Blitz Taros 2

San Giorgio come Scampia: chiesti 140 anni di carcere

Francesco Casula

Per l’accusa a gestire il fiume di droga c’era Marcello Lucchese, detto «Pupetta»: gestiva il chiosco della villa, bloccava progetti sgraditi, spostava voti e trovava persino lavoro ai suoi amici

SAN GIORGIO JONICO - Ben 16 condanne per quasi 140 anni di carcere e una assoluzione. Sono le richieste dal pubblico ministero Milto De Nozza nei confronti degli imputati dell’inchiesta antidroga «Taros 2» condotta dai carabinieri che portarono alla luce un’associazione che aveva trasformato San Giorgio Ionico in una «seconda Scampia» per il traffico di stupefacenti. A capo del gruppo, c’era Marcello Lucchese, soprannominato «Pupetta» oppure «Bruce Lee»: grazie alla sua caratura criminale poteva anche essere l’ago della bilancia in una competizione elettorale, ma non solo. Lucchese, per l’accusa, Gestiva il chiosco della Villa comunale, bloccava progetti sgraditi, spostava voti da questo a quel candidato. E poi trovava lavoro agli amici, offriva sostegno per i furti di auto, riusciva persino a neutralizzare l’azione dei carabinieri grazie alla complicità del comandante della stazione. Nei suoi confronti il pm De Nozza ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione. Nella sua requisitoria, inoltre, il magistrato della Dda di Lecce ha chiesto la condanna a 16 anni per Luigi Romano, a 12 anni per Alessandro Cuppone, 8 anni e 4 mesi per Antonio Bicchierri, Giovanni Carella, Daniele De Marco, Vincenzo Fonseca, Eugenio Romano e Daniele Pappadà, a 8 anni di reclusione per Christian Cervino, Teodosio Nigro e Cosimo D’ambrogio, a 6 anni per Pier Antonio Scarciglia. 4 anni e 6 mesi per Giovanni Rizzo e l’ex sottufficiale dell’Arma Adriano Meleleo e infine 2 anni e 6 mesi all’aspirante collaboratore di giustizia Giorgio Tocci. L’unica richiesta di assoluzione è stata presentata per Osvaldo Gigantiello, difeso dall’avvocato Salvatore Maggio.

«Il sodalizio diretto da Lucchese Marcello – è scritto negli atti dell’inchiesta – per quanto emerso dalle indagini svolte, a dimostrazione della sua forza e pervasività sul territorio, ha avuto anche un ruolo centrale nel condizionamento delle consultazioni elettorali amministrative del comune di San Giorgio Ionico svoltesi nell’anno 2016». I due candidati del gruppo, Mina Farilla e Mauro Sessa, secondo quanto raccolto dai carabinieri del Ros coordinati dal pm Milto De Nozza, saranno eletti anche grazie al contributo del sodalizio. Con Farilla, poi nominata assessora ai Servizi Sociali, per gli inquirenti esisteva un accordo che aveva «le medesime connotazioni di un “patto” illecito di natura tipicamente politico-mafiosa». Entrambi pur non essendo indagati, dopo la pubblicazione delle intercettazioni, si sono dimessi.

Accanto a Lucchese, nell’organizzazione, si muovevano Luigi Romano e poi Giovanni Carella, Cristian Cervino, Daniele De Marco, Alessandro Cuppone e Cosimo D’ambrogio: l’inchiesta dei Ros aveva permesso di scoprire che Lucchese, difeso dall’avvocato Luigi Danucci, era convinto di aver costruito nel piccolo comune alle porte di Taranto una «seconda Scampia». A raccontarlo ai militari, è stato Giorgio Tocci, ex mafioso e killer poi diventato, come detto, collaboratore di giustizia: le sue dichiarazioni, insieme a quelle di un altro collaboratore, Vito Nicola Mandrillo, sono state la base da cui sono partite le indagini che poi sono state riscontrate con intercettazioni, documenti e i vecchi sistemi di appostamento. «Lucchese Marcello – aveva svelato Tocci – è senza alcun tema di smentita, attualmente il più grosso trafficante di eroina della provincia di Taranto, ed un rispettabile trafficante di cocaina».

Nella prossima udienza la parola passerà al collegio difensivo e poi il giudice si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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