Il caso
Taranto, dissequestro curva Sud stadio Iacovone: «Ancora nessuna istanza»
Sigilli al settore della struttura, il chiarimento del giudice in aula
TARANTO - «Sugli organi di stampa si è diffusa la notizia di una istanza di dissequestro della Curva Sud dello Iacovone, ma a questo tribunale non è ancora pervenuta». Sono queste le parole con cui il giudice Costanza Chiantini ha aperto ieri mattina l’udienza del processo che vede imputati due tifosi del Foggia accusati di aver incendiato la Curva Sud dello stadio “Erasmo Iacovone”, durante l’incontro calcistico tra il Taranto e i dauni, il 3 settembre 2023.
Nei giorni scorsi, infatti, gli organi di informazione hanno diffuso la notizia che il sindaco Rinaldo Melucci e il commissario per i Giochi del Mediterraneo Massimo Ferrarese hanno presentato la terza richiesta per togliere i sigilli alla struttura e consentire l’avvio dei lavori di demolizione dell’anello inferiore dello stadio: interventi che rappresentano solo il primo step per la ristrutturazione dell’intero impianto sportivo e che devono tassativamente essere svolti nel rispetto del cronoprogramma per assicurare lo svolgimento dei Giochi del Mediterraneo.
In quella richiesta il primo cittadino e il commissario hanno precisato che una «mancata o tardiva, realizzazione degli interventi che fanno leva su risorse pubbliche già assegnate e ammontanti alla somma di 59 milioni 750mila euro, potrebbe comportare e il consequenziale definanziamento dell’opera». In buon sostanza, se quei lavori non cominciano o se iniziano troppo tardi, si rischia di perdere i soldi pubblici per poterli realizzare. Nonostante il carattere di urgenza, sottolineato dallo stesso primo cittadino e dal commissario, a distanza di giorni quell’istanza non è ancora arrivata sul tavolo della magistratura.
Il giudice aveva respinto due volte le istanze presentate dal Comune di Taranto: un «no» scattato per consentire alla procura di portare a termine le indagini sui luoghi interessati dal rogo sui quali, infatti esiste anche un secondo filone di indagine che vede coinvolti due funzionari comunali, Vincenzo Piccolo e Paolo Fornaro, difesi dagli avvocati Egidio Albanese e Antonio Raffo, accusati di aver stoccato il materiale per la realizzazione della pista di atletica sotto la curva ospiti dello stadio. Per entrambi le attività investigative sono condotte dalla Digos di Taranto coordinata dal pubblico ministero Francesca Colaci.
Il primo fascicolo (giunto già in fase dibattimentale) è quello che coinvolge, come detto, i due ultras: il 38enne Vittorio Ferrara e il 39enne Ivan Gianuario, accusati di essere gli autori materiali dell’incendio. A incastrare i due uomini ci sarebbe un filmato delle telecamere che li avrebbe ripresi mente quasi al termine della partita si lanciano segni di intesa, salgono assieme sulle scale che portano al piano di accesso al settore inferiore e accendono il fumogeno per lanciarlo nella parte interna della Curva Sud.
Per questo, ancora oggi, i due imputati sono ancora agli arresti domiciliari: nell’ultima di ieri, intanto sono saliti al banco alcuni dei testimoni dell’accusa: poliziotti e vigili del fuoco che hanno sostanzialmente confermato quanto dichiarato in sede di indagine.
Nella vicenda il Comune di Taranto si è costituito parte civile attraverso l’avvocata Giovanna Liuzzi, con una richiesta che ammonta a 1 milione e 300 mila euro tra danni di immagine e costi dei lavori di ripristino sostenuti per la messa in sicurezza.