di rimbalzo. In termini più semplici la consulenza tecnica ha provato che l’imputata non avesse mirato intenzionalmente o in direzione dell’uomo e che quindi il ferimento era stato accidentale.

I fatti risalgono, come detto, a circa una anno fa. Poco dopo le 4 di quella mattina, infatti, alla sala operativa del 113 è infatti arrivata una chiamata che segnalava una sparatoria in quella zona: quando la prima Volante è giunta sul posto ha individuato tre scooter, due sono riusciti a fuggire immediatamente mentre il terzo è rimasto indietro. È nato così un inseguimento che si è concluso quando l’uomo a bordo dello scooter ha tentato prima di speronare la pattuglia della Polizia e poi provato una disperata fuga a piedi, ma senza successo. Quando gli agenti lo hanno immobilizzato, però, si sono accorti che l’uomo aveva una ferita alla spalla: gli investigatori hanno immediatamente compreso che si trattava del foro di un proiettile e lo hanno condotto in ospedale. Una volta giunto al pronto soccorso, però, l’uomo, gestore di una pizzeria in via Cesare Battisti, ha incrociato un giovane anche lui in attesa di essere visitato: tra i due è nato un immediato diverbio e sono volate parole come «infame». La madre del giovane, inoltre, ha urlato «Non siamo infami: non l’abbiamo chiamata noi la Questura».

Per i poliziotti è stato evidente che tutti erano a conoscenza di fatti accaduti poco prima e così sono partite le intercettazioni.

L’ascolto delle conversazioni ha permesso di capire che Formisano e quel giovane del pronto soccorso, Nicholas Brunetti, erano stati coinvolti in un rissa dinanzi al bar “De.Do”, a pochi metri dal Pala Mazzola. L’incrocio di altri elementi hanno poi consentito di arrivare a Luana Rossano che, ignara di essere ascoltata, ha confermato tutto.

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