i nodi dell'acciaio
Ex Ilva, indotto al palo: vertice con i commissari, incontri con Confindustria e Agi
La richiesta dei crediti maturati: le imprese, pur avanzando circa 120 milioni con Acciaierie d’Italia durante la gestione Morselli, circa 2 mesi fa hanno ripreso a lavorare
BARI - Nuovo round nella lunga e complessa vicenda delle imprese dell’indotto ex Ilva di Taranto. Questa mattina il management di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria alle 9 in Confindustria incontrerà le imprese dell’indotto, facendo il bis alle 11, ma in stabilimento, con Aigi. Gli incontri erano stati richiesti proprio a causa della preoccupante e perdurante situazione di stallo.
Le imprese, pur avanzando circa 120 milioni di crediti maturati con Acciaierie d’Italia durante la gestione Morselli, circa due mesi fa hanno ripreso a lavorare, accogliendo un appello dei commissari per tramite del Governo. Le lavorazioni realizzate dall’indotto sono infatti fondamentali per la ripresa delle attività produttive e per la manutenzione degli impianti. Più volte però le associazioni datoriali avevano chiesto un intervento per fare un punto di situazione sui ben noti problemi legati ai crediti pregressi e all’attivazione della cassa integrazione prevista dal Decreto varato dal Governo. I commissari lo scorso mese di aprile avevano inviato alle aziende le domande per la richiesta della certificazione dei crediti, ma non è chiaro se abbiano o meno redatto l’elenco delle imprese necessario per arrivare alla certificazione stessa, né come e da chi è composto il Comitato di sorveglianza. Secondo fonti aziendali, la procedura per consentire a Sace e a Medio Credito Centrale di effettuare i pagamenti sul pregresso sarebbe stata avviata. Ma si tratta di un percorso non semplice che richiede tempi e modalità complesse per raggiungere il risultato sperato.
Il consiglio di amministrazione di Sace, un paio di settimane fa, ha anche deliberato l’assunzione di una garanzia finanziaria a copertura dell’80% di un’operazione di smobilizzo crediti vantati da fornitori strategici verso Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Per l’operazione sarebbe stato previsto un plafond di 120 milioni di euro. L’operazione dovrebbe contribuire a sostenere la continuità produttiva della società e alla salvaguardia dei lavoratori e dell’indotto strategico. Tutto questo sulla carta, perché resta il fatto che le imprese dell’indotto, ad oggi, non sono ancora state pagate per il lavoro prestato durante la gestione Morselli e i tanti dubbi sul futuro pesano come un macigno sul destino di migliaia di famiglie.
Ad oggi, infatti, nessuna delle misure previste per risollevare le imprese che operano nell’indotto dell’ex Ilva di Taranto, e che ogni giorno portano avanti le manutenzioni e i trasporti all’interno della fabbrica, è risultata attuabile. Mancano due fattori principali: il consenso da parte delle banche e la certificazione dei crediti.
L’altro ieri i commissari, incontrando i sindacati metalmeccanici, hanno presentato un Piano di ripartenza che si articola in tre fasi: fase «cantiere», fase a 1 altoforno e fase a 2 altiforni. I pilastri su cui si basa il progetto di rilancio sono: il ripristino impianti individuati, con un intervento economico intorno ai 400 milioni di euro (80% a Taranto); gestione di un piano di produzione che parte da 1,5 milioni di tonnellate/anno ed arriva dopo l’estate a 4 milioni di tonnellate/anno, con l’avvio del secondo altoforno a Taranto.
Infine ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso è tornato sulla questione investitori. «Tra pochi giorni inizieranno le visite nelle fabbriche dell’Ilva, a cominciare da Taranto, poi Novi Ligure, Racconigi e Genova, dei potenziali investitori a livello internazionale che sono in grado di far ripartire gli impianti e rilanciare la produzione - ha detto il ministro -, per fare del nostro paese un paese leader nella siderurgia green in Europa».