Il caso
Truffe alle compagnie assicurative: due uomini di Grottaglie assolti in appello
Un avvocato 85enne ed un 52enne, accusati di essere a capo di un sodalizio criminale che assieme ad altri complici aveva truffato 18 compagnie assicurative con falsi incidenti stradali che avevano fruttato 500mila euro fino al 2015
GROTTAGLIE - Sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Lecce, un avvocato 85enne e un 52enne, entrambi di Grottaglie, che erano stati condannati in primo grado rispettivamente a 5 e 3 anni di carcere. Accusati di essere a capo di un sodalizio criminale che assieme ad altri complici aveva truffato 18 compagnie assicurative con falsi incidenti stradali che avevano fruttato 500mila euro fino al 2015.
La Corte, presieduta dal giudice Giovanna De Scisciolo, ha ribaltato la sentenza di primo grado: i difensori dei due imputati, gli avvocati Angelo Casa, Lorenzo Cantore e Luigi Danucci, sono riusciti a confutare la tesi dell’accusa e, come detto, far assolvere perché il fatto non sussiste, i loro assistiti.
Nel primo processo, in cui erano stati, tra l’altro, prosciolti 73 imputati per intervenuta prescrizione del reato, erano state le intercettazioni ambientali che la procura aveva portato in dibattimento a pesare sulla decisione del magistrato: per diversi mesi, infatti, gli agenti della Polizia Stradale avevano piazzato microspie nello studio legale del professionista 85enne. Secondo il quadro accusatorio, entrambi gli uomini avevano organizzato e promosso l’associazione a delinquere.
I due grottagliesi erano finiti nell’inchiesta coordinata dal pm Lanfranco Marazia che vedeva indagate 144 persone: l’avvocato era stato accusato di aver fornito precise istruzioni sulle dinamiche degli incidenti e il 52enne di aver reso falsa testimonianza per far sì che le richieste di risarcimento venissero liquidate.
A dare l’avvio alle indagini era stata la denuncia della Sara Assicurazioni che aveva ricevuto da un solo veicolo 6 richieste di risarcimento in due mesi. Grazie all’installazione di un dispositivo sull’auto si erano poi accorti che il mezzo si trovava in un posto diverso da quello indicato come luogo dei sinistri. Questi primi elementi avevano così portato i poliziotti ad allargare il raggio delle investigazioni ad altre richieste di risarcimento di incidenti stradali che avvenivano con modalità simili: in molti casi, infatti, dopo un primo tamponamento, veniva coinvolto un terzo mezzo, Il tutto, secondo la procura ionica, per riscuotere più indennizzi in un colpo solo.
Le auto utilizzate nei falsi incidenti venivano acquistate al solo scopo di perpetrare il raggiro: spesso a basso costo e con richieste per danni eccessive rispetto al valore dell’auto assicurata.
Come conseguenza della prima sentenza, l’avvocato era stato sospeso dall’ordine professionale, provvedimento che ora è stata revocato.
Il giudice di primo grado aveva poi condannato entrambi gli imputati a risarcire le 6 compagnie assicurative che si erano costituite parte civile: una decisione che la Corte, con questa sentenza, ha invece annullato.