La situazione

Pochi poliziotti in carcere a Taranto: scatta lo sciopero della fame

Valentina Castellaneta

La denuncia dei sindacati: «Aumentano ancora i detenuti, ma non gli agenti»

TARANTO - Uno sciopero della fame del personale di Polizia Penitenziaria e l’astensione dalla mensa obbligatoria di servizio, oltre che l’interruzione dei tavoli sindacali. Sono queste le misure che Fp Cgil, Sappe, Sinappe, Uspp e Fns Cisl ritengono necessarie per fare fronte alla scarsa dotazione di personale, solo 345 agenti rispetto al sovraffollamento del Carcere “Carmelo Magli” di Taranto. I termini sono chiari serve un «intervento immediato e adeguato per garantire non solo la sicurezza, ma anche il benessere del personale e dei detenuti».

La casa circondariale di Taranto ospita 900 detenuti e da molto tempo le organizzazioni sindacali chiedono un aumento del personale, preoccupate, non solo dal numero di detenuti, ma anche dall’apertura di nuovi padiglioni. La dotazione di 345 poliziotti, se confermata, imporrebbe al personale di continuare a lavorare in un regime di tre turni anziché quattro, in violazione dei regolamenti.

«Si tratta – dice Cosimo Sardelli, segretario generale della Fp Cgil Taranto – di un numero indicativo. Noi parliamo di 345 unità senza tener conto delle limitazioni funzionali o del tasso di malattie. Perché quando hai fatto 12 o 18 ore di turno, inevitabilmente per recuperare hai bisogno di un paio di giorni. Poi ci sono i rischi del nucleo traduzioni e piantonamenti, i servizi d’ufficio». Secondo le organizzazioni sindacali, infatti, le criticità maggiori, oltre al sovraffollamento dell’istituto, sono i carichi di lavoro e servizi: il continuo aumento del numero dei detenuti intensifica i compiti dei poliziotti, soprattutto nei servizi di trasferimento e piantonamento. La complessa architettura e l’estensione dell’istituto richiedono maggiori risorse umane. Così anche l’apertura di nuovi padiglioni detentivi accresce ulteriormente il fabbisogno di personale.

In un carcere come quello di Taranto c’è una comunità di detenuti molto eterogenea: c’è chi sconta una pena definitiva, per i quali dovrebbe esserci un percorso finalizzato al reinserimento, ci sono detenuti in attesa di giudizio, ci sono detenuti che scontano pene molto gravi e chi è nel circuito dell’Alta Sicurezza, dedicato a ospitare i detenuti appartenenti alla criminalità organizzata, che ha bisogno di un’alta sorveglianza. «C’è un mondo di equilibri nel carcere, di bande contrapposte, di tensioni che il regime detentivo amplifica». Per Sardelli è a rischio la sicurezza dell’intera comunità carceraria. «Se - dice - ci sono otto o nove agenti per turno, durante la notte, il rapporto è di uno a 100. In questa situazione di apertura di nuovi reparti e aumento della popolazione carceraria, anche la conformazione strutturale è un problema. I vecchi padiglioni e il nuovo, sono ad una distanza notevole. Quindi anche le tempistiche di risposta per le eventuali situazioni critiche sono molto più lunghe».

Una situazione che rischia di creare non pochi danni. «È una situazione folle – spiega preoccupato Sardelli - ed è ancora più folle che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria faccia finta di nulla. Ormai sono completamente sordi. Quando devono venire a fare le passerelle i sottosegretari o i parlamentari di turno sono tutti bravi. Però di fatto noi vediamo le misure concrete e oggi non solo non c’è un aumento della pianta organica, ma siamo arrivati a 900 detenuti».

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