I nodi del siderurgico
Ex-Ilva, dopo il confronto sindacati insoddisfatti: «Passo indietro del Governo, negoziati con Mittal ma tante incertezze». Palazzo Chigi ribatte: «Interlocuzioni per soluzione e prospettive»
Presenti all’incontro con le delegazioni di Fim, Fiom, Uilm, Uglm e Usb, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, i ministri degli Affari Europei, Raffele Fitto, delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e del Lavoro, Marina Calderone
TARANTO - È terminato il tavolo di confronto tra governo e sindacati sull'ex Ilva di Taranto a Palazzo Chigi. Presenti all’incontro con le delegazioni di Fim, Fiom, Uilm, Uglm e Usb, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, i ministri degli Affari Europei, Raffele Fitto, delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e del Lavoro, Marina Calderone.
«Il Governo è in linea con i precedenti: abbiamo iniziato con un "diteci", costretti a ripetere ancora una volta qual è la situazione drammatica in cui si trovano gli stabilimenti dell'Ilva. Non ci sono state risposte, anzi passi indietro: mentre qualche mese fa c'era lo spiraglio di salire da un punto di vista degli assetti in maggioranza e c'era la possibilità che il Governo avesse la maggioranza all'interno di questa amministrazione, al momento è tutto cassato, così come fecero i predecessori. È cominciata un'interlocuzione con ArcelorMittal per capire se si potrà proseguire». Questo, in sintesi, il commento a caldo del Segretario Generale Uilm Rocco Palombella al termine dell’incontro a Palazzo Chigi.
«Incontro insoddisfacente: siamo di fronte a una situazione urgente, il gruppo sta collassando, le risorse finanziarie sono terminate, siamo al minimo di produzione senza investimenti e senza sicurezza sul lavoro. Il Governo ha detto che si sta confrontando con ArcelorMittal per negoziare le prospettive, ma non abbiamo né tempi né ulteriori informazioni». Così sottolinea Roberto Benaglia (Fim). «Noi abbiamo chiesto indicazioni rispetto a che le nostre prerogative vengano tenute in considerazione, ma soprattutto di essere coinvolti durante il percorso e non alla fine. Il governo - continua il sindacalista - ha detto che ci convocherà, ma il gruppo così non sta andando avanti. Servono 5 miliardi per fare tutto quello che serve e il tempo è decisivo. Il governo deve accelerare. Ci riunionermo tra qualche giorno perché questa vertenza sta esplodendo, la mancanza di risposte di oggi ci preoccupa. Senza Acciaierie di Italia e senza siderurgia il paese non ha solo 20mila lavoratori a rischio, ma è più povero e arretrato».
«Il governo ha fatto un passo indietro» e «noi abbiamo fatto due passi in avanti come Fiom, Fim e Uilm perché abbiamo provato a rappresentare alla presidenza del Consiglio dei Ministri una situazione che è oggettiva: siamo all’eutanasia in Italia di fatto di Acciaierie d’Italia e siamo all’eutanasia della siderurgia in Italia».
Lo afferma Michele De Palma, segretario generale della Fiom, lasciando Palazzo Chigi al termine dell’incontro con il governo sulla situazione dell’ex Ilva di Taranto, durato circa un’ora e mezza. «C'erano tutti ministri competenti - aggiunge - la cosa che ci ha molto colpito è stato il fatto che ha parlato il sottosegretario la presidenza del consiglio Mantovano, ma gli altri ministri competenti per la vertenza, tranne la ministra Calderone da noi sollecitata rispetto ad una situazione ormai drammatica dal punto di vista della situazione degli impianti e delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, non ha parlato nessun altro ministro». I sindacati confermano tutte le iniziative di mobilitazione in corso compreso lo sciopero di 24 ore di domani.
«Normalmente si dice che si fa un passo indietro, per fare due in avanti, in questo caso l’unica cosa chiara che abbiamo fatto è un passo indietro rispetto a tutti gli incontri anche che precedentemente erano stati realizzati», spiega De Palma. «Loro ci hanno ascoltati come se ci fosse bisogno di ascoltarci a fronte del fatto che ci eravamo autoconvocati di fatto alla presenza al consiglio come Fiom, Fim e Uilm, perché intendevamo aprire una trattativa con il governo da un lato e dall’altro lato con la proprietà», continua il sindacalista. «Noi ad oggi non abbiamo certezza sul piano industriale, anzi neanche gli obiettivi precedenti sono stati centrati, neanche quelli rimaneggiati successivamente sono stati centrati, anzi noi abbiamo maggiori emissioni e maggiori rischi per la salute e sicurezza perché la gente è in cassintegrazione e non si fanno le manutenzioni dentro gli impianti. Quindi nelle prossime ore - conclude - dopo questo incontro, noi faremo una riunione con le delegate e i delegati di tutti gli stabilimenti per decidere le iniziative che saranno necessarie per poter aprire una trattativa vera. Ovviamente le iniziative che sono in corso dentro gli impianti sono tutte quante confermate, perché è del tutto evidente che è necessario in questo momento una compartecipazione con lavoratori e collaboratori. Io faccio l'appello anche le cittadine e cittadini delle città dove sorgono gli impianti, perché noi stiamo provando a difendere la salute e la sicurezza, il futuro industriale e occupazionale del nostro Paese».
LA RISPOSTA DEL GOVERNO
«Il Governo, che considera l’incontro di oggi come la tappa di un percorso in atto e che è ben consapevole dell’urgenza degli interventi, ha ribadito l’impegno a dare soluzioni di prospettiva, concentrando la propria azione in modo prioritario sul completamento del percorso di decarbonizzazione, sulla positiva definizione delle procedure d’infrazione in atto, sulla verifica del concreto impegno del socio privato al rilancio dell’impianto e sulla garanzia della sicurezza negli stabilimenti». E’ quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi dopo l’incontro tra governo e sindacati sull'ex Ilva di Taranto.
