La storia
«I green pass falsi? Sono innocui», la pm di Lecce chiede archiviazione, il gip manda tutti a giudizio. I NOMI
Le indagini: durante l'emergenza Covid una soccorritrice del 118 di Taranto vendeva i documenti a 350 euro. Disposta l’imputazione coatta per 55 persone: «Comportamento ai limiti della strage»
TARANTO - Una soccorritrice che sarebbe stata in grado di vendere a 350 euro green pass falsi, inserendo i dati nei sistemi della Asl grazie a impiegati compiacenti. Un’indagine che secondo la Dda di Lecce (competente in quanto insieme all’associazione per delinquere era ipotizzato l’accesso abusivo a sistemi informatici) aveva chiesto di archiviare, ma per la quale il gip distrettuale Francesca Mariano ha disposto l’imputazione coatta. Si va a giudizio, di nuovo a Taranto, per le diverse ipotesi di truffa aggravata, falso ideologico del pubblico ufficiale e false dichiarazioni di identità di cui dovranno rispondere a vario titolo 55 persone.
Tutto nasce da una Sos («segnalazione per operazione sospetta») riguardante la carta Postepay della madre dell’addetta al 118 di Taranto, Elisabetta Stante, 45 anni, che avrebbe percepito 350 euro per ogni green pass falso. A beneficiarne sarebbero stati amici della donna ma anche persone appartenenti al mondo novax residenti al Nord, specialmente tra Lombardia e Veneto. Un sistema che dal gennaio 2020 fino al 14 dicembre 2021 avrebbe consentito di incassare 51mila euro. Ma le intercettazioni hanno poi fatto emergere anche altri reati, compresa la sottrazione di tamponi dai depositi della Asl.
Secondo la pm Donatina Buffelli le indagini non avrebbero raggiunto la prova dell’effettivo rilascio dei falsi certificati, che - sempre secondo la pm non sarebbero comunque stati legittimi. «È inutile forse anche ricordare - è scritto nella richiesta di archiviazione - che tutte le varie imposizioni e regole sono avvenute con vari decreti legge molto discussi all’epoca ed ancora oggi oggetto di vivace dibattito in tutte le sedi e anche a livello politico considerato che di recente si sta procedendo all’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza e sulle misure all’epoca adottate».
Il gip però ha completamente smontato questa impostazione, con parole anche dure nei confronti della pm, che era arrivata persino a ipotizzare la scriminante «dello stato di necessità» per chi ha scelto di chiedere un green pass falso a fronte delle restrizioni previste dalla legge durante la pandemia.
«In uno scenario di tale portata devastante - ha scritto la Mariano - fornire certificazioni di vaccinazione false non può affatto ritenersi un comportamento “innoquo” (così nella richiesta di archiviazione, ndr) perché esso era ai limiti della procurata strage e del contagio doloso (...) Dimenticare oggi il gravissimo impatto sociale del covid (...) è ignorare la realtà delle cose, che prescinde dal sentimento soggettivo di ciascuno e dalle prese di posizione ideologiche».
Tra gli imputati ci sono anche i pugliesi Vincenzo Greco, 49 anni di San Pietro Vernotico, Egidio D’Onofrio, 60 anni di Taranto, Guido Luca D’Onofrio, 23 anni di Taranto, Federica Grottoli, 22 anni di Ostuni, Francesca Leone, 33 anni di Taranto, Carmela Frascella, 30 anni di Taranto, Paola Nella Stano, 34 anni di Manduria, Nicola Gagliandro, 67 anni di Taranto, Cosima De Stratis, 31 anni di Taranto e Graziano Ronsisvalle, 54 anni di Taranto.