Lunedì 08 Settembre 2025 | 04:33

L'Ex Ilva insiste sull'obiettivo di 8 milioni di tonnellate di acciaio l'anno: «L'impatto sulla salute resta accettabile»

 
Redazione online

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Ex Ilva, la valutazione: «Con 8 milioni di tonnellate d'acciaio rischio impatto salute accettabile»

Acciaierie d'Italia presenta al Ministero dell'Ambiente la nuova valutazione sanitaria per ottenere il rinnovo delle autorizzazioni

Giovedì 07 Novembre 2024, 11:00

16:34

Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria ha presentato al ministero dell’Ambiente una nuova Valutazione di impatto sanitario (Vis) sulla base di una ipotesi di produzione di 8 milioni di tonnellate d’acciaio l’anno, sostenendo che il rischio di impatto sulla salute è «ampiamente accettabile per tutti gli organi bersaglio considerati». 

La Valutazione d’impatto ambientale è prodotta per il riesame-rinnovo dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), per la quale si è aperta l’istruttoria al Ministero. Anche la prima Vis presentata lo scorso giugno e riferita a una produzione di 6 milioni di tonnellate, rammenta Nuovo Quotidiano di Puglia, giungeva a conclusioni analoghe. L'Istituto superiore di sanità ha poi chiesto in due riprese una serie di approfondimenti all’azienda, che ha inviato un testo aggiornato della Vis a 6 milioni di tonnellate e quella connessa agli 8 milioni. Valutazioni che riguardano uno scenario 'post operam', cioè dopo le realizzazione delle prescrizioni ambientali. Il giudizio di merito dell’Istituto superiore di sanità sarà successivamente inviato ai Ministeri dell’Ambiente e della Salute.

L’attuale Aia è in proroga, essendo scaduta ad agosto 2023. In uno dei passaggi della nuova Vis (un documento di 288 pagine redatto dal professor Alfonso Cristaudo, ordinario di Medicina del Lavoro dell’Università di Pisa, e dall’ingegner Annalisa Romiti della società Icaro), si afferma che considerando «il rischio totale per un’esposizione pari a 70 anni, si assiste nel passaggio dall’assetto ante operam a quello post operam di 8 milioni di tonnellate ad una significativa diminuzione del rischio, pari a circa il 30% nel caso dell’area di Taranto e del 39% circa nel caso del quartiere Tamburi».

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