Nel corso dell’incontro tra governo e sindacati sull'ex Ilva «è stato concordato che, anche in seguito alle interlocuzioni in corso con gli azionisti, sarà calendarizzato a breve un nuovo momento di confronto con i sindacati». E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.
All’incontro erano presenti il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, e i vertici nazionali di Fim - Cisl, Fiom - Ccil, Uilm - Uil, Ugl e Usb.
Dopo aver ascoltato le considerazioni dei rappresentanti dei lavoratori in merito alle complesse questioni che caratterizzano da decenni l’impianto siderurgico, il governo, si legge nella nota, «ha ricordato le misure finora adottate per affrontare, uno per uno, i numerosi e risalenti nodi critici della vicenda. Si tratta di una pesante situazione della quale l’esecutivo si è preso carico fin dal suo insediamento, introducendo, con il decreto legge n. 69/2023, norme per rendere possibile la gestione dell’azienda, per sbloccare le risorse poste a disposizione per essa, per chiudere le procedure di infrazione in atto».
Cgil, sostegno a sciopero, basta tavoli inutili su ex Ilva
«La Cgil nazionale sostiene pienamente lo sciopero di domani, tanto più dopo l’inutile incontro di oggi tra sindacati di categoria e Governo, che ancora una volta ha dimostrato di non andare oltre le dichiarazioni di intenti e di non saper dare alcuna risposta sulla vertenza dell’ex gruppo Ilva». È quanto dichiara in una nota il segretario confederale Pino Gesmundo alla vigilia dello sciopero di 24 ore proclamato per la giornata di domani nello stabilimento di Taranto e che coinvolgerà i lavoratori di Acciaierie Italia, quelli del sistema degli appalti e di Ilva in amministrazione straordinaria. "Convocare un tavolo a Palazzo Chigi con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e tre ministri non ha alcuna valenza se non si affronta davvero la drammatica situazione che denunciamo ormai da molto tempo», prosegue il dirigente sindacale. «Siamo di fronte ad una fabbrica sottoutilizzata, i cui impianti versano in condizioni sempre più critiche e dove ogni giorno vengono messe a repentaglio la sicurezza e la salute dei lavoratori. E di fronte ad una città - aggiunge Gesmundo - che ha bisogno di soluzioni urgenti sul fronte dell’inquinamento». "Non servono sfilate o protagonismi da perenne campagna elettorale, occorre intervenire per salvare uno stabilimento che costituisce un asset strategico non solo per Taranto e per la Puglia, ma per l’intero sistema industriale del nostro Paese. Per questo - conclude il segretario confederale della Cgil - sosteniamo la mobilitazione di domani».
Usb, incontro deludente su ex Ilva, situazione complessa
«Incontro deludente quello di oggi a Palazzo Chigi, nel corso del quale i rappresentanti del Governo presenti non hanno dato alcuna risposta in merito alle molteplici sfaccettature della vertenza. E’ stata semplicemente l'occasione per ribadire la gravità della situazione all’interno delle fabbriche, abbiamo ribadito che solo l’ingresso dello Stato in maggioranza può evitare il disastro sociale sempre più alle porte». Così il Coordinamento nazionale Acciaierie d’Italia dell’Usb dopo il vertice a Palazzo Chigi sull'ex Ilva.
Il sindacato denuncia il «ricorso costante alla cassa integrazione, sicurezza ai minimi storici, appalto piegato dai pesantissimi ritardi nei pagamenti, e atteggiamento di assoluto menefreghismo, come dimostrato dalla vicenda Sanac, azienda a partecipazione pubblica che è costretta a mettere i dipendenti in cassa integrazione». A domanda «sulla esistenza di un accordo - aggiunge l’Usb - con il socio privato, così come emerso nei giorni scorsi dagli organi di stampa, il Governo ha smentito dicendo che c'è una interlocuzione aperta che mira anche a verificare l’operato della multinazionale in tutto il periodo di gestione della fabbrica. Abbiamo chiesto trasparenza e serietà perché in gioco c'è il futuro delle famiglie di 15.000 lavoratori, tra diretti e appalto. La nostra organizzazione sindacale annuncia che organizzerà assemblee a tappeto in tutti i siti del gruppo per un confronto con i lavoratori mirato a decidere il da farsi», conclude l’organizzazione sindacale.
Ugl Metalmeccanici, ancora una fumata nera
«Avremmo preferito scrivere di qualche soluzione intrapresa dal governo durante l’incontro odierno a Palazzo Chigi, ma dobbiamo e possiamo solo registrare un ennesimo lanciare avanti il problema». Ad affermarlo, al termine dell’incontro sull'ex Ilva, sono il segretario nazionale con delega alla siderurgia della Ugl Metalmeccanici, Daniele Francescangeli, e il segretario provinciale di Taranto, Alessandro Dipino.
«Auspicavamo, vista la tempestività della convocazione, che ci fossero fornite - aggiungono - risposte sulla reale volontà del governo sull'annosa questione di Acciaierie d’Italia. Nulla sulla questione legata al cambio di governance, nulla sul piano degli investimenti e ancor più sulle voci, trapelate esclusivamente attraverso i media, di un possibile accordo tra Mittal e governo». Dunque, concludono Francescangeli e Dipino, "ancora una fumata nera, il nulla assoluto in un contesto quanto mai instabile e pericoloso per la salvaguardia della fabbrica, degli impianti e dell’incolumità dei lavoratori».