L'intervista

Gozzi (Federacciai): «La grande operazione verità per salvare l’acciaio di Taranto»

Leonardo Petrocelli

Manutenzione e decarbonizzazione i nodi critici: è duro il compito del commissario Quaranta per i prossimi mesi

Due «operazioni verità» per salvare l’Ilva di Taranto. La prima legata allo stato degli impianti, la seconda al reperimento dei fondi per la decarbonizzazione. Senza questi passaggi nessun investitore privato, italiano o straniero che sia, potrebbe concretamente entrare nel siderurgico tarantino. È una visione netta quella che emerge dal ragionamento di Antonio Gozzi, ligure di Chiavari (è il patron della Virtus Entella), presidente del Gruppo Duferco e numero uno di Federacciai, nonché candidato alla guida di Confindustria con il sostegno di larghi settori dell’industria manifatturiera e innovativa. Proprio ieri fonti interne indicavano imminente la certificazione del 20% dei consensi territoriali assembleari, necessari per procedere nella corsa. Ma sul punto Gozzi, in ossequio alle norme deontologiche dell'associazione imprenditoriale, non si esprime. Fari puntati, invece, sull’acciaio e sul futuro dell’Ilva con la postilla che, qualora la situazione prendesse la giusta piega, potrebbe essere proprio Duferco uno dei soggetti italiani interessati a un’operazione in cordata.

Presidente Gozzi, la premier Meloni ha dichiarato che l’Ilva non è «spacciata» perché «c’è un mercato per l’acciaio di qualità». Concorda?

«Sì è vero, esiste un mercato per l’acciaio di qualità ma per produrlo a Taranto bisogna passare da una grande operazione verità. Anzi da due operazioni verità. Ed è il duro lavoro che il commissario Quaranta dovrà fare nei prossimi mesi».

Entriamo nel merito, allora. Da dove cominciamo?

«Dallo stato degli impianti. Nessuno sa quali siano le condizioni perché non ricevono interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da ormai dodici anni. Lo stato dell’arte è ignoto. Ma per fare acciaio di qualità ci vogliono impianti perfetti, impeccabili»...

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