Il fatto

Taranto, estorsione e violenza all’avvocato: nei guai padre e figlio

alessandra cannetiello, francesco casula

Avevano bloccato il legale nel suo studio per costringerlo a fornire informazioni

TARANTO - Si sono finti agenti delle forze dell’ordine e hanno fatto irruzione nello studio dell’avvocato che per conto del Tribunale aveva gestito il pignoramento e la vendita della loro abitazione: lo hanno minacciato di morte e poi lo hanno costretto a svelare l’identità della persona che aveva vinto l’asta giudiziaria sulla loro casa.

Sono accusati di violenza privata ed estorsione due tarantini, padre e figlio di 51 e 23 anni, denunciati dal professionista dopo quel violento blitz. È stato il sostituto procuratore della Repubblica Francesco Ciardo nelle scorse settimane a firmare, al termine delle attività investigative, l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti dei due uomini.

I fatti risalgono a novembre 2022 quando padre e figlio, residenti al quartiere Tamburi del capoluogo ionico, si sono presentati sotto lo studio dell’avvocato tarantino che dal giudice delle Esecuzioni Immobiliari aveva ricevuto l’incarico di Professionista Delegato alle vendite all’asta via telematica di una serie di immobili che in passato erano stati pignorati a soggetti che evidentemente non avevano onorato degli impegni economici: si sono spacciati per finanzieri e si sono fatti aprire le porte e una volta all’interno dello studio professionale, per l’ignaro avvocato, è cominciato un vero e proprio incubo. Stando a quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, infatti, hanno immediatamente minacciato di ucciderlo se non avesse obbedito a quanto chiedevano: dopo averlo costretto «con la forza in un angolo – scrive il pubblico ministero Ciardo nel capo di imputazione - del proprio studio impedendogli di uscire» ed essersi impossessati del suo telefono cellulare per impedirgli di chiamare le forze dell’ordine per chiedere il loro intervento, lo hanno obbligato «a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio». In sostanza lo hanno costretto ad accedere al sistema informatizzato per la gestione delle vendite giudiziarie per ottenere il nome del soggetto che aveva presentato l’offerta migliore aggiudicandosi così l’immobile. Solo una volta ottenuta quella informazione, e aver imposto il silenzio alla vittima, si sono dileguati. L’avvocato tarantino, però, dopo aver superato lo shock iniziale ha immediatamente chiamato le forze dell’ordine e denunciato l’intera vicenda. Il fascicolo è finito sul tavolo del pm Ciardo che ha coordinato l’inchiesta che in breve tempo ha permesso di risalire all’identità dei due tarantini su cui ora, come detto, pendono le accuse di violenza privata ed estorsione.

Gli indagati avranno ora a disposizione venti giorni di tempo dalla notifica dell’atto che ha chiuso l’inchiesta per chiedere, attraverso i loro difensori, di essere interrogati dal magistrato oppure per produrre memorie con la loro versione dei fatti e tentare di ribattere alle accuse. Poi toccherà al pubblico ministero Ciardo a decidere se archiviare quelle accuse nei loro confronti oppure chiedere il rinvio a giudizio per avviare un processo.

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