Politica

Taranto, sfiducia a Melucci alla ricerca delle firme

Fabio Venere

Tutti vogliono staccare la spina all’amministrazione, ma... La situazione è in stallo

TARANTO - Comune, situazione di stallo. Questa volta, lo stato di paralisi non lambisce tanto il sindaco Melucci e la sua risicata maggioranza (ammesso che esista davvero), ma l’eterogenea area che gli si contrappone. Ora tutti, o quasi, vorrebbero mandarlo a casa, ma al tempo stesso sono bloccati da una serie di veti incrociati e da tatticismi esasperati che potrebbero vanificare un obiettivo che è sembrato pure essere piuttosto alla portata. Lo stallo, dunque. Sì, e per spiegarlo si può usare un’immagine che fa risalire al tempo in cui si era bambini e si giocava a “un, due, tre stella”: chi veniva beccato a fare un passo in avanti, retrocedeva. Ecco, allo stesso modo, nello schieramento che si oppone al sindaco di Taranto i due fronti interni restano fermi ai blocchi di partenza.

Ora, i fatti, Già da qualche settimana, su iniziativa dei consiglieri comunali civici di opposizione Luigi Abbate (Taranto senza Ilva) e Massimo Battista (Una città per cambiare), è sul tavolo una mozione di sfiducia. Che, con il passar dei giorni, ha raccolto le adesioni degli altri consiglieri di minoranza (il centrodestra) raggiungendo dapprima quota 9 e successivamente 10 in virtù dell’autografo del consigliere di Europa verde, Antonio Lenti, posto in calce al documento. Dieci firme, dunque. Per il Testo unico sugli enti locali, la mozione può essere presentata solo e soltanto se raggiunge almeno tredici firme di consiglieri comunali. E nel caso in cui si raggiungesse questa soglia minima, la mozione deve essere poi discussa dall’aula consiliare in un periodo compreso tra 10 e 30 giorni. E, infine, per essere approvata poi alle firme bisogna sostituire i voti (che devono essere almeno 17) per sfiduciare Melucci e sciogliere in anticipo il Consiglio comunale di Taranto.

Sin qui, cosa stabilisce la legge. Poi, c’è la politica con la sua complessità. Il centrodestra, proprio l’altro ieri in conferenza stampa, ha assicurato di voler staccare la spina al sindaco invitando, però, il centrosinistra a sostenere la sua mozione. Ancora più tranchant, come è nel suo stile, Abbate. “Volete – afferma in un video pubblicato su Facebook riferendosi ai consiglieri comunali progressisti passati all’opposizione – rifarvi una verginità politica intestandovi l’eventuale caduta di Melucci. E, invece, le responsabilità politiche di quanto accadutto. Non ci sono altre mozioni – avverte Abbate – c’è quewsta, quella nostra. Prendere o lasciare”. E quella frase (“non ci sono altre mozioni”), evidentemente, fa implicito riferimento al fatto che, in queste ore, lungo l’asse Pd – M5s si starebbe predisponendo un nuovo testo da sottoporre poi agli altri consiglieri. Mossa, questa, che toglierebbe dall’imbarazzo alcuni esponenti progressisti che farebbero fatica ad unire la propria firma a quelle dei consiglieri di Lega e Fratelli d’Italia. Tutto legittimo e anche politicamente sensato, per carità. Ai fini pratici, però, se i consiglieri di centrosinistra non aggiungono le loro firme alla mozione targata centrodestra e se quest’ultimo non aderisce all’iniziativa in fase di definizione da parte di Pd e compagni, nessuna delle due andrebbe a segno.

Intanto, sempre su Facebook, il consigliere Gianni Liviano (eletto nel Pd poi passato al Misto e schieratosi all’opposizione) ha pubblicamente dichiarato che non firma (almeno per ora). Poi, al tempo stesso, si dichiara disponibile a sottoscrivere il testo nel caso in cui fosse il quattordicesimo consigliere a farlo e garantisce che, in aula, voterebbe persino la mozione stessa. L’influenza di Emiliano sul centrosinistra tarantino per arrivare ad un’accelerazione della crisi, per usare un eufemismo, non lo convince.

Privacy Policy Cookie Policy