Fumata grigia
Ex Ilva, incontro tra governo-sindacati aggiornato dopo il 28 dicembre. A rischio le tredicesime dei lavoratori
Il nuovo round è previsto dopo il Consiglio dei ministri del 28 dicembre.
TARANTO - Il governo ha aggiornato l’incontro coi sindacati sull'ex Ilva di Taranto a Palazzo Chigi. Secondo quanto si apprende, un nuovo round è previsto dopo consiglio dei ministri del 28 dicembre. La riunione è durata circa due ore.
Il governo ha deciso di non decidere non c'è nessuna indicazione chiara sul futuro dell’ex Ilva». Lo ha detto Sasha Colautti di USB uscendo dall’incontro con il governo precisando che il nuovo tavolo sarà «tra il pomeriggio del 28 e la mattina del 29 dicembre».
I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm si rifiutano di scendere da palazzo Chigi fino a che il governo non chiarirà la propria posizione in merito alla prossima assemblea dei soci del 22 dicembre e in generale rispetto al futuro di Acciaierie d’Italia. «La riunione del governo non può finire con un ulteriore rinvio. Rimaniamo a palazzo Chigi in attesa di avere spiegazioni dai ministri competenti sulle intenzioni del governo per il futuro dell’ex Ilva», dice Rocco Palombella, segretario generale Uilm dopo l'incontro.
«Ci dicono che attendono l’assemblea dei soci e quindi ci sarà tra il 28 e il 29 - ha spiegato Colautti - Stiamo assistendo allo spegnimento dell’azienda. Oggi questo governo sceglie di farsi ricattare, non ci sono prospettive a questi tavoli ma si tira solo a tirare avanti la carretta aspettando le decisioni della multinazionale. Questo governo si subordina all’azienda - ha aggiunto - il privato sta di fatto decidendo le politiche industriali del nostro paese e questo per noi è un fatto gravissimo e andrà contrastato».
Il sindacalista ha ribadito che il nuovo incontro si terrà tra il pomeriggio del 28 e la mattina del 29. Ma paradossalmente "ci hanno detto che per loro l’assemblea dei soci non sarà un fatto risolutivo. Non hanno proposto niente e non danno nessuna indicazione né sul percorso né di quale sia al di là di quello che fa l’azienda». Quello che succede a questi incontri - ha concluso- la dice lunga su quale sia la forza del governo su questa azienda che ormai sta spadroneggiando».
«È inammissibile che il Governo ancora non abbia chiarito cosa intenda fare per garantire il futuro degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia e dei lavoratori, in vista dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia del 22 dicembre». Ha detto Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil. «Per noi la riunione non può finire con un nulla di fatto, senza risposte concrete. Per questo abbiamo deciso di rimanere a Palazzo Chigi in attesa della ripresa del confronto, ammesso che il Governo non abbia scelto di non decidere».
«Il futuro dell’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, è sempre più incerto. La proprietà non intende assolutamente rispettare i patti sottoscritti, mentre il governo non sa che pesci prendere e temporeggia. Il governo ha deciso di non decidere, lasciando in sospeso il futuro di migliaia di famiglie dei lavoratori, anche dell’indotto. Lo spostamento del tavolo istituzionale a dopo le feste natalizie è una resa incondizionata del governo ad ArcelorMittal.
Il governo è ostaggio delle decisioni dell’azienda. Tutto questo sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici e di Taranto. Alleanza Verdi e Sinistra è al fianco dei lavoratori e dei sindacati e chiede al Governo, ai ministri Urso e Fitto, di assumere una decisione e riprendere il controllo della produzione dell’acciaio. Perché solo una maggiore presenza dello Stato può garantire il rilancio produttivo e programmare una seria transizione ecologica e sociale». Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni.
LE PAROLE DI ELLY SCHLEIN
«Per il Pd se non si aumenta la partecipazione pubblica non si potrà proteggere il futuro di Taranto, speriamo e ci auguriamo che il governo vada in questa direzione». Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, parlando di Ex Ilva a margine di una conferenza stampa sulla manovra.
IL GOVERNO PRENDE TEMPO
Nessuna risposta ai sindacati da parte del Governo nell’incontro sull'ex Ilva a palazzo Chigi e tutto viene rimandato a dopo l’assemblea del 22 dell’ex Ilva. "Dal governo non sono arrivate le risposte che ci aspettavamo. Noi abbiamo ribadito quale sarà la prospettiva, quali le difficolta e quali i pericoli. Il governo ci ha dato un ascolto interessante, ma non ci ha detto se vuole salire nell’azionariato dell’ex Ilva, si sono riservati di poter esplicitare quale sarà il percorso solo dopo assemblea del 22 «ha detto Rocco Palombella segretario generale della Uilm, precisando che il governo a partire dall’assemblea del 22 dicembre «verificherà quali sono gli elementi che continuano a creare difficolta allo Stato per potersi riappropriare dell’ex Ilva». In assemblea il governo quindi «assumerà tramite Invitalia delle posizioni che non possono essere attendiste. Se questo Natale sarà ancora di incertezza ci auguriamo che a capodanno potremo dire ai lavoratori e ai cittadini che il governo ha deciso» ha aggiunto Palombella.
Secondo Michele De Palma della Fiom, «siamo arrivati oggi unitariamente, abbiamo ribadito che il governo si sta assumendo una responsabilità prendendo tempo di continuare a tener degli impianti che ogni giorno mostrano un problema. Alle tre possibilità che abbiamo prospettato - salita pubblica come unica soluzione, l’amministrazione straordinaria o rimane la situazione con il soggetto privato - non ci è stata data risposta. Ci hanno detto oggi che neanche il governo è a conoscenza du tutti gli elementi dei patti parasociali siglati negli anni tra i governi che si sono succeduti e Arcelor Mittal».
«Per noi c'è una sola soluzione: la capitalizzazione e la salita pubblica e la gestione da parte del pubblico dell’azienda. - ha proseguito Michele De Palma della Fiom, - Stanno facendo tutte le verifiche anche degli accordi parasociali di cui neanche noi eravamo a conoscenza e per questo vi riconvochiamo per il 28 o 29».
Per il segretario generale della Fim Roberto Benaglia, quello di oggi è stato «un incontro difficile per la situazione drammatica dell’azienda di cui il governo aveva poca consapevolezza. Abbiamo visto un governo unito ma con l’idea di prendere tempo con calma per capire coi Mittal che cosa si può fare. La sua risposta è che assicura la continuità produttiva aziendale che per noi è una condizione necessaria ma non sufficiente. La nostra proposta vede il governo che sale in maggioranza, converte 680 milioni in capitale, prende il controllo e cambia la gestione e poi veda qual è il miglior socio privato è unico modo per salvare l’Ilva». Benaglia ha ribadito che «non abbiamo avuto risposte sufficienti e chiare ,ma vedo positivamente il fatto che nell’urgenza dei tempi il governo ci richiama tra 8-9 giorni per dare quella risposta che deve dare. Il governo deve usare i pochi giorni che ha davanti per trovare una soluzione. Salvare l’Ilva è una obiettivo del governo ma come farlo è fondamentale».
IL COMMENTO DI MICHELE EMILIANO
«Lasciare fallire la fabbrica un’altra volta sottraendo di nuovo centinaia di milioni di euro alle imprese dell’indotto, per realizzare la finalità di Arcelor Mittal di eliminare per sempre il suo principale concorrente, è una scelta folle che non risolve neanche la questione della pericolosità per la salute pubblica, perché la fabbrica rimarrà lì per far ammalare ancora generazioni di tarantini come monumento all’incapacità e alla collusione di questo Governo con l'azienda francoindiana». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commentando l’incontro che si è svolto oggi a palazzo Chigi tra il governo e i sindacati sul futuro dell’ex Ilva. Emiliano ha anche fatto riferimento alla protesta delle organizzazioni sindacali, che oggi al termine dell’incontro, per oltre un’ora si sono rifiutati di lasciare palazzo Chigi chiedendo all’esecutivo di chiarire la propria posizione in merito alla prossima assemblea dei soci del 22 dicembre. «Esprimo - ha aggiunto - la mia piena solidarietà ai sindacati che stanno occupando la presidenza del Consiglio dei ministri al fine di ottenere da Giorgia Meloni le risposte che deve dare sull'acciaieria di Taranto che si sta lentamente spegnendo». L’ex Ilva «si sta spegnendo - ha concluso - senza risposte da parte del Governo alla domanda di salute dei cittadini e di lavoro degli operai e delle imprese».
OCCUPATA LA CONCATTEDRALE
I lavoratori dell’indotto di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, su iniziativa dell’Usb, questa mattina hanno occupato temporaneamente la Concattedrale di Taranto, nella parte inferiore del tempio. Una decisione assunta dopo che le aziende dell’indotto rappresentate dall’associazione Aigi hanno annunciato che pagheranno solo lo stipendio e non la tredicesima. Oltre allo sciopero di 24 ore, che terminerà questa sera alle 23, l’organizzazione sindacale ha organizzato un sit in davanti alla portineria imprese e poi il presidio in città. "Chiediamo il pagamento puntuale dei nostri stipendi e delle nostre tredicesime - hanno osservato i delegati Usb - e invitiamo le istituzioni tutte a lavorare per il superamento di questa situazione insostenibile e arbitraria. Rivendichiamo un sacrosanto diritto dei lavoratori. La tredicesima non può essere oggetto di ricatto